Terme Sibarite, l’interdittiva antimafia “segretissima” 

Terme Sibarite, l’interdittiva antimafia “segretissima” 

Correva l’anno 2023, mese di settembre. Terme Sibarite SpA, società di proprietà regionale e gestore delle Terme di Sibari era al centro di un vero e proprio giallo. A Cassano le voci su quanto stava accadendo si rincorrevano da giorni ma l’assessore regionale all’Agricoltura Gallo e il presidente Occhiuto, coinvolti in prima persona, avevano dato ordine a tutti di tacere e di non far trapelare niente in giro, soprattutto alla stampa.

I fatti: a fine 2021 (un paio di mesi dopo l’elezione di Occhiuto a presidente della Regione) Terme Sibarite SpA inspiegabilmente decide di non gestire più direttamente la struttura alberghiera di Cassano e tutti i servizi a questa annessi (ristorante, bar, piscina, centro benessere) e organizza una manifestazione d’interesse per l’affidamento della gestione delle stesse per la stagione 2022. Nonostante il prezzo richiesto sia notevolmente basso e nonostante ci sia certezza di numerosi clienti grazie all’adiacente stabilimento delle Terme Sibarite, la manifestazione d’interesse stranamente non approda a nulla e Terme Sibarite SpA (ripetiamo società di proprietà regionale) decide inspiegabilmente di fare un affidamento diretto delle strutture alla AS Service srl con sede in Cassano allo Ionio (Cs). La stagione si svolge in maniera abbastanza anonima ma senza problemi di sorta e con grande soddisfazione degli sponsor politici dell’operazione.

L’anno successivo (2022) Terme Sibarite SpA è obbligata nuovamente a percorrere la strada della manifestazione d’interesse per l’affidamento delle strutture e stavolta per 5 anni e guarda caso alla nuova gara si presenta solo un partecipante e guarda ancora il caso si tratta sempre della AS Service srl e guarda la combinazione si aggiudica tutto lei. Il prezzo pagato per il fitto di tutte le strutture è di ben 24.000 euro annui (per un hotel con 64 camere più ristorante, bar, piscina, centro benessere), praticamente come un appartamento in una grande città.

Arriviamo ai giorni nostri e improvvisamente il 28 agosto dell’anno scorso la Prefettura di Cosenza invia al Comune di Cassano una “nota di interdittiva antimafia” (prot. 0090095) adottata nei confronti della società AS Service srl, provvedimento che obbliga il Comune alla chiusura immediata di tutte le strutture e alla revoca di tutte le autorizzazioni.

Il deus ex machina dell’AS Service srl è Mario Varca, imprenditore ed ex presidente del Cassano Calcio. A giugno del 2023, appena qualche mese prima, Varca figura tra gli indagati di un’operazione della Dda di Catanzaro nella Sibaritide contro i clan Abbruzzese e Forastefano c’è anche Mario Varca, noto imprenditore e presidente del Cassano Calcio. 

Gli inquirenti gli contestano, insieme a Nicola Abbruzzese, Gianfranco Arcidiacono e Pasquale Forastefano, la violenza privata aggravata dal metodo mafioso, perpetrata ai danni di un ex dipendente costretto inizialmente a presentare le dimissioni dall’impiego di bagnino presso una struttura di stabilimento balneare di Roseto Capo Spulico e, a seguito, a scusarsi con il datore di lavoro per la discussione avuta a causa del periodo di malattia prescritto dal medico alla vittima. Successivamente, avendo appreso che la relativa indennità sarebbe stata corrisposta dall’INPS, gli indagati avrebbero costretto la vittima solo a scusarsi con l’imprenditore con il quale aveva avuto anche una violenta lite. Varca, nello specifico, avrebbe interessato i clan per tutelare la sua posizione. L’interdittiva antimafia nasce da qui. Un avvenimento che non è sfuggito alla Prefettura di Cosenza che, sentito l’imprenditore come da protocollo, sottolineando come l’attività di prevenzione antimafia è tesa a verificare non il numero dei correi, la gravità dei fatti e l’entità della pena edittale per gli stessi prevista, compito gravante sul giudice penale, ma il grado di esposizione dell’impresa all’influenza mafiosa e quindi la probabilità di inquinamento dell’economia legale attraverso di essa, coglibile finanche da fatti e circostanze di rilevanza extra-penale, ha emanato il provvedimento di interdizione comunicandolo a enti e forze dell’ordine.

A quel punto l’iter è stato chiaro e ben definito: l’area Urbanistica del Comune di Cassano, appena ricevuta la nota della Prefettura di Cosenza, ha provveduto ad emanare ordinanza di revoca della Scia richiesta allo sportello Suap per l’inizio dell’attività per l’avvio della struttura ricettiva alberghiera, ristorante, bar piscina e centro benessere delle Terme.

Di riflesso, immediatamente, anche la società Terme Sibarite Spa, ha provveduto, dal 4 settembre, a inviare alla As Service Srl la dichiarazione di invalidità e di risoluzione immediata per inadempimento contrattuale, sia in virtù dell’essere destinataria di interdittiva antimafia emanata dalla Prefettura che per l’ordinanza emessa dal Comune di Cassano.

Alle Terme Sibarite SpA capiscono che si stanno scoprendo gli altarini e che dovranno spiegare a qualcuno come mai una società regionale concede a un soggetto “chiacchierato” strutture pubbliche tramite affidamento diretto e come mai “il predestinato fortunato” poi negli anni a seguire continui a gestirle tramite una gara tutta “da verificare”.

E’ totalmente inutile evidenziare che in una società di proprietà regionale decidano tutto i politici e in questo caso tutti sono al corrente che alle Terme Sibarite SpA di Cassano decidono tutto Gianluca Gallo in qualità di referente politico della zona e soprattutto Roberto Occhiuto in qualità di presidente della regione Calabria proprietaria della società Terme Sibarite SpA.

Su ordine dei due, appena avuta notizia dell’interdizione, Terme Sibarite fa sparire tutto il possibile sui rapporti con la AS Service srl, fino al punto che sul suo sito è presente tutta la parte del bando per l’assegnazione ma poi sparisce la parte sull’aggiudicazione (alla faccia della trasparenza) della quale non si trova più traccia da nessuna parte.

Senza voler entrare nel merito della vicenda, che verrà chiarita dalla magistratura, alcuni interrogativi su quanto accaduto sono immediati: è possibile mai che in un centro come Cassano non si sappia con chi si fanno affari e nessuno alle Terme Sibarite sapesse che la AS Service srl e i suoi soci erano attenzionati e molto chiacchierati da tempo? Come mai fra tante società che gestiscono alberghi in zona si è scelto proprio questa per concederle un affidamento diretto per la stagione 2022? Come si spiega che all’ultima gara non abbia partecipato nessun altro soggetto nonostante il canone richiesto assolutamente bassissimo e l’innegabile validità delle strutture in affitto? Con che criteri Terme Sibarite SpA ha stabilito la ridicola richiesta di soli 24.000 euro annui di affitto per tutte le strutture? Come mai della notizia non ha parlato nessuno nonostante il comune di Cassano abbia dovuto fare un’ordinanza (n.182 del 01/09/2023) per la revoca delle autorizzazioni? Come mai alla data di oggi risultano ancora aperte alcune di queste strutture nonostante l’ordinanza?

Terme Sibarite SpA ha seguito tutta la normativa in materia di antimafia prima di affidare, inizialmente in maniera diretta e poi con una gara tutta “da verificare”, proprietà pubbliche a soggetti probabilmente non idonei?

A questi quesiti risponderà chi di dovere ma resta il dato di fatto che evidenzia ancora una volta come in Calabria per fare politica molti scelgano scorciatoie e pochissimi hanno mai preso le distanze, non a chiacchiere ma sul serio, da quegli ambienti mafiosi che inquinano e distruggono l’economia della regione. Inoltre, resta il fatto che di fronte ad avvenimenti di questa gravità, con una gestione a dir poco opaca di una società di proprietà regionale, Occhiuto avrebbe dovuto immediatamente prendere le distanze dai vertici di Terme Sibarite. Restano inoltre anche grandi perplessità su cosa succederà alle Terme Luigiane (da poco finite sotto la gestione di Terme Sibarite) se questo è il modello di sviluppo del termalismo calabrese tanto decantato da Occhiuto.