Tribunale di Cosenza, appalto truccato per la vigilanza. L’ultimo atto: l’insabbiamento e la beffa dei turni di servizio

Siamo all’epilogo della triste vicenda dell’appalto per la vigilanza al Tribunale di Cosenza. Così com’è accaduto per le 61 determine firmate in una sola notte per cambiare le tende al nostro Palazzo di Giustizia, gli illeciti per gli appalti e gli affidamenti diretti non solo vengono perpetrati senza che nessuno paghi, ma vengono consumati proprio sotto il naso dei nostri impavidi magistrati.

RIASSUNTO DELLE PUNTATE PRECEDENTI

Un altro pastrocchio dell’ormai ex sindaco di Cosenza Mario Occhiuto, che del resto è ampiamente documentato nelle carte che compongono il faldone di questa brutta storia. Messo a segno con la solita complicità dell’ex procuratore capo, quel fascista senza palle di Dario Granieri e del suo codazzo di sostituti venduti al potere.

occhiuto granieri Il bando di gara è stato presentato nel 2013 e riguardava l’affidamento del servizio di vigilanza del Tribunale per 3 anni, per un importo complessivo di 1milione 294mila euro. Ma prima di arrivare alle procedure preliminari si è perso quasi un anno.

Poi, a marzo 2014, la macchina organizzativa si è finalmente messa in moto. A contendersi l’appalto erano le ditte Codis, Istituti Riuniti di Vigilanza, Securpol Group, Orasis, La Lince, Sicurcenter e La Torpedine.

Ma non c’è stato molto da attendere per capire quale poteva essere la ditta che si sarebbe aggiudicata l’appalto. Le fatidiche voci di corridoio sono uscite fuori quando sono state aperte le buste (cioè dopo 8 mesi che la gara era stata bandita), ma già da qualche settimana i dipendenti della Codis di Fabio Cauteruccio andavano girando per le strade della città ma anche negli ambienti del Tribunale affermando che “… il Tribunale è cosa nostra!”.

E così, da Palazzo dei Bruzi parte l’ordine: vince Codis, gli altri si arrangino. Sì, perché il deus ex machina di Codis, Fabio Cauteruccio, si affaccia per la prima volta a questo tipo di ribalta, visto che il precedente appalto era stato vinto dal Raggruppamento Temporaneo di imprese (Sicurcenter Spa/La Torpedine S.r.l.). E non vuole sentire parlare di “gruppi”: Cauteruccio non divide la torta con nessuno.

La Commissione di gara, pertanto, ratifica l’affidamento alla Codis. E’ composta da gente come Carlo Pecoraro (presidente), Lucio Sconza, Ugo Dattis e Giampiero Gargano (componenti), Oreste Morcavallo (componente esterno) e Mauro Ferrari (segretario).

occhiuto pecoraro copertina1Siamo, dunque, a tutti gli effetti, nel “cerchio magico” di Occhiuto. E se mancasse ancora qualche tassello, a molti non sfugge il particolare rapporto di amicizia tra il titolare della Codis e il cognato del sindaco, il solito Piercarlo Chiappetta, che ha insistito come la classica “goccia cinese” per far passare l’appalto.

IL CONSIGLIO DI STATO E L’ESPOSTO IN PROCURA

Insediata la ditta “vincente” una settimana prima del pronunciamento del TAR, contro ogni regola ed ogni legge, Occhiuto e i suoi scagnozzi se ne fottono altamente della sentenza del Tribunale Amministrativo che annulla la gara d’appalto e “comprano” la sentenza al Consiglio di Stato, che nel mese di dicembre del 2014 stabilisce il diritto della Codis a “vigilare” il porto delle nebbie di Cosenza.

Alle ditte La Torpedine e Sicurcenter non rimane altro da fare che presentare un esposto in procura ma si tratta più che altro di un atto dovuto perché quel fascista senza palle di Granieri (sempre lui) ordina solennemente al sostituto Domenico Assumma (altro magistrato al soldo dei soliti noti) di insabbiare tutto.

“… Alla luce del complessivo operato del Comune di Cosenza – si legge nell’esposto -, in particolare per il tramite dei membri della Commissione Pecoraro, Sconza, Dattis e Gargano e del modo in cui è stato consentito ad una ditta, la Codis, che non aveva e non ha titolo di immettersi in un servizio a discapito di chi il titolo per continuare a svolgerlo lo aveva, ci si pone una semplice domanda.

Perché mai, ad avviso del Comune di Cosenza, nessun diritto vanterebbe La Torpedine essendo scaduto il suo contratto epperò avrebbe titolo a rimanere in servizio la ditta che è dotata di un affidamento (nemmeno un contratto, poiché non è mai stato stipulato) annullato dal TAR, quasi che quella determina di affidamento firmata da Pecoraro, fosse più valida di un contratto regolare ma dichiarato “irrimediabilmente” scaduto dalla stessa amministrazione?

Ci si chiede perché e se è conforme a legge oppure integra gli estremi di reato, considerare “irrimediabile” la scadenza di un contratto ed invece richiamare lo stesso contratto per far subentrare a chi il contratto lo aveva, una ditta priva di contratto e priva di legittimazione alcuna.Eppure, l’amministrazione preferisce pagare questa ditta a discapito di chi il titolo contrattuale lo aveva ed è stato estromesso nottetempo (come ama fare Occhiuto) per lasciare spazio ai voleri imposti dal cazzaro e dai suoi compari all’esito di una procedura illegittima ed irregolare. Insomma, bisogna privilegiare il “prescelto” di Occhiuto e non ci sono ragioni e leggi che tengano. Questo è l’obiettivo da raggiungere a tutti i costi, se possibile bruciando anche i tempi di un pronunciamento del TAR e cristallizzando una nuova situazione di fatto utile a sterilizzare gli effetti del pronunciamento dello stesso giudice amministrativo.

Far ricoprire ai medesimi funzionari comunali contemporaneamente il ruolo di dirigenti, responsabili di settore e membri di commissione, così da approvare l’operato di se stessi, è il chiarissimo indice rivelatore di un operato anomalo, stranamente “appassionato” agli esiti della procedura, favorevoli a tutti i costi alla ditta Codis.

Accumulare violazioni su violazioni pur di addivenire ad un risultato finale che è il minimo comune denominatore di tutto l’agire dei signori Lucio Sconza, Carlo Pecoraro, Giampiero Gargano e Ugo Dattis, avallato dall’ente che essi rappresentano, può essere considerato normale ed accettabile in una procedura che dovrebbe essere improntata ai principi di imparzialità, efficienza, buona amministrazione e legalità?”.

Siamo davanti a reati commessi platealmente: abuso d’ufficio e omissione di atti d’ufficio ma non per il magistrato Assumma, napoletano, uomo di mondo e pronto ad allargare le braccia se qualcuno gli chiede perché ha insabbiato la vicenda con la solita archiviazione.

“… La sentenza del Consiglio di Stato del 22 dicembre 2014 – scrive quasi giustificandosi – sancisce la sostanziale inconsistenza delle doglianze sulla procedura di gara per l’aggiudicazione del servizio di vigilanza…”.

E tuttavia, quasi per togliersi un peso dalla coscienza, anche il magistrato “pilotato” non può fare a meno di rilevare un aspetto.

“… Certamente – scrive ancora Assumma – desta perplessità il modus operandi del Comune di Cosenza, il quale, con missiva a firma dell’ingegnere Carlo Pecoraro, del 1° luglio 2014, pochi giorni prima dell’udienza fissata dal TAR Calabria per la decisione sulla istanza di sospoensione del provvedimento di aggiudixcazione, avanzata dalla Tropedine, dispone, in assenza della formale stipula del contratto, il passaggio di consegne “in via d’urgenza” del servizio di vigilkanza a faviore della ditta aggiudicataria Codis…”.

Ma, richiamando ancora la sentenza del Consiglio di Stato, il sostituto Domemico Assumma se ne lava pilatescamente le mani affermando che non c’era modio di poter dimostrare che Occhiuto e i suoi scagnozzi hanno truccato l’appalto. E così arriviamo all’assurdo di avere un appalto truccato proprio nel luogo dove si dovrebbe fare giustizia.

La fotografia di una città completamente in mano alla massoneria, al malaffare, alla corruzione e ai pezzi deviati dello stato. E l’arrivo di Spagnuolo detto non a caso il Gattopardo non ha certo cambiato le carte in tavola: tutto in continuità con il passato. Ma tornando alla fotografia della città, nei giorni scorsi abbiamo assistito sgomenti alla barzelletta del turno di servizio in Tribunale del dipendente Codis Dino Pippo Internò, cugino di Isabella, imputata dell’omicidio volontario di Denis Bergamini, nello stesso giorno di una delle udienze del processo in corso in Corte d’Assise. Speriamo che non ci facciano vedere la sua brutta faccia anche stamattina. Chiediamo troppo?

3 – (Fine… della Giustizia)