Diciamocelo francamente: le ordinanze dei sindaci di Nocera Terinese e Amantea che vietano l’uso dei pesticidi per la coltivazione delle cipolle e la conseguente inchiesta della procura di Paola, quando siamo arrivati al 25 di agosto suonano come beffarde o se preferite tragicomiche. E arrivano, per di più, all’indomani di una catastrofica ondata di inquinamento del mare che ha rovinato la domenica a migliaia di bagnanti, tutti giustamente infuriati ed esasperati.
I più ottimisti rilevano che le ordinanze dei due sindaci hanno comunque una loro rilevanza perché finora il problema era stato sempre negato. Ci dicevano che l’inquinamento era causato da eventi naturali: caldo, sole, eutrofizzazione eccetera. Ora finalmente ci viene indicata una concausa; nella depurazione è eccessivo il carico di pesticidi, fertilizzanti e così via. Verrebbe però da dire che non serviva uno “scienziato” per capirlo, ma tant’è.
Innanzitutto occorre cominciare a porsi il problema e tentare di trovare soluzioni. Poi non sarà facile; anche qui non serve un profeta per prevedere che gli agricoltori, da grande corporazione quali sono, faranno una guerra… Ma sarebbe anche pazzesco puntare il dito solo contro chi produce cipolle perché ci troveremmo alla solita ricerca del capro espiatorio quando è sotto gli occhi di tutti che ci sono decine e decine di aziende e imprese che operano nella zona industriale dell’ex Sir del Golfo di Lamezia. Ragion per cui come al solito si cerca di dribblare il problema. E non ci meraviglieremmo se adesso cambiassero anche… le leggi. E non sarebbe neanche la prima volta.









