L’Alta velocità Salerno-Reggio Calabria divide il territorio costiero. Nessun dubbio sull’utilità di un’opera pubblica che vuole fungere da volano per turismo e trasporti sul litorale del Tirreno cosentino ma l’Alta Velocità difficilmente vedrà un fronte compatto di sindaci e amministratori.
È in particolare anche il “gioco” delle fermate con una che potrebbe escludere l’altra a dividere il litorale. Scalea ad esempio potrebbe pagare il prezzo a scapito di Praia essendo la fermata prevista nel tratto che parte da Battipaglia. Scalea ad oggi con la sua nuova stazione è uno di quei comuni serviti dall’alta velocità. Ma chiaramente nel futuro tracciato difficilmente potrebbe prevedersi una doppia fermata una a distanza di meno di cinque minuti dall’altra. Attualmente a Scalea fermano dieci treni ad alta velocità.
A Tortora invece le problematiche sono legate in particolare all’attraversamento del paese. E dall’ultimo consiglio comunale è scaturito un incontro presso il Ministero dell’Ambiente al quale, oltre all’amministrazione comunale, parteciperà anche una delegazione in rappresentanza dei cittadini che potrebbero essere penalizzati dalla realizzazione della tratta dell’Alta velocità ferroviaria. Maggioranza e minoranza hanno concordato sulla necessità di avviare delle forme di protesta. L’adeguamento del tracciato ferroviario esistente, e che ha già penalizzato Tortora nel suo sviluppo, eviterebbe quindi di sconvolgere le zone del Palecastro, Torre Nave e Falconara.
A Paola più che per l’alta velocità di cui ancora non si conosce il tracciato (la Praia-Paola dovrà essere ridisegnata su un tracciato poco lontano dalla costa= la questione interessa la tratta “complementare” ed è legata al territorio che verrà interessato dal raddoppio della galleria Santomarco e dal relativo cantiere che vi sorgerà. Le divisioni e naturalmente le preoccupazioni che si sono registrate in passato sono state legate in particolare all’impatto ambientale che ci sarà sul territorio costiero. Sono anche nati Comitati di cittadini che in ultima battuta si sono affidati – considerata la scarsa attenzione politica a studi legali. Nella zona di Pantani, ad esempio, non solo saranno espropriate almeno una decina di abitazioni ma il percorso inciderà anche su attività balneari e turistiche.
E non solo. Era stata proprio la Commissione consiliare guidata dal presidente Marco Minervino a sollevare perplessità sulle opere da realizzare nella zona. Alcuni privati poi hanno proposto osservazioni pubbliche al Ministero facendo presente come dai lavori dell’attuale galleria durati dal 1966 al 1987 l’elevazione dei costi sia stata notevole: “Da 12 a 307 miliardi di vecchie lire. Opere che furono funestate da una lunga serie di difficoltà tecniche anche in virtù di previsioni geologiche risultate fallaci. Durante questo periodo la totalità dei materiali estratti fu stoccata all’aperto nella zona che secondo il progetto Rfi 2021 sarà destinata ad area di stoccaggio. La grossa mole di materiale fu riutilizzata a fini edilizi e di pavimentazione strade per oltre 30 anni. In aggiunta alle opere pubbliche fu distribuita presso abitazioni private. In un’area adiacente sono ancora presenti pile di questi materiali. L’area è inaccessibile ma i materiali di risulta sconfinano per caduta di terreni circostanti”. Fonte: Gazzetta del Sud