Vibo. ‘Ccu la vucca strade e palazzi, ‘ccu li mani fannu ca… La realtà è che ci nascondono inghippi e rogne

‘CCU LA VUCCA, STRADI E PALAZZI, ‘CCU LI MANI FANNU CAZZI!

di Rocco Tripodi

Dopo lunghi silenzi e assenze ingiustificate sullo STALLO dei lavori nei cantieri, il SindacoAGGARBATUNI ha, con SCORNO malcelato, implorato ai cittadini pietà e clemenza, facendo caute allusioni a probabili responsabilità “esterne”, procedendo con diffide (non si sa con quale valenza giuridica), di incomprensioni con…?; e infine un accenno ad una possibile nebulosa ipotesi di “contenzioso”, beninteso, come EXTREMA RATIO.

Ma andiamo ai fatti. A Vibo alcuni cantieri sono CHIUSI come IN REGIME DI 41BIS. Sottoposti a isolamento, detenzione rigida. È negato ogni contatto e qualunque colloquio con chiunque dall’esterno sia preoccupato del loro stato. La durata è ignota; in compenso  le ore d’aria sono 24 su 24. Gli operatori che si muovono all’interno sono sottodimensionati e scarsamente presenti, e non rilasciano alcuna dichiarazione. Così pure muto è chi i lavori cantierizzati li ha voluti, progettati, vagliati e approvati, affidati a imprese (ad essere generosi) inaffidabili, come inaffidabili si sono dimostrati i loro recenti controllori.

I cantieri in città sono diversi, ma in particolare sono tre quelli che in questo momento sono oggetto di contenzioso fra più parti che tra loro si rinfacciano responsabilità, e sono: piazza Morelli/Buccarelli, via De Gasperi e via Luigi Razza. La chiave di tutti e tre è stata assegnata, dalla allora Amministrazione LIMARDOSPETTACOLO, ad un’unica impresa, l’impresa Genovese. E già qui s’impone una prima domanda: è lecito l’affidamento di 3 (più altri 2 cantieri già  consegnati, ma già  dopo 3 giorni e altre volte ancora, bisognosi di riparazioni “frettolose”, ma che richiederebbero una ricantierizzazione) ad un’unica ditta? C’è un obbligo di dare preventive e vincolanti garanzie perché poi (ne siamo tutti testimoni) la ditta non si riduca a raccattare sporadicamente, a cantieri aperti, dai 2 ai 5 operatori da spostare strategicamente a seconda degli umori generali, da un cantiere agli altri?

Un po’ come durante il fascismo quando, per ben figurare durante le cerimonie di benvenuto al gerarca in visita dalla capitale, si tiravano a lucido le vecchie biciclette dei bersaglieri e le poche vacche in salute e le spostavano, anticipandolo, dove da lì a poco, sapevano sarebbe ricomparso l’ospite illustre col codazzo. Piazza Morelli è l’unica piazza al mondo con panchine con la seduta in discesa ideate per forma e materiale ispirandosi nostalgicamente ai banchi in marmo della vendita del pesce che negli anni ’60 caratterizzavano  la piazza. Qui, in tanti, quattro mesi fa, abbiamo assistito al collaudo dei lavori conclusi (in certi momenti concitato), presenti l’assessore, la RUP e  rappresentanti della ditta. Sono andati via lasciando la piazza ancora transennata e il piccolo giardinetto da sfalciare e ripulire.

Oggi le transenne permangono, e lo spazio verde  trascurato patisce e si scambiano solidarietà con esercenti e abitanti della piazza i quali si stanno saldando, in via precauzionale, altre transenne intorno ai loro “preziosi orpelli” che, sottoposti a dura incessante prova, sono prossimi ad esplodere. Per la verità non tutti. Per lo meno non quei politici (qualcuno nientepopodimenoche, allincircaprofessore di Procedura Penale), che pure in questa piazza hanno dimora e ospitano discepoli ai quali trasmettere la dottrina dell'”Etica del BuonGoverno”, loro no! Si sono ben guardati dal dare un Giudizio, non dico  un PESTONE, ma un timido giudizio su chi ha voluto, tollerato e accettato questo oltraggio alla città e ai suoi abitanti, in particolare ai loro vicini ai quali magari più volte hanno chiesto il voto. Loro tacciono.

L’altro cantiere si sono decisi ad aprirlo (senza fretta) a maggio, chiudendo l’accesso  ad una arteria strategica della città che porta allo svincolo autostradale. Dopo 6 mesi è  ancora lì chiusa perché 100 (ad essere generosi) giorni lavorativi non sono bastati per fare 50m di marciapiedi, per intenderci mezzometro al giorno, obbligando gli automobilisti a fare una sorta di GIRODIPEPPE alternativo.

Il terzo cantiere interessa via Luigi Razza. È stato quello più attenzionato perché è una via centrale, particolarmente trafficata, che chiusa, un anno fa, ha penalizzato fortemente l’accesso agli esercizi commerciali, e perché i lavori condotti con metodo e spirito barbarici, ne hanno stravolto irrimediabilmente lo straordinario valore unico materiale ed immateriale, nonché l’interesse storico sfregiato  a botte di pala meccanica. Venerdì, avendo registrato il crescente malumore dei cittadini leggermente incazzati, il SINDACO-AGGARBATUNI si è presentato nei pressi del cantiere affrontandoli. Ha trovato persone decise ma educate e, nonostante tutto,  GARBATE, che con la giusta irritazione hanno manifestato la loro rabbia motivata da una incomprensibile, illogica, sorda e strafottente programmazione nella gestione dei lavori.

Dal sindaco nessuna spiegazione sul merito, riguardo l’insanabile contenzioso, all’infuori di un generico contrasto tra la ditta e il direttore dei lavori. E, A CHI LE INVOCAVA, rispondeva che questa scombinata farsesca conduzione dei lavori “non costituisce motivo sufficiente” per le sue DIMISSIONI. Certo, dico io, nella storia di Vibo e lui lo sa bene, le DIMISSIONI si danno solo quando, dai propri alleati in consiglio comunale, si avanzano richieste di assessorati già  occupati, o superiori al numero dei posti disponibili: nella antica Grecia questa disputa aveva un nome: POLTRONEMACHIA.

In buona sostanza, dubbi e rabbia più di prima. Certo, la promessa che da lunedì o lui o l’assessore ogni mattina saranno lì a controllare la presenza in cantiere degli operai, è stata di grande conforto… Chiamando, aggiungo io, il popolo ad assistere lunedì a quello che sarà “il più grande spettacolo dopo il week end, siamo noi io e te”, come canteranno i 2 operai che verranno raccattati e portati lì come attrattiva, dal cantiere di via DeGasperi. E poi quanta tenerezza, venerdì, quando si accommiata concludendo, disarmante, con un  “Possiamio solo SPERARE che MANTENGANO LA PROMESSA”. Ma ci sarà da qualche parte un contratto firmato? No! lui SPERA. Tenero e fiducioso di questa PROMESSA, come il nonno (che lui dice di essere per i cittadini) che, preoccupato per i ritardi e i disastri nel rendimento scolastico del nipote ‘rizza’ chi non di voli ‘ncorpu, dice che gli comprerà il motorino se gli PROMETTE di mettersi a studiare con profitto…ASPETTA!

La realtà è che ci nascondono INGHIPPI e ROGNE ben più gravi e non sanno cosa raccontarci. E che sono talmente grossi che coinvolgono tutti i protagonisti. Diversamente non si spiega perché in tutto questo tempo dall’interno dei Palazzi, non solo quello municipale, nessuna Autorità o nessuno Oppositore (a qualunque titolo) abbia mai sollevato un MODESTO RILIEVO rispetto all’indifferenza con cui si sta procedendo allo SVILIMENTO definitivo della città. Qui non si vuole prendere atto della gravità dello stato delle cose. Di fronte ad un paradosso, un evidente macroscopico atteggiamento di subalternità all’incontrario di chi PAGA (in soldoni),il Comune, rispetto a chi È PAGATO, l’impresa, e  al procrastinarsi di tale dipendenza, non può celarsi  una semplice INCOMPRENSIONE tra le parti. Non ci si può nascondere dando la colpa dei ritardi, una volta al cittadino che andando nei loro uffici intima ai tecnici e assessori di fermare i mostri con i cingoli che stanno distruggendo le basole senza avere  alcun riguardo delle stesse  come previsto nell’appalto.

Un’altra volta, la colpevole è la Sovrintendenza costretta ad intervenire perché (così come nei cantieri a 10 metri di distanza) sono stati  trovati canali di scorrimento fognari, ambienti, e materiale vario di rilevanza archeologica, oltre ovviamente che condutture di ordinario servizio alle abitazioni. Di questo anche un bambino o persino un politico qualunque locale ne era a conoscenza, per cui già durante la progettazione, non si sarebbe dovuto ignorare  la cosa e procedere preventivamente con opportuni sondaggi. Altre volte si è data la colpa all’assenza di spazi (a cura del Comune) per la sosta di mezzi e dei materiali di cantiere. E ancora, che le sollecitazioni del Comune ad affrettare la restituzione all’uso e alla viabilità dei luoghi e altre modeste varianti in corso d’opera pretese e non previste, possano aver distratto la ditta dal rispetto degli obblighi assunti. E altro ancora.

Per me ci sono soltanto problemi ben più solidi che si chiamano SOLDONI.  La domanda come sempre è CHE FARE? Pretendere una PRESA DI POSIZIONE MUSCOLARE del sindaco?… Cosa vi ridete?

D’accordo accantoniamo il sindaco. E accantoniamo il messaggio subdolo che nel suo dire e non dire, traspare: l’impresa è irremovibile e inattaccabile, per cui l’intera giunta cuordileonessa rinuncia a rivendicazioni legali, sperando che la responsabilità di conseguenti interruzioni dei lavori necessarie per le indagini vadano a pesare su eventuali azioni portate avanti dai CITTADINI e non da loro (Ponzio Pilato a loro confronto era un grattacheccaro). E ci sta.

Quello che secondo me non ci sta (trattandosi di un disagio collettivo che configura l’interruzione con forti ripercussioni sulla mobilità, la stabilità di attività fortemente provate, il decoro e la vivibilità dei luoghi, il ripristino della normalità di un centro storico snaturato e destabilizzato da anni di cantieri), quello che non ci sta, dicevo,  è che tutto questo che si configura alla fine come CALAMITÀ imprevedibile TERRITORIALE, in quanto investe l’intera COLLETTIVITÀ, si continui a considerarla di esclusiva competenza delle Autorità locali. E non si colga invece la necessità che ad indagare e a FRAPPORSI tra i contendenti, con L’AUTORITÀ che lo contraddistingue per ruolo e personalità, sia il Prefetto cittadino. È poi così tanto eretica questa mia Pensata? Una cosa è certa: IN QUESTE CIRCOSTANZE SCOPRIAMO QUANTO TUTTI LORO SIANO ABILISSIMI A NASCONDERE LA LORO INTELLIGENZA!