“Vi racconto la mia odissea dopo l’intervento chirurgico di cambio sesso al Mater Domini”

Mi chiamo Federica Pirillo, nel 2008 ho cambiato sesso da uomo a donna. Fin dalla tenera età ho sempre notato la mia diversità, ero interessata al mondo femminile, mi piaceva giocare con le bambole ed ero attratta dalla figura maschile. La mia vita è stata travagliata, ho sempre avuto paura del pregiudizio e del giudizio esterno sia da parte dei miei genitori e sia dai miei compagni, cercavo di nascondere il mio orientamento sessuale per vivere una vita serena.

Dopo tanti anni e varie vicissitudini, paure, ansie, all’età di 30 anni conobbi un’avvocatessa e le chiesi qual era la procedura per la l’intervento di riassegnazione sessuale. Quest’ultima mi consigliò di seguire l’iter legale, così cominciai a frequentare le sedute da una specialista, in questo caso una psicologa, che a termine ritenne che io fossi idonea per l’intervento. Seguendo l’iter legale ho ottenuto l’autorizzazione con sentenza dal Tribunale.

Superato il percorso giuridico mi premeva vincere la paura di comunicarlo alla mia famiglia, così decisi di parlarne con i miei genitori, esponendo la mia esigenza di diventare donna, in quanto mi sentivo una persona insoddisfatta, la risposta dei miei fu gelida, quella di dover scegliere l’intervento o la famiglia.

Io non ci pensai due volte e scelsi l’intervento, perché ero arrivata ad una maturità consapevole di ciò che stavo facendo, ma questo mi costò di non avere più rapporti con i miei familiari perché essi non accettarono la mia decisione, portandomi un ulteriore sofferenza e non sentendomi supportata in questo percorso.

Ho iniziato le mie cure ormonali, chiaramente seguita da uno specialista, e più tardi mi recai all’ospedale Annunziata di Cosenza per inserirmi nella lista per l’intervento, ma questa era molto lunga, così decisi di rivolgermi ad altre strutture per evitare di far passare molti anni in quanto avevo già 35 anni.

Decisi di contattare un medico che operava presso la Clinica Villa Serena di Catanzaro, gli chiesi se eseguiva questo tipo di intervento, la risposta fu affermativa dicendomi che questo intervento lo effettuava presso l’ospedale di Parigi. Mi consigliò che sarebbe stato un po’ difficoltoso dopo l’intervento postoperatorio perché avrei dovuto fare vari controlli e nel contempo avrei dovuto sostenere economicamente varie spese per i viaggi.

Chiesi se lui conoscesse un suo collega in zona che eseguisse questo tipo di intervento e lui mi nominò un dottore che lavorava presso il Policlinico Universitario Mater Domini di Catanzaro.

Nella stessa giornata contattai il dottore indicatomi parlandogli dell’intervento, quest’ultimo mi disse che se avessi voluto chiarimenti nello specifico ne avremmo parlato personalmente in ospedale.

Anche qui il dottore mi disse che per questo tipo di intervento la lista era lunga presso il Mater Domini di Catanzaro, comunicammo anche dell’intervento di mastoplastica estetica, dicendomi che questo intervento non era mutuabile e che se avessi voluto farlo avrei dovuto recarmi presso la Clinica Ruesch di Napoli, dove lui insieme alla moglie operano e il costo era di €6.000, inoltre se avessi accettato di fare l’intervento, lui avrebbe ridotto i tempi di attesa per intervento del cambio sesso e avrebbe operato al Policlinico Universitario Mater Domini- Fondazione Tommaso Campanella, centro autorizzato per interventi di oncologia.

La settimana dopo mi recai presso la Clinica Ruesch di Napoli per l’intervento di mastoplastica, sottolineando che il pagamento doveva avvenire in contanti e così feci.

Prima dell’intervento puntualizzai che ero allergica al lattice e nonostante questa precisazione, durante l’intervento ho subito uno shock anafilattico rischiando la vita, subito dopo uscita dalla sala operatoria nonostante l’incresciosa disattenzione della mia problematica, il dottore senza scrupoli mi chiese l’immediato pagamento delle €6.000 e la mia amica in contanti versò la cifra richiesta.

Il 14 novembre del 2008 presso il Policlinico Universitario Mater Domini di Catanzaro, Fondazione Tommaso Campanella, il dottore e la consorte con relativa equipe eseguivamo l’intervento di cambio sesso.

Nei giorni precedenti durante il ricovero chiesi esplicitamente al dottore e alla dottoressa se l’intervento mi avesse portato gravi complicazioni, mi risposero che l’intervento avrebbe avuto una durata massima di 3 ore, che era più difficile spiegarlo che eseguirlo, che avevano già eseguito questo tipo di intervento, chiesi la conservazione del seme perché qualora avessi voluto l’inseminazione con l’utero in fitto avrei potuto utilizzare il mio seme, la risposta di questi ultimi fu che mi assicuravano che non ci sarebbero stati problemi e che avrebbero provveduto. Nonostante queste richieste esplicite purtroppo nulla come sopra elencato è accaduto, in quanto la struttura non aveva e non risultava idonea per questo tipo di conservazione.

Sempre il 14 novembre del 2008 sono scesa alle ore 8:00 nella sala operatoria e risalita alle ore 20:00 chiedendo ai dottori di garantirmi il mio diritto alla privacy, nell’attraversare i corridoi delle sale operatorie mi sono ritrovata attorniata dal personale sanitario estraneo all’intervento, questi erano muniti di cellulari e telecamere pronti a riprendermi, ma sconcertante fu quando un dottore tirocinante mi chiese di alzarmi e mettermi in posa davanti a tutti per farmi fotografare, per vedere il prima e il dopo l’intervento… All’udire e vedere tale situazione mi sono rifiutata e sentita offesa nella mia dignità di persona e sono scoppiata a piangere, subito un infermiera del reparto vedendo il mio malessere ha allontanato fuori tutti i presenti non interessati all’intervento.

Dopo tre giorni dall’intervento il professore e la dottoressa hanno deciso di rimuovere l’espansore nella neovagina, anche qui un ulteriore errore in quanto questo espansore doveva stare almeno un mese fissato nella neovagina come prassi per l’intervento, creandomi un danno alla cavità vaginale in quanto questa si era ristretta.

Togliendo i punti di sutura l’espansore non reggeva nella cavità, il dottore insisteva che era compito mio sostenerlo con le mani, cosa impossibile in quanto la notte fuoriusciva costantemente.

Il dottore insisteva che io facessi esercizi di elasticità per mantenere la cavità aperta ma ciò era impossibile in quanto questa si era ristretta e io sentivo dolore.

Dopo 6 mesi il dottore doveva intervenire per crearmi le piccole labbra alla vagina e intervenire per creare una modifica al canale vaginale, sempre nello stesso giorno doveva intervenire per fare una rinoplastica e intervenire per la deviazione del setto nasale.

Dopo 2 giorni dall’intervento di rinoplastica rimossi i tamponi dal naso, avevo difficoltà respiratorie chiesi spiegazioni al dottore, la sua risposta fu che l’otorino durante l’intervento è dovuto andare via per un caso urgente quindi a distanza di tempo avrei dovuto ripetere l’intervento.

Varie furono le visite e i controlli alla neovagina, il dottore continuava a dire che tutto andava bene, ma in realtà io ho riscontravo dolori e nessun miglioramento, decisi di recarmi a Milano dal Professore Austoni, e questi, visitandomi mi confermò che l’intervento non era andato bene.

Vari furono i tentativi di contattare il professore, ogni qualvolta si faceva negare, passato del tempo mi chiese di recarmi presso il Policlinico universitario Mater Domini di Catanzaro da un altro professore per una visita ed eseguire una tac con mezzo contrasto, parlando con quest’ultimo mi confermò che anche lui partecipò attivamente al mio intervento, specificandomi che aveva creato la parte interna della vagina. Rimasi sconcertata all’udir di tal notizia perché durante tutto il mio percorso non ho mai visto un altro professore e io non ero a conoscenza dei fatti.

Venendo a conoscenza che il Policlinico universitario Mater Domini di Catanzaro, Fondazione Tommaso Campanella, era nata esclusivamente per la cura del tumore, quindi esclusivamente oncologico, dopo varie peripezie, ansia, stress ma soprattutto mortificazioni alla mia dignità personale, decisi di avviare un’azione legale nei confronti della Fondazione Tommaso Campanella e dei rispettivi medici.

Verbalizzando e chiedendo che mi venisse nominata una CTU fuori regione, ma il giudice nominò ben due volte due medici di Catanzaro, uno dei quali dipendente presso il Policlinico Universitario, così non accettai e subito dopo fu nominato un altro dottore, anche questo di Catanzaro, e per evitare situazioni incresciose con il giudice decisi di farmi visitare. Il secondo perito davanti alla controparte e alla mia parte confermò che l’intervento non era riuscito, subito dopo nel depositare la perizia il dottore scrisse letteralmente tutt’altro.

Dopo circa un mese venimmo a conoscenza che il secondo perito lavorava presso l’ASP di Catanzaro, quindi c’era incompatibilità nell’eseguire la perizia.

Venendo a conoscenza di tali fatti abbiamo richiesto al giudice di rinominare una nuova CTU, denunciando che il secondo perito non era compatibile a tal punto che il giudice ha dichiarato che poteva ritenere valida la mia perizia di parte e quindi non era il caso di nominare una nuova CTU.

Al termine della sentenza riscontrammo che il Giudice riportò le dichiarazioni della CTU del secondo perito e nel giudizio in Appello per l’ennesima volta richiedemmo una nuova CTU che ci fu negata e per le conclusioni mi hanno rinviata a giugno del 2021.

Pertanto, dopo questi anni di varie vicissitudini e lotte, sono stata costretta a chiudere la mia attività commerciale perché la mia salute psicofisica stava, e riscontra ancora oggi, malesseri come depressione, ansia, insonnia, attacchi di panico, tachicardia. Tutto questo ha pregiudicato la mia serenità sessuale con il partner e i rapporti con il mondo esterno, non sentendomi soddisfatta della mia vita, trovandomi in una condizione dove non mi sento né carne e né pesce, ma soprattutto sono stata fortemente ferita nella mia dignità come persona, chiedo giustizia e di riprendere la mia vita.

Federica Pirillo