Fonte: Vanity Fair
Dopo la presentazione alla Mostra del Cinema di Venezia, la sorella di Stefano racconta quel vuoto che il film «Sulla mia pelle» ha finalmente colmato.
«Dedico il film su mio fratello Stefano al ministro Matteo Salvini. Chiedo a lui un incontro pubblico». E il Ministro ha detto sì. La risposta a Ilaria Cucchi, che dalla Mostra del Cinema di Venezia, dov’è stato presentato il film “Sulla mia pelle”, firmato da Alessio Cremonini sugli ultimi sette giorni di suo fratello Stefano, è arrivata.
Quando l’emozione vibra ancora dentro per i sette minuti di applausi seguiti alla proiezione del film, seduta accanto al suo compagno e avvocato Fabio Anselmo.
«È un film molto attuale per i contenuti», ci spiega Ilaria Cucchi appena rientrata a casa dalla Mostra del Cinema di Venezia. «Mi riferisco all’assurdo volere ignorare i diritti di altri esseri umani. Racconta la realtà dei fatti, quanto è accaduto a Stefano in tutta la drammaticità e semplicità di quei sei giorni. Ci resterà difficile comprendere perché debba essere negata questa realtà così crudele per tutti questi anni».
Per capire cos’ha provato Ilaria Cucchi insieme alla sua famiglia davanti a quello schermo, basta rileggere quello che ha scritto poco dopo. «Guardo il cielo sperando di poter incontrare il tuo sguardo. Non vedo nulla. Solo le luci accese della sala Darsena dove è appena terminato il film sulla tua morte. Sento gli applausi. Prendo l’abbraccio di Alessandro e Jasmine e poi anche quello di Max. Le 1.500 persone che stipano il cinema si stringono tutte intorno, quasi tutte in lacrime. Questa è la gente intorno a noi».
E aggiunge: «Qualcuno ha detto che dopo un fermo ci può scappare qualche schiaffo, qualche pugno. In fin dei conti questo qualcuno è ora il ministro dell’Interno. Ora, ironia della sorte, sta facendo passerella e cene di gala a Venezia. Voglio incontrare questo famoso Ministro Salvini. Pubblicamente. Guardarlo negli occhi. Senza dire nulla. Fargli abbassare quello sguardo freddo ed inespressivo. A Ste, questo non avrà mai il coraggio. E poi lui sì che fa parte della casta».
In queste ore il ministro Salvini si è detto disponibile a un confronto.
«Raccolgo volentieri la disponibilità del Ministro per un incontro. Voglio guardarlo negli occhi. Questa persona che sta dando pessimi esempi e che io trovo molto pericolosa, ha detto che gli facevo schifo. Deve capire che non ha senso cercare di costruire il proprio benessere attraverso la negazione di diritti altrui, così come è capitato in quei sei giorni a mio fratello».
Nel film ha ritrovato Stefano?
«Sì. In forma privata io l’avevo già visto con Fabio e mio figlio. La prima telefonata che ho fatto subito dopo è stata ad Alessandro Borghi e Jasmine Trinca. Ad Alessandro ho chiesto come avesse fatto a diventare identico a mio fratello senza averlo conosciuto in vita. È lui in tutto, nelle espressioni del volto, nel modo di parlare, nell’ironia anche nei momenti difficili, nella camminata».

Che effetto le ha fatto?
«In questi nove anni siamo riusciti a fatica a ricostruire quello che ha dovuto passare Stefano. Però mi mancava un tassello: sapere cos’avesse pensato mio fratello, quale fosse il suo stato d’animo. Guardando il film, osservando Alessandro, ho colmato parte di questo vuoto ed è un regalo grandissimo».
Dopo la proiezione a Venezia vi siete abbracciati a lungo.
«Quell’abbraccio è stata l’espressione del mio riconoscimento a tutte le persone che hanno lavorato al film. Ognuna lo ha fatto con il cuore e l’anima, l’ho percepito nel film e l’ho visto nelle loro lacrime in sala. Se avessi dovuto decidere di mettere la mia vita, quella di Stefano e della nostra famiglia, così come il nostro dolore in mano a qualcuno oggi posso dire che non avrei potuto scegliere persone migliori. Hanno restituito una personalità a Stefano. Non è il caso Cucchi, è la storia di Stefano Cucchi, della sua sofferenza».
Il suo ruolo è interpretato da Jasmine Trinca.
«È identica a me, nell’aspetto e nel carattere. Nei modi e nelle parole riesce a comunicare l’amore che provo per Stefano, chi era lui per me e io per lui. Traspare in lei il senso di rabbia e delusione che viene dall’amore per mio fratello».
Com’è stato confrontarsi con entrambi?
«Sia lei che Alessandro mi hanno incontrato e lo hanno fatto sempre in maniera molto delicata, senza invadere troppo il mio privato e il mio dolore. Hanno voluto dimostrarmi che erano vicini alla nostra sofferenza e ci sono riusciti. Li ho visti più volte, anche quando non c’era ancora l’idea del film. Jasmine, come Alessandro Borghi, ha sempre partecipato alle nostre iniziative e ai memorial con cui da qualche anno celebriamo la nascita di Stefano, non più la sua morte».