Un tour turistico tossico nell’Alto Tirreno Cosentino (di Francesco Cirillo)

di Francesco Cirillo

Fonte: Scirocco (Tour tossico nell’Alto Tirreno)

Ma quale Museo della civiltà contadina a Grisolia  o quello degli Enotri a Tortora, o ancora il Museo del peperoncino a Maierà, basta con questi luoghi tristi e scontati  che suscitano solo nostalgia e depressione. E’ meglio un percorso alternativo, più avventuroso, che dia adrenalina ai visitatori, e che le guide turistiche nostrane manco conoscono e figuriamoci i turisti, abituati solo alla solita movida notturna, al solito gelato leccato sui lungomari, alla solita pizza finta napoletana ed al pesce surgelato propinato nei migliori nostri ristoranti. Il tour che consigliamo è davvero ricco di sorprese, a tratti anche pericoloso trattandosi di entrare in luoghi abbandonati da decenni e pieni di topi, sterpaglie e rifiuti tossici sotterrati.

Cominciamo da Tortora, zona al confine con la Basilicata, qui c’è un terreno vasto nei pressi del mare e appartenuto alla società PAMAFI. Il luogo oggi è una distesa di serre abbandonate e semi distrutte che negli anni 60 dovevano servire ad essere luogo di coltivazione e allevamento per produrre mozzarelle doc e coltivazioni autoctone. Così come con il tessile a Maratea e a Praia anche qui c’è lo zampino del Conte Rivetti e dall’enorme mole di finanziamenti ricevuti negli anni 60 e 70. Lo schema è sempre identico, prima l’assunzione di centinaia di operai ed operaie e poi quando sono finiti i soldi la chiusura ed il licenziamento di tutti. Per entrare nelle serre superata la porta con lo stemma della famiglia, esiste un piccolo viottolo che accede all’interno della vecchia struttura, qui è facile incontrare qualche nero ed innocuo serpente, il silenzio che avvolge la struttura è inquietante che spinge ad avventurarsi fra le serre metalliche e i teloni di plastica mossi da un leggero vento marino.

Da Tortora a Praia a Mare ci sono pochissimi chilometri, restate sulla statale 18 e sulla destra vedrete un enorme serbatoio d’acqua ora inutilizzato e due grandi capannoni in muratura con un cancello che ne impedisce l’accesso. Si tratta della Marlane. In questa fabbrica hanno lavorato centinaia e centinaia di persone, oltre cento ne sono mortw di tumore. Sulla sinistra del cancello d’ingresso c’è un piccolo cancelletto sempre aperto che porta su un terreno che va verso il mare pieno di eucalipti. Il terreno è pieno di sottobosco che ne impedisce il libero passaggio ma ci sono piccolissimi sentieri dai quali si giunge a intravedere un depuratore abbandonato. Ora vi trovate sopra 35 mila tonnellate di rifiuti tossici che sono usciti da quei capannoni e che ogni sabato operai inconsapevoli sotterravano. Due processi con una trentina di indagati non hanno risolto nulla, nessun colpevole e nessuna condanna, ma la vera condanna l’hanno avuta le famiglie degli operai che continuano a morire di tumori vari. Nessuno osa parlare di questi rifiuti e addirittura c’è chi parla di speculazioni su quei terreni che porterebbero a tombarli definitivamente. Le anime di quegli operai girano su quei terreni in attesa di una giustizia che non arriverà mai. Qualcuno dice che di sera si vedono delle luci girovagare fra gli alberi, ma forse sono lucciole.

Attraversate la strada di fronte la Marlane  e andate verso il cimitero di Praia, proprio alle spalle del cimitero troverete un’area coperta piena di rifiuti di ogni genere e soprattutto di topi grossi come gatti. Da una parte alcune roulotte abbandonate nelle quali hanno vissuto per anni famiglie rom di passaggio. E’ la Lini e Lane, anche questa del gruppo Rivetti, anche questa finanziata con soldi pubblici anche questa finita in rovina con centinaia di operai  ed operaie finite per strada. Potrebbe essere una location per un film sugli zombie. Auto abbandonate, rifiuti dappertutto, topi a non finire, lucertole e serpenti . Sul tramonto le luci rossicce rendono il luogo lugubre e man mano che la luce si affievolisce e subentra quella della luna i brividi sulla pelle prendono il sopravvento.

L'aviotruffa a Scalea
L’aviotruffa a Scalea

Da Praia ci si sposta, continuando il nostro tour a Scalea. Si va vicino al Fiume Lao. Un fiume storico, millenario sul quale sono passati il re Italo, i bruzi, i greci, Annibale, Spartaco. Una fiorente città denominata Laos è sorta nei pressi , una città ricca, fulcro di traffici commerciali provenienti dalla ricca Sibari. Ora ci si trova di fronte ad una distesa di cemento. Due km ai bordi del fiume che avrebbe dovuto vedere l’atterraggio di 74 mila aerei all’anno. Una truffa clamorosa consumata sotto gli occhi di tutti e che ha visto il coinvolgimento di sindaci, tecnici, ingegneri, consiglieri regionali, presidenti e governatori. Ora è una “landa desolata”. Un hangar, qualche piccolo aereo da turismo, non c’è traccia dei 90 lavoratori che dovevano essere assunti e non c’è traccia dei venticinque miliardi di vecchie lire, finite nelle tasche di speculatori e furbi politici. C’è una strada che vi porta ad un cancello dal quale si può vedere tutto, ma basta salire anche su una piccola collinetta antistante l’opera per vederla nel suo pieno splendore desolante.

Da Scalea arriviamo a Diamante. Il paese del peperoncino, dei murales, mancata capitale della cultura, mancato centro della Riviera dei cedri spodestato dai paesi vicini come Belvedere o Santa Maria del cedro. A Diamante si passeggia soltanto e si ammira una scogliera stupenda una volta unica e decantata da Matilde Serao. I sindaci del passato non sono riusciti a proteggerla ed oggi affacciandosi si può notare una sorta di campo sportivo in cemento, pieno di sterpaglie e gatti affamati, circondato da blocchi di cemento dalla forma cubica. Uno spettacolo deprimente che non vede soluzione nell’immediato. Scendete nel luogo, fatevi un giro fra i blocchi di cemento, fatevi selfie e tik tok, divertitevi a giocare a nascondino con i vostri figlioletti poi allontanatevi prima che il sindaco vi mandi qualche vigile e vi multi per invasione di campo.

A pochi chilometri c’è Belvedere Marittimo, anche qui una mega opera industriale dei bei tempi svenduta alla Spagna per l’indotto Fiat. Una fabbrica chiusa negli anni 90, sorta in un enorme capannone pieno di amianto che ha visto uscire fodere per  gli interni delle auto e altri tessuti. Lavoro per centinaia di operai finito dopo il G8 di Genova dove si è data la possibilità di spostare fabbriche in altri paesi. La Marlane con tutti i suoi veleni è finita nella repubblica Ceca , la Foderauto in Turchia ed in Spagna.

la Motonave Rosso spiaggiata a Campora S.Giovanni nel 1990
la Motonave Rosso spiaggiata a Campora S.Giovanni nel 1990

Subito dopo Belvedere eccoci a Cetraro , qui finiremo il nostro tour. Prima visitiamo una fabbrichetta che fu orgoglio della Calabria. Si tratta della Firrao, qui venivano fabbricate in modo artigianale scarpe che costavano fino a 200 mila lire del tempo. Poi la chiusura ed ora ecco questo enorme scatolone svuotato di tutto e pieno di sterpaglie, siringhe, tracce di dormitorio di gente di passaggio.  E ora finiamo il tour alla grande davanti il porto. Bisogna affittare una barca e farsi portare a 32 miglia dalla costa . Lì a 380 metri di profondità nel 1992 venne affondata la nave dei veleni Cunsky. Fu il pentito di ‘ndrangheta Fonti ad affondarla aiutato dalla cosca locale di Franco Muto. Dopo le grandi manifestazioni del 2009 da parte delle popolazioni calabresi per giungere alla verità, le autorità regionali e nazionali smentirono l’esistenza di quella nave ed il caso venne chiuso. Quando ritornate nel porto non parlatene con nessuno, è argomento tabù !

E chiudiamo questo viaggio sperando di avervi fatti divertire e soprattutto evitato di  avervi rovinato una splendida vacanza in un mare pulito e non inquinato.