Vasa-Vasa, Greganti, Bisignani&C.: i “Rieccoli” della politica in manette

Vasa-Vasa, Greganti, Bisignani&C.: i “Rieccoli” della politica in manette

di Lorenzo Giarelli

Fonte: Il Fatto Quotidiano

Non c’è arresto o accusa infamante che tenga: tornano sempre. Totò Cuffaro non è un caso isolato, la politica italiana degli ultimi 30 anni è piena di personaggi invischiati in indagini
pesanti, talvolta condannati per reati gravi, qualche altra volta assolti ma con colpe riconosciute che avrebbero dovuto stroncare ogni futura velleità pubblica, eppure tutti di nuovo al centro del dibattito, delle sfide elettorali, delle alleanze.

Totò Cuffaro, appunto, è l’ultimo esempio. Uscito dal carcere ha ritrovato fin da subito centralità nella sua Sicilia, fondando un partito (la neonata Dc) e strappando poltrone di peso in Regione e negli enti pubblici per i suoi fedelissimi. La riabilitazione non è stata solo locale, ma pure nazionale. Alle ultime Europee, Cuffaro ha stretto un accordo con Noi Moderati, a sua volta federato con la lista di Forza Italia. Non più tardi di qualche settimana fa invece Cuffaro aveva chiuso un accordo con la Lega di Matteo Salvini, intesa che avrebbe dovuto sancire l’alleanza alle Politiche 2027.

Ieri ovviamente nel centrodestra tutti sembravano essersene dimenticati. Ma perché un politico che aveva già precedenti per mafia è stato riaccettato tranquillamente da tutti i leader nazionali?

VIENE IN MENTE una vecchia tesi di Piercamillo Davigo, secondo cui i colletti bianchi ricevono tappeti rossi anche dopo le condanne (e spesso tornano a delinquere), perché a conoscenza di talmente tanti segreti da avere una sorta di potere ricattatorio nei confronti dei partiti e del potere in genere.
Basti pensare a altri volti noti come il socialista Mario Chiesa, colto in flagrante mentre intascava una tangente ai tempi del Pio Albergo Trivulzio, mitica scintilla iniziale di Tangentopoli. Dopo aver estinto la condanna a 5 anni e 4 mesi, Chiesa non si ritira a vita privata, ma continua a gravitare intorno alla politica lombarda, finendo di nuovo in manette nel 2009, questa volta per traffico illecito di rifiuti. Altri tre anni di patteggiamento.

E che dire di Luigi Bisignani, che da decenni galleggia nelle zone grigie tra giornalismo e potere. Nel 1993 viene arrestato per finanziamento illecito ai partiti, per cui arriverà una condanna definitiva a 2 anni e 6 mesi. Finisce ai domiciliari di nuovo nel 2011 per una sfilza di reati dal favoreggiamento alla rivelazione del segreto d’ufficio (inchiesta P4) e poi nel 2014 per un altro filone della stessa indagine. Patteggia prima 1 anno e 7 mesi e, tre anni più tardi, 2 mesi per frode fiscale.

ALTRO RECIDIVO illustre è Primo Greganti, il “Compagno G” noto, negli anni di Tangentopoli, per non aver mai collaborato nonostante decine di interrogatori e accuse molto gravi. Indicato come il “cassiere” delle mazzette per il Pci, patteggia tre anni per finanziamento illecito. Nel 2014 ci ricasca, stavolta con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione sulle gare Expo e patteggia altri 3 anni.
Con lui anche un altro nome noto delle cronache giudiziarie, l’ex parlamentare forzista (ma pure Udc, Ncd eccetera) Luigi Grillo, che si becca 2 anni e 8 mesi. Per Grillo resta l’unica condanna, nonostante svariate inchieste, tra cui quella per truffa ai danni dello Stato finita in prescrizione.

I casi sarebbero molti. Ma per restare all’attualità bisogna citare Cesare Previti, omaggiato
alla Camera durante un convegno giusto la scorsa settimana.
Braccio destro di Silvio Berlusconi, è uscito illeso (cioè prescritto) dal processo Sme dopo due condanne in primo e secondo grado, venendo poi condannato in via definitiva a 6 anni per corruzione in atti giudiziari nel processo Imi-Sir nel 2006. Passa soltanto un anno e Previti becca un altro anno e 6 mesi per la vicenda del Lodo Mondadori.
Scudo umano e giudiziario di Berlusconi, in una delle ultime interviste al Giornale si è
detto vittima di una “gogna”. Ma la politica non l’ha dimenticato e, nelle sale di Montecitorio, persino il “quirinabile” Pier Ferdinando Casini lo accarezza con affetto…