Uil Crotone, fine di un’era tra polemiche e dinastie: le dimissioni di Fabio Tomaino

Uil Crotone, fine di un’era tra polemiche e dinastie: le dimissioni di Fabio Tomaino

Fonte: U’Ruccularu

A Crotone, terra dove le lotte sociali si combattono più nei comunicati stampa che nelle piazze, la notizia delle dimissioni di Fabio Tomaino da segretario della UIL è tutto fuorché una sorpresa. È il punto di arrivo – o forse di rottura – di una gestione che ha fatto del protagonismo mediatico, del conflitto perenne e di una certa eredità dinastica i suoi tratti distintivi. Una parabola che racconta molto più di un semplice cambio al vertice sindacale: racconta una città, un sindacato, e un territorio ostaggio dei propri schemi.

Un sindacato di famiglia? La successione a Tomaino tra carisma e critica
Fabio Tomaino prende il testimone dal padre Mimmo nel 2023, in un congresso che più che una competizione assomiglia a una liturgia ereditaria. Il contesto? Una UIL provinciale che, invece di aprirsi al rinnovamento e alle giovani leve, si chiude in una cooptazione verticale. Una gestione percepita – a torto o a ragione – come dinastica, che accende malumori interni mai pienamente sopiti. Il nuovo segretario si presenta come un “uomo del fare”, ma ben presto si rivela l’uomo del “dire (molto) e ottenere (poco)”.

Vertenza Akrea: la guerra dei sindacati e il boomerang delle registrazioni
Il primo vero banco di prova è la querelle con Akrea, società partecipata del Comune di Crotone per la raccolta rifiuti. Tomaino denuncia disservizi, carenze di personale, turni disorganizzati. Ma la strategia è muscolare: comunicati infuocati, registrazioni audio pubblicate per sbugiardare gli “alleati” sindacali, accuse trasversali a CGIL, CISL e compagnia. Risultato? Cinque sigle prendono le distanze dalla UIL. Si crea così una frattura che non è solo strategica, ma anche simbolica: il sindacato si ritrova isolato nel bel mezzo di un conflitto che avrebbe richiesto unità. Da vertenza collettiva si passa alla resa dei conti personale, trasformando un problema politico in una faida sindacale. La città, intanto, resta sommersa dai rifiuti.

Congesi: dalla denuncia alla querela, senza passare dal confronto
Altro capitolo spinoso è quello del servizio idrico. Il consorzio Congesi viene bollato come “fallimento annunciato” da Tomaino. Ma se la diagnosi è condivisibile, la terapia proposta – cioè nessuna – lascia perplessi. Le critiche si fermano agli slogan, mentre la UIL non riesce a proporre un piano alternativo credibile. E così Congesi risponde con una querela per diffamazione. Il confronto – ancora una volta – si fa aula di tribunale. Una battaglia combattuta più per affermare una posizione personale che per ottenere risultati reali per i lavoratori o gli utenti.

Abramo Customer Care: grandi progetti, poca concretezza
Nel caso Abramo, invece, Tomaino tenta la via dell’innovazione: propone un patto tra ex lavoratori del call center ed Eni, con progetti legati all’economia circolare e al “Waste to Fuel”. Un’idea visionaria, forse troppo per il contesto e i tempi. Il problema è che mentre si sogna l’idrogeno e le tecnologie verdi, centinaia di famiglie crotonesi aspettano ancora un reddito. La UIL parla con Eni, ma i lavoratori parlano col sussidio. E la tensione cresce. Ambizione senza pragmatismo: il risultato è il vuoto.

Bonifica SIN: la crociata che resta monca
La bonifica dell’ex polo industriale di Crotone è una ferita ancora aperta. Tomaino accusa Eni, chiama a raccolta Comune, Provincia e Regione. Parla di “battaglia di giustizia”, ma la sua retorica resta orfana di alleati. Denunce legittime, certo. Ma senza strategie efficaci di pressione, la protesta resta un grido nel vuoto. E intanto le discariche, i veleni e le omissioni istituzionali continuano a fare danni.

Un bilancio fatto più di visibilità che di risultati
Lo stile Tomaino – diretto, polemico, iper-mediatico – ha dato visibilità a molte battaglie. Ma a quale costo? Un sindacato ha bisogno di alleanze, di rappresentanza, di capacità negoziale. E qui sta il vero nodo: le divisioni create, l’isolamento dai tavoli che contano, il logoramento interno. Le sue dimissioni arrivano dopo mesi di fibrillazioni, critiche dalla base e scarsi risultati. Non sono un fulmine a ciel sereno. Sono la logica conclusione di un percorso che ha bruciato il consenso costruendo più scontri che soluzioni.

UIL post-Tomaino: la vera sfida è la credibilità
Ora la UIL Crotone deve fare i conti con il futuro. Non basterà un nome nuovo alla segreteria per ricucire il rapporto con gli iscritti, né per riconquistare un ruolo centrale nel panorama sindacale crotonese. Servirà un cambio di rotta, fatto di ascolto, di confronto reale, di proposte concrete. Non di guerre intestine, né di proclami. Perché la rappresentanza, quella vera, si misura nei risultati, non nei titoli di giornale.
da “leader di rottura” a caso da manuale
Fabio Tomaino si congeda come è entrato: con un gesto plateale, le dimissioni. Ma lascia dietro di sé un sindacato da ricostruire, relazioni da sanare, e una città che – ancora una volta – guarda al sindacato non come forza propulsiva di cambiamento, ma come teatro di piccoli poteri personali. Il tempo dei leader-solisti è finito. Ora serve un’orchestra. E qualcuno che abbia la voglia (e l’umiltà) di accordarla.