Le proposte sono state tante, come quella di un consiglio comunale congiunto tra tutte le amministrazioni dei comuni della Valle del Noce davanti ai cancelli dell’impianto di San Sago di Tortora. L’azione principale che verrà messa in campo nell’immediato sarà quella di opporsi con tutti i mezzi legali all’Autorizzazione integrale ambientale rilasciata dal commissario Cagnoli il 17 ottobre scorso e trasmessa al Comune di Tortora due giorni dopo, ossia il 19, mentre i sindaci erano a Roma all’incontro con il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin.
Queste le principali notizie al termine della seduta del consiglio straordinario e aperto tenutasi ieri sera, mercoledì 25 ottobre, presso l’hotel Napoleone di Tortora. I rappresentanti dei comuni dell’alto Tirreno cosentino, del Lagonegrese e delle associazioni ambientaliste, con in testa il Comitato in difesa del fiume Noce, non sono rimasti insensibili alla chiamata del sindaco Iorio.
Il “no” alla riapertura dell’impianto è stato chiaro; la compattezza tra le parti non è mancata, perché al di là del colore politico, qui c’è in ballo la “salute delle popolazioni dell’area e soprattutto il proprio futuro in termini di sviluppo”. Il sindaco Iorio ha anche sottolineato che si è unito alla battaglia il vescovo della diocesi San Marco Argentano-Scalea, Stefano Rega, perché quel sito ha anche un suo valore storico e religioso.
“I calabresi non hanno rappresentanti politici e sono trattati a pesci in faccia”
Prima il sindaco di Tortora, Antonio Iorio; poi il sindaco di Santa Maria del Cedro, Ugo Vetere; dopodiché il vicesindaco di Diamante, Pino Pascale, e infine il sindaco di Grisolia, Saverio Bellusci hanno ribadito, chi con toni forti, chi in modo più pacato, chi in chiaro-scuro, una situazione di abbandono che non giova assolutamente allo sviluppo del Tirreno cosentino.
La vicenda che ruota intorno all’impianto di San Sago di Tortora è solo una tra le tante questioni che dimostrano lo scarso interesse della politica regionale e nazionale, con una critica rivolta ai deputati calabresi, che lascia di stucco e genera sempre più lo scollamento della società civile. E questo “malpancismo” espresso dai sindaci è stato rivolto ai rappresentanti di qualsiasi colore politico. Iorio non aveva fatto mistero del proprio malumore già in una diretta Facebook di qualche giorno fa; ieri sera tutto si è amplificato.
Il messaggio alla politica regionale e nazionale è stato chiaro: “Siamo soli e non abbiamo rappresentanti degni di questo nome”.
Nei loro interventi, i consiglieri di minoranza di Tortora Pasquale Lamboglia, Filippo Matellicani e Raffaele Papa hanno chiesto al sindaco Iorio di non commettere più gli errori del passato; di essere attivo, insieme alla sua amministrazione, su tutti i fronti, affinché non si giunga a situazioni che non potranno più essere riparate.
Per Lamboglia, infatti, il peccato originale è e resta l’errore commesso con il ricorso alla Valutazione d’incidenza ambientale, primo parere rilasciato dal Dipartimento Ambiente della Regione Basilicata e che ha avviato l’iter. Lo stesso Iorio ha ammesso quell’errore, ma ora davvero non si può più sbagliare. Anche Matellicani ha chiesto un’azione più incisiva, ribadendo che la minoranza non farà mancare il proprio sostegno, perché la battaglia è di tutti.
Toni più accessi da parte del consigliere Papa, che ha comunque ribadito l’appoggio alla lotta comune contro la riapertura, “anche se – ha detto – in questo momento quell’impianto è aperto, almeno dal punto di vista legale. Ma il sindaco deve prendere coscienza delle sue funzioni; in quanto massima autorità sanitaria e di sicurezza vieti la messa in funzione di quell’impianto con un’ordinanza e la trasmetta ai Carabinieri. Compia questo atto e non si lamenti solo di ciò che non è stato fatto dalla politica, tenendo anche conto che c’è una separazione dei ruoli e dei poteri. La politica non può intervenire in alcuni aspetti che sono appannaggio della burocrazia”.
Tutti uniti e pronti anche ad azioni eclatanti. Il sindaco di Grisolia, Saverio Bellusci, ha proposto che “se proprio tutto dovesse andare male, ci incateneremo lì”. Come detto, al di là delle azioni che si porteranno avanti, visto che il Comune di Tortora ha già avviato una consulenza legale con uno studio che lo guiderà in tutti gli step, ciò che resta è il malumore nei confronti della politica regionale, nazionale e soprattutto contro quei funzionari che applicano e basta.
“Se siamo a questo punto – ha detto Iorio nel suo intervento – è perché la Regione Calabria non ha voluto decidere. Infatti, il Dipartimento Ambiente della Calabria ha avuto tutta questa fretta nel chiudere la Conferenza dei servizi, dopodiché non si è espresso, tanto da portare i gestori dell’impianto a ricorrere al Tar Calabria, il quale ha nominato un commissario. Altro aspetto è che quanto prodotto dalla responsabile dell’Ufficio di Polizia Municipale, Debora Cerbino, non è stato preso in considerazione. Quel dettagliato dossier, che fotografa perfettamente la situazione, è stato quasi deriso dai funzionari della regione e del ministero. Questo ci ha umiliato, perché è stato un atto di cecità e di supponenza nei nostri confronti. Sembra quasi che su quell’impianto ci sia un’ombra”. Insomma, il punto sulla vicenda non è stato messo, ma la battaglia è sempre più dura. Fonte: Radio Digiesse