Vi ricordate le raccomandazioni della mamma quando diceva di non accettare caramelle da sconosciuti perché potevano essere drogate? Ebbene, viene da chiedere a tutti i drogati di Cosenza (di qualsiasi sostanza) se è mai capitato loro di trovare qualcuno disposto a regalargli una “dose” o una caramella condita alla cocaina, eroina, metanfetamina, chetamina, marijuana, hashish.
Almeno nel mio caso, che sono solo un fumatore di marijuana, nessuno mi ha mai regalato una caramella drogata. Nonostante l’abbia più volte cercata. Non ho mai conosciuto questa mitica figura che aleggia sulla città da almeno un trentennio. Come sono sicuro che nemmeno a tutti gli altri drogati di Cosenza, che sono tantissimi, è mai successo questo.
Certo è che c’è un momento “particolare” per tutti che segna l’inizio in cui si decide di intraprendere questa disgraziata vita. Ed ognuno su questo ha la propria storia da raccontare. Che non è certo riconducibile a questo falso mito dell’omino che regala la droga ai giovani per avviarli sulla via della dipendenza.
Se fosse così, come scrive oggi la Gazzetta del Sud, sotto dettatura della questura che deve far vedere che lavora alla prevenzione, sarebbe veramente uno “sballo” per consumatori e dipendenti. Il giornale della questura oggi in un articolo riporta la cronaca di quello che succede in via Alimena dove ogni sera si radunano quasi tutti i giovanissimi della città.
Il cronista, insieme al poliziotto esperto di droghe, affermano che in quella bolgia di gioventù, ogni sera, ci sarebbe qualcuno che regala spinelli ai ragazzi per farli diventare dipendenti ed affiliarli come futuri clienti. Ora, dico io, si può affrontare il problema della dipendenze in questo modo?
La dipendenza dalle droghe è una cosa seria e necessita di un approccio scientifico oltre che psicologico e sociale, prima ancora che di repressione. Le cause per cui un individuo decide di usare droga sono le più disparate. E diverse per “natura”: sia per quanto riguarda la natura della personalità di ognuno di noi che per la natura stessa della sostanza che si usa.
Ognuno ha un “proprio motivo” sul perché di questa nefasta scelta che spesso non coincide con quello degli altri. Non è la caramella a renderti dipendente, anche perché alcune sostanze come sanno bene gli operatori di polizia, necessitano di un periodo di “incubazione” più o meno lungo. Bisogna usare per un tot periodo di tempo la sostanza prima che il corpo inizi a sentirne il bisogno quotidiano, fino a diventarne dipendente.
Perciò se così è, va da se che di caramelle prima che diventi un abituè l’omino, allo sfortunato ragazzo, ne deve regalare tante. E alcune droghe costano oltre i 50 euro al grammo. Immaginate che tipo di investimento deve fare il pusher prima di abituarvi alla droga. Ma soprattutto a che droga? Ogni sostanza ha il suo “sballo” ed i suoi effetti negativi, oltre alle sempre presenti controindicazioni. Di certo, stando a quello che scrive il cronista della Gazzetta del Sud, a quelle che creano dipendenza.
E allora che modo è di fare informazioni presso i giovani continuando a dire che la marijuana provoca dipendenza? Lo sanno tutti, anche i detrattori di questa pianta che cresce naturalmente come il pomodoro, che non provoca né dipendenza, né altri danni alla salute.
Tant’è che in quasi tutto il mondo occidentale è legale, solo in Italia è ancora illegale. Ed è oramai conclamato il suo uso terapeutico per molte malattie. Tutte le società scientificamente avanzate lo hanno dichiarato chiaramente (anche l’Italia è stata costretta ad adottare la marijuana come “farmaco”).
Non penso che gli americani, spagnoli, olandesi ed altri sono tutti pazzi che vogliono vedere i loro figli drogati buttati per strada. Cosa che non è successa dopo la legalizzazione della marijuana in molti stati americani, anzi molti produttori sono usciti dalla illegalità diventando tra i primi contribuenti di quegli stati.
Ma da noi, purtroppo, esistono le lobby politiche e clericali che lucrano da sempre sul proibizionismo, attraverso le comunità di recupero per tossicodipendenti. Una eventuale liberalizzazione delle “droghe leggere” e somministrazione medica controllata per i tossicodipendenti cronici di altre sostanze tipo eroina e cocaina, da parte della stato, toglierebbe milioni di euro a questi lestofanti che il problema della tossicodipendenza non hanno mai risolto.
Basta guardare le statistiche che parlano chiaro: oltre il 70% delle persone che sono state nelle comunità di recupero sono ritornati a “farsi”. Non lo dico io, lo dicono i dati che sonoufficiali. Quindi, a che servono queste strutture? Solo ad elargire denaro pubblico a preti e politici. In pratica in Italia è illegale coltivare due piantine per uso personale, ma non è illegale acquistare droga dalla malavita per uso personale.
Bisognerebbe spiegare ai giovani, più che raccontare loro la favola delle caramelle, la composizione chimica di tutte queste porcarie che girano adesso. Spiegargli che non tutto è naturale e che spesso le sostanze di cui sono composte le nuove droghe, quelle che assumono oggi i giovani, altro che spinelli (magari fossero solo quelli!), sono dannose per l’organismo e possono produrre danni a volte irreparabili.
Non si scherza con queste schifezze, bisogna stare sempre lontano. Solo la legalizzazione delle droghe, e la riduzione del danno, possono porre rimedio a questo. Fin quando il mercato resterà in mano ai narcos, i pericoli per chi consuma droga saranno sempre enormi.
Pensare che proibire possa far sparire queste schifezze dalle piazze frequentate dai vostri figli, è pura ipocrisia. Legalizzare non significa invogliare la persona a drogarsi, come abbiamo visto nel resto del mondo.
E’ un modo per controllare la sostanza e spezzare definitivamente il mercato clandestino che come si sa arricchisce politici corrotti e narcotrafficanti. Comunque, anche io stasera vado a via Alimena a cercare questo famoso omino delle caramelle. Chissà se con la scusa di farmi diventare tossicodipendente non mi ceda a gratis qualche bellissimo spinellone.
GdD