Tropea, Macrì il predestinato ingrato: la battaglia col professore Vallone suo zio e i legami “sporchi”

Giovanni “Nino” Macrì ha coronato il suo sogno di diventare il sindaco di Tropea proprio cinque anni fa, a ottobre 2018. Cinque anni dopo, il suo sogno di essere rieletto è stato praticamente vanificato dall’arrivo – sicuramente tardivo ma sacrosanto – della Commissione d’accesso antimafia.

La sua è stata una candidatura che veniva da lontano e che era stata anche una questione di famiglia. Nino Macrì infatti è il nipote del compianto ex sindaco della perla del Tirreno, Gaetano Vallone, il popolare professore.

La figura di Vallone resterà indissolubilmente legata alla sua Tropea, della quale ha stretto le redini come sindaco per tre mandati, l’ultimo dei quali conclusosi poco più di un anno prima della sua morte, risalente al marzo 2015.

Profondo conoscitore dell’animo dei suoi concittadini e delle vicende politiche locali, negli anni Novanta riportò in auge il nome di Tropea grazie ad una grande opera di programmazione, rivelatasi fruttuosa negli anni seguenti. Palazzo Sant’Anna ha rappresentato la sua seconda casa e il suo ricordo non può che essere legato al municipio, che per molti anni lo ha accolto, e alla balconata dell’Antico Sedile, teatro dei suoi innumerevoli comizi.
il professore, come lo chiamavano tutti, era un uomo di destra che portava avanti la sua azione con la forza dei valori ed il coraggio delle idee, almeno così scrivono i suoi biografi.

Gaetano Vallone a dicembre 2013 è stato costretto alle dimissioni. L’intera vicenda politica è quantomeno singolare: non solo perché Vallone additava come manovratore occulto della sua “caduta” proprio il coordinatore cittadino di Forza Italia Nino Macrì, che come dicevamo è suo nipote, figlio della sorella della moglie Gasperina. Ma anche perché, per poter sedere sulla poltrona di sindaco era stato costretto ad una serrata vicenda legale contro il suo rivale Adolfo Repice (150 anni in due all’epoca della sfida), durata oltre un anno dal 2010, quando alle elezioni il rappresentante del centrosinistra lo aveva battuto per soli tre voti. Nel 2012 al Consiglio di Stato aveva vinto la sua battaglia ma la gioia è durata giusto un altro anno.

Per Vallone infatti l’insidia peggiore si è rivelata quella interna. Con la costituzione del gruppo di Forza Italia infatti il nipote, giovane rampante dell’ex Pdl, nella cerchia dei sostenitori di Scopelliti e Caridi, ha fatto venire meno la maggioranza facendo passare all’opposizione quattro consiglieri neoforzisti e costringendo Vallone alle dimissioni e qualcuno dice anche ad una morte precoce. A cinque anni di distanza quella poltrona se l’è presa il nipote: il giovane rampante ha vinto su tutta la linea ma la sua politica è stata tutt’altro che lineare.

Come diceva Tino Mazzitelli, uno spirito libero che ha fatto opposizione seriamente per anni prima della sua recente scomparsa, “… l’ex delfino del sindaco suo consanguineo, subito dopo la sua elezione, ha preferito abbandonare gli insegnamenti dell’ex maestro per avventurarsi in un percorso tortuoso di discontinuità che dopo qualche anno ha prodotto solo stagnazione, immobilismo, degrado….”.

“… La realtà di Tropea è dura e registra il fallimento su tutti i fronti di una amministrazione che, tra l’altro, è anche corresponsabile del decadimento valoriale della politica, dell’economia del territorio, un’amministrazione non dissimile ad un sistema politico antidemocratico, perché autoreferenziale e solipsistico e con atteggiamenti assai simili a quelli dei regimi. Come si fa a non capire che a Tropea esiste un problema “dell’annuncite” che tradotto significa “amministrazione della propaganda”? Sembra di rivivere quello che si è studiato sui libri di storia, visto nei film e letto nei documenti storici relativi ai regimi dittatoriali…

Il sindaco e il resto della giunta si riempiono la bocca di belle parole, sciorinano palingenesi epocali e formalmente ottemperano ai principi di legalità, di trasparenza, di imparzialità e di quant’altro, ma nei fatti non li rispettano. Come si fa quindi a non vedere che essi non sono riusciti a realizzare nulla del programma con il quale più di due anni fa si sono presentati agli elettori? Tutti i problemi sono rimasti irrisolti, nè sono cambiati i metodi. Nessuna trasparenza, nessuna partecipazione, nessun confronto. Penso alla viabilità, soprattutto nelle periferie e mi domando se qualcuno di “lor signori” abbia mai messo piede per costatarne il degrado, alle iniziative tese a rendere trasparenti le attività amministrative, ai problemi delle infrastrutture, dei servizi, del lavoro, dei beni culturali, del turismo, del PSC -(piano strutturale comunale)- sul quale non si vuole porre mano per elaborare una pianificazione urbanistica che crei nuove opportunità e autentico sviluppo, come è stato a suo tempo per il PRG -(piano regolatore generale)-…

Nessuna iniziativa a dispetto di quanto pomposamente proclamato all’inizio per sostenere i prodotti artigianali, l’arte, la cultura, il folclore, gli interscambi professionali, il turismo, etc… Una amministrazione chiusa a riccio, autoreferente, che naviga a pelo di scoglio rischiando di naufragare mentre le correnti degli appetiti politici ed exstrapolitici la sballottano da una parte all’altra. Un sindaco che non tiene conto che la politica per essere fatta bene esige delle competenze notevoli, che non si possono improvvisare e che sono il risultato di una profonda conoscenza delle logiche di equilibrio e di potere dei vari gruppi e delle variegate forze politiche esistenti sul territorio. Insomma un paese in lenta agonia che per lunghi periodi dell’anno vivacchia, che si mantiene in vita per una sorta di accanimento terapeutico.

L’iniziale entusiasmo si è raffreddato progressivamente al punto di tramutarsi in un atteggiamento di distacco e di indifferenza. Complici anche i rapporti e i legami con le varie consorterie e potentati economico-affaristici, ben inseriti nei gangli della politica locale, condizionandone pesantemente la vita amministrativa al punto tale da destare l’attenzione dell’autorità giudiziaria che presto, si pensa, farà sentire la sua voce (https://www.iacchite.blog/comune-di-tropea-eclatanti-infiltrazioni-mafiose-protagonisti-e-retroscena/).

Che tristezza assistere impotenti alla metamorfosi radicale di un uomo che dall’oblio era stato proiettato alla ribalta cittadina dal suo grande zio, che man mano ha rinnegato i valori morali e politici ai quali si era abbeverato per avventurarsi in un mondo, forse più redditizio, ma meno esaltante della politica di basso profilo caratterizzata da collusioni discutibili, da interscambio di dubbia reputazione…”.