Toponomastica a Rende: un’amministrazione con poca memoria
Apprendiamo in queste ore dai giornali che il sindaco di Rende e l’amministrazione che guida, insieme ad una commissione ad hoc, sta intitolando (o è in procinto di farlo) piazze e strade ad imprenditori e personaggi che per lo piu’ non appartengono alla nostra citta’ e alla storia di Rende. La domanda che ci poniamo allora è la seguente: ma il nostro sindaco da quale pianeta proviene?
Spesso si parla della Calabria e della sua bellezza, un ottovolante di biodiversità, dalle baie mozzafiato dei due mari alle cime severe della Sila e dell’Aspromonte, che spesso viene mortificata dalla cementificazione selvaggia e dal disordine urbanistico. In tal senso, invece, la città di Rende è un esempio unico ed irripetibile di una progettualità sostenibile «ante litteram», dove il rispetto del verde e delle alberature esistenti sono divenute i cardini di un progetto urbanistico d’avanguardia. Se volessimo dare il giusto significato, sarebbe più corretto dire che Rende, più che un nuovo modello di città, rappresentò una vera rivoluzione culturale, uno scenario di avanguardie educative per le giovani generazioni a cui veniva fatto capire l’importanza degli alberi nel contesto urbano e il rispetto per il paesaggio.
E’ doveroso ricordare che quando venne ideata la città di Rende, voluta fortemente dall’ On. Francesco Principe, realizzata secondo un disegno urbanistico rivoluzionario, sulla scorta di un Piano Regolatore Generale approvato con D.M. del 23/06/1971, lo stesso venne reso esecutivo da un gruppo di assessori e consiglieri comunali, che credevano e condividevano un progetto futuristico che includeva l’intero territorio. Tra questi ricordiamo, per chi ha poca memoria, tra i vari assessori Bruno Morrone, Michele Iantorno, Oronzio Santoro, Mariano Pastore, Mario Portone e altri, i quali si opposero non poche volte ed in maniera decisa a false interpretazioni o tentativi di forzatura del piano da parte dei vari costruttori che tentavano di trasformare la città con cementificazioni oltre misura a vantaggio dei loro personali interessi economici.
Oggi abbiamo una città avveniristica ed invece di ricordare e dare merito, a memoria delle generazioni future, a coloro che hanno dato un contributo decisivo per la realizzazione della stessa, l’Amministrazione comunale fa finta di non conoscere la storia e di dare lustro a personaggi che non rappresentano in alcun modo lo spirito di una comunità, fatta di uomini che avevano impresso nel loro DNA gli ideali del socialismo di uguaglianza e solidarietà, convinti fino in fondo che il binomio progresso-benessere non era riservato a pochi “eletti”, ma doveva essere alla portata di tutti.
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