Verbicaro, l’uomo di don Magorno e la banca del clan

Don Magorno, don Matteo e don Silvestri

Ormai da più di due anni la DDA di Reggio Calabria (e forse anche quella di Catanzaro, alleluja!) sta scandagliando i documenti relativi alla BCC di Verbicaro per trovare i collegamenti e i legami con il clan Muto e le prove dell’infedeltà di tanti pezzi deviati dello stato, che hanno consentito alla cosca di riciclare denaro (sporco) a più non posso. Abbiamo anche delineato gli schieramenti che si sono formati all’interno della banca, perché Arturo Riccetti, ex assessore provinciale, dopo essere stato eletto presidente della BCC, è stato ostacolato in tutte le maniere possibili e da allora (primavera 2014) è in atto una guerra senza esclusione di colpi. Insieme a Riccetti ci sono i consiglieri Battista Pignataro e Giuseppe Silvestri mentre dall’altra parte il direttore De Bonis, i componenti del collegio sindacale Mario Vittorio Germano e Nicolina Germano e i consiglieri Giuseppe Russo, Zito, Francesco Silvestri (oggi presidente), Mario Saporiti e Carmine Cirimele.

L’UOMO DI DON MAGORNO

Francesco Silvestri, sindaco di Verbicaro dalla primavera del 2014 e riconfermato anche a maggio scorso, si chiama esattamente come suo cugino, presidente della BCC. Logicamente sosteneva la fazione del congiunto per i vertici della banca e in modo particolare Zito. Ma se proprio si cerca una prova provata della loro vicinanza, al di là della pur eloquente parentela, a molti non è sfuggita la sua ultima nomina per il legale Cristiani, avvocato e consigliere della BCC, che adesso è anche l’avvocato di riferimento del Comune.

Francesco Silvestri, sindaco di Verbicaro

Ma Francesco Silvestri sindaco di Verbicaro, piccolo paesino dell’entroterra tirrenico, famoso soprattutto per il buon vino, ha anche un bene individuato padrino politico (e non solo), che risponde al nome di don Ernesto Magorno, notoriamente ammatassato col clan Muto.  

Il sindaco di Verbicaro è l’unico che ancora difende Magorno sul Tirreno e sa bene di essere ammatassato quanto lui in questa vicenda, dal momento che stanno emergendo tutti i legami del clan con la banca guidata dal cugino.

Del resto, sono in tanti a ricordare don Magorno impegnatissimo a parlare in piazza a favore di Francesco Silvestri nella campagna elettorale del 2014, all’indomani della sua elezione a deputato in quota Renzi.

E c’è di più. A settembre 2012 Francesco Silvestri, che all’epoca era presidente di un’associazione, consegnò direttamente nelle mani di Matteo Renzi (allora soltanto sindaco di Firenze) a Diamante nell’ambito del Festival del Peperoncino, un “Grappolo d’uva” in argento realizzato artigianalmente da Lucchese gioielli. Si tratta del simbolo del prodotto tipico di Verbicaro. Naturalmente, come vedete dalla fotografia, non mancava don Magorno, che all’epoca era addirittura il sindaco di Diamante.

CARMINE CIRIMELE E TUTTI I PRESTITI CONCESSI 

E che dire del consigliere Carmine Cirimele? Lavora nelle Ferrovie dello Stato, è un cattolico doc ed è già stato sindaco di Verbicaro per due volte. All’interno della BCC non ha fatto nulla se non i propri interessi. Faceva parte insieme all’ex sindaco di Scalea, Mario Russo, del CDA dell’Alto Tirreno Cosentino dell’imprenditore Francesco Rovito, oggi fallito e per il quale presso il Tribunale di Paola è pendente procedura concorsuale.

Francesco Rovito

Francesco Rovito è stato amministratore unico e legale rappresentante della società Alto Tirreno Cosentino, che dal 2002 al 2015 ha gestito il servizio di raccolta e conferimento dei rifiuti per conto di diversi Comuni della fascia tirrenica cosentina. Rovito, inoltre, è stato un ex consigliere comunale di Cosenza ed è stato presidente della squadra di calcio di Rende.

E’ stato arrestato due volte: nel 2015 per una truffa da 900mila euro ai danni della Regione Calabria e nel 2011 in quanto accusato di aver sversato in località Fiumegrande a Tortora tonnellate di rifiuti solidi urbani senza alcun tipo di autorizzazione in un sito adibito allo smaltimento di inerti derivanti da estrazioni da cava. Insomma, un bell’ambientino.

Ma torniamo a Cirimele.

Si è candidato tempo fa alla Provincia come consigliere ma non ha avuto consensi.

Nel 2014 si è candidato ed è stato eletto con la cordata dei vecchi amministratori quale consigliere della BCC di Verbicaro. Una particolarità. Prima di candidarsi aveva chiesto alla BCC di Verbicaro un prestito di 10 mila euro, non concesso per mancanza di garanzie.

Nell’immediatezza della tornata elettorale ne ha chiesto uno di 150 mila e naturalmente gli è stato concesso. La BCC ha concesso prestiti personali rilevanti anche alla compagna del presidente in carica, al fratello del vicepresidente in carica, avvocato Saporiti, ovvero al dottore Saporiti. E anche al cognato.

Prestiti sono stati concessi anche a familiari del consigliere Giuseppe Russo ed al fratello del presidente del collegio sindacale Mario Vittorio Germano. Così come al componente del collegio sindacale Nicolina Germano e alle sue società. Nonché al componente del collegio sindacale Giovanni Pagano.

Oltre all’esposizione del gruppo imprenditoriale Mannarino, vicino al clan dei cetraresi, di rilievo sono anche gli affidamenti concessi al gruppo dell’imprenditore Silvestri, altro cugino dell’attuale presidente della BCC e amico fraterno di Mario Russo, ex sindaco di Scalea.

Ingenti affidamenti sono stati concessi all’ex componente del CDA Marco Napolitano, titolare dell’APM, azienda di costruzioni. E i piccoli soci? Non pervenuti.

A breve parleremo anche dei lavori che titolari di imprese che hanno avuto prestiti dalla BCC hanno eseguito presso una villa trifamiliare in Scalea di proprietà dell’ex presidente Zito, che nei 15 anni in cui ha ricoperto il ruolo da pezzente è diventato Paperon de’ Paperoni.

E le stelle stanno a guardare.