”Una bestia rara, un uomo di una sola squadra, e la prestazione virtuosa contro l’Atalanta ha rafforzato il suo status di eroe”: basterebbero solo queste poche parole per capire il senso dell’articolo che il quotidiano britannico The Guardian ha dedicato oggi a Domenico Berardi, il calciatore del Sassuolo eletto a simbolo dei giocatori ”bandiera”, quelli che si legano solo ad una squadra, seguendone le sorti, buone o cattive che, nel caso del calcio, sono vittorie e sconfitte, o, peggio, retrocessioni, come accaduto un anno fa ai neroverdi.
The Guardian celebra Berardi, l’ultima delle bandiere del calcio
Lo spunto è arrivato con i due gol e l’assist che l’attaccante calabrese ha fatto, in casa dell’Atalanta, per la vittoria (3 a 0) che ha decretato l’esonero dell’allenatore nerazzurro Ivan Juric.
Uno scontro che doveva essere impari (l’Atalanta ha vinto l’Europa League 18 mesi fa e si è qualificata per la Champions League in quattro delle ultime sei stagioni; il Sassuolo ha giocato la scorsa stagione in Serie B) e che invece si è trasformato in una vittoria netta, firmata appunto dalle due reti del capitano.
”È stato – scrive The Guardian parlando di Berardi – il 126° gol in Serie A della sua carriera: uno in più di Gonzalo Higuaín e solo uno in meno di Andriy Shevchenko. Non male per un giocatore che gioca principalmente sulle fasce e che ha anche 86 assist. Solo due giocatori in attività, Ciro Immobile e Paulo Dybala, superano Berardi nella classifica dei marcatori di tutti i tempi del campionato. È l’unico membro di quel trio a non aver mai giocato in Champions League”.
Berardi, scrive il quotidiano britannico, ”rimane una delle bestie più rare del calcio, un uomo che ha sempre giocato in un solo club. Entrò nel vivaio del Sassuolo a 16 anni e non lo lasciò mai più. Dopo aver firmato un prolungamento di contratto in estate fino al 2029, è stato celebrato dalla stampa italiana come ‘l’ultima bandiera”’, cioè ”un ultimo esempio di una forma di lealtà che non ha più senso nel calcio moderno”.
”Una storia affascinante, ma incompleta. Solo lo scorso ottobre – si legge ancora su The Guardian – Berardi ha rilasciato un’intervista a La Gazzetta dello Sport in cui ha confessato di aver voluto unirsi alla Juventus un anno prima, ma di essere stato deluso dal mancato accordo tra i due club. Ha affermato che giocare in Champions League era il suo sogno più grande e che ‘da tre anni è l’unica cosa a cui penso’. Voglio sentire la musica della Champions League dal campo. È un’ambizione profonda che voglio soddisfare”.
”Berardi – per The Guardian – è più che bravo per aver meritato quel palcoscenico. L’unica volta che ha avuto la possibilità di mettersi alla prova in una competizione continentale per club, quando il Sassuolo si è qualificato per l’Europa League nel 2016, ha segnato cinque gol in quattro partite. Ha segnato otto gol in 28 presenze con la nazionale italiana. Di nuovo, non stiamo parlando di un centravanti. Forse la sua storia sarebbe andata diversamente senza la rottura del tendine d’Achille subita lo scorso marzo, meno di una settimana dopo il rientro da un infortunio al ginocchio. In un’altra epoca, un Berardi in salute avrebbe potuto insistere che era giunto il momento di andarsene quando il Sassuolo è retrocesso in Serie B nell’estate del 2024”.
Domenico Berardi avrebbe potuto pensare ad un’altra squadra, magari una delle migliori del campionato italiano. Ma, ha detto, ”fino a 26 o 27 anni non mi sentivo maturo. Ho sempre voluto giocare, quindi ho rifiutato l’idea di farlo per una squadra in cui ci sarebbero stati turnover e avrei dovuto stare in panchina. Forse era una mancanza di fiducia nelle mie capacità. Non credevo in me stesso al 100%”.
”Anche questo è comprensibile, se si considera che Berardi non era uno di quei ragazzi il cui talento veniva riconosciuto e lodato fin da piccolo. A 16 anni, rimbalzava tra le squadre amatoriali locali vicino a Cariati, un piccolo paese incastonato nella parte posteriore dello stivale. Il Cosenza, una delle poche squadre professionistiche della zona, aveva mostrato interesse, ma un cambio di proprietà ha portato a un cambiamento di priorità. Un’offerta formale per entrare nel settore giovanile non si è mai concretizzata”.
”Forse Berardi – conclude The Guardian – avrà ancora la sua occasione di giocare in Champions League, ma la decisione di firmare un contratto così lungo in estate suggerisce che non sia più la sua priorità assoluta. Più di recente ha parlato del Sassuolo come di una famiglia. ‘Questa è casa. Mi rende orgoglioso essere la bandiera, perché non esiste più”.









