(ANSA) – CATANZARO, 21 MAR – Arrivati vicino alla costa, gli scafisti, visto che le condizioni del mare erano peggiorate, hanno iniziato a fare salire sulla plancia i migranti per prepararli allo sbarco ed hanno puntato verso la spiaggia. Poi hanno visto delle luci a riva e pensando fosse la polizia hanno fatto una manovra repentina.
Le onde alte però hanno fatto inclinare la barca che è andata a sbattere sulla secca. Lo ha raccontato al gip del tribunale dei minorenni di Catanzaro uno dei superstiti al naufragio di Steccato di Cutro, Rohullah Kabiry, deponendo nell’incidente probatorio nell’inchiesta sul presunto scafista 17enne.
L’uomo, un cittadino afghano, ha raccontato che l’obiettivo degli scafisti era arrivare di notte per eludere i controlli delle forze dell’ordine, tant’è che il sabato si sono fermati al largo per riprendere la navigazione e arrivare nella notte di domenica 26 febbraio. “Noi dicevamo di non ritardare – ha detto il teste – perché volevamo arrivare ma loro volevano arrivare la notte”. Inoltre ha riferito che gli scafisti avevano tolto a tutti i migranti i telefonini al momento dell’imbarco. “Ce li hanno restituiti in vista dello sbarco, ma non funzionavano perché gli scafisti avevano un dispositivo per disturbare le frequenze” ha aggiunto. I migranti, inoltre, più volte hanno chiesto agli scafisti di chiamare i soccorsi, anche in prossimità della costa, ma loro gli hanno risposto che non era necessario. “Non li hanno voluti chiamare neanche vicino alla costa”.
Una volta caduto in mare Kabiry ha detto di avere nuotato 20-30 minuti e di avere trovato a terra i carabinieri “che aiutavano le persone che uscivano dall’acqua a sedere”.
L’avv. Francesco Verri, del pool legale che assiste i familiari delle vittime, a conclusione dell’udienza ha definito significativo il particolare riferito dal superstite relativo alla volontà degli scafisti di arrivare di notte “perché, così come gli scafisti sanno che arrivando di notte si rendono meno riconoscibili, l’attenzione delle autorità di notte deve essere maggioro per la stessa speculare ragione”. (ANSA).