Tangenti a Malpensa, comanda la ‘ndrangheta

Ilda Boccassini

Ci sono anche alcuni imprenditori bergamaschi e calabresi vicini “ad un contesto criminale di ‘ndrangheta” tra le 14 persone arrestate questa mattina (11 in carcere e 3 ai domiciliari) per tangenti a Malpensa e in altri subappalti di opere pubbliche in Lombardia.

In manette, tra gli altri, è finito anche Davide Lonardoni, dirigente di Nord Ing, società del gruppo Fnm: secondo gli inquirenti della Dda di Milano, il manager avrebbe ricevuto tangenti da imprenditori in cambio di commesse per subappalti nella realizzazione del collegamento ferroviario tra il Terminal 1 e il Terminal 2 dell’aeroporto di Malpensa.

Stando all’inchiesta condotta dal pm Bruna Albertini e coordinata dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini, il “dominus” di questo sistema era l’imprenditore bergamasco Pierino Zanga. La corruzione avveniva attraverso “dazioni di denaro, beni e utilità varie” a favore di “dirigenti e responsabili di cantiere di importanti società appaltatrici” per ottenere da questi ultimi “agevolazioni nell’aggiudicazione dei lavori”.

La custodia cautelare in carcere è stata disposta anche per Salvatore Piccoli, imprenditore nato a Catanzaro, per le due presunte “teste di legno”, Pierluigi Antonioli e Giuseppe Colelli, per l’imprenditore bergamasco Venturino Austoni, e poi ancora per Antonio Stefano e Graziano Macrì, ritenuti dagli investigatori vicini a clan della ‘ndrangheta.

E poi ancora per l’imprenditore Giuseppe Gentile, originario di Reggio Calabria, per il commercialista Giuseppe Tarantini e Alessandro Raineri, presunto “faccendiere bresciano” accusato anche di diversi episodi di millantato credito.

Secondo le indagini, le “condotte corruttive” sarebbero consistite nella “concessione, a favore di dirigenti e responsabili di cantiere di importanti società appaltatrici di dazioni in denaro, beni e utilità varie” per ottenere “agevolazioni” nell’aggiudicazione dei lavori.

La Gdf ha anche accertato “violazioni penal-tributarie”, tra fatture false e “indebite compensazioni per crediti inesistenti”, per “oltre 20 milioni di euro” dal 2010 in poi. Il Tribunale ha dichiarato il fallimento di tre delle società coinvolte nell’inchiesta.