Vibo. Chi è il “Fortunato” vincitore di Palazzo Gagliardi?

di Rocco Tripodi 

Il prestigioso Palazzo Gagliardi di Vibo Valentia è stato dotato di QR CODE in grado di “offrire contenuti informativi sulla storia, peculiarità, approfondimenti e fruibilità” dello storico Palazzo. Il mio iniziale entusiasmo per questa notizia viene immediatamente cassato quando registro che è stato omesso di rivelare, come invece mi sarei aspettato, quali titoli, referenze e garanzie hanno convinto i nostri amministratori ad assegnare a soggetti che non sono “semplici cittadini vibonesi” bensì aziende con fini di lucro, a titolo gratuito, un edificio di un patrimonio architettonico cittadino sempre più depredato. Non dando seguito alla volontà del senatore Enrico Gagliardi che l’ha donato, perché ne beneficiassero esclusivamente i suoi concittadini.

Attualmente un’ala al pianoterra, con ampio affaccio esterno a più luci, è data in uso, come in altre occasioni raccontato, alla famiglia DAFFINÀ per farne un CAFFÈ LETTERARIO, ma poi, giusto il tempo necessario ad un consigliere comunale a caso, di cambiare casacca, trasformato in un volgarissimo bar, vivaio di chiassosi e molesti spocchiosi rampolli di una nuova pervasiva borghesia INZIVATA E SCINDUTA, che si addestrano e si formano in tracotanza e randagismo politico per quando cresceranno. Ma non mi interessa qui fare speculazioni moraliste fuori contesto, bensì ribadire che in tanti, da anni, aspettano una risposta su quale canone di locazione viene riconosciuto al Comune per i locali e per l’uso dell’esteso spazio esterno, e se permane una situazione debitoria pregressa.

Nell’ampio ingresso, un cortile con comodi ambienti dove sono stati alloggiati gli uffici della PROLOCO; anche qui in amicizia! Ma qui, come in tanti ricorderanno, a seguito di una malamente camuffata, gioiosa e gaudente OSPITATA di bella e rispettata gente, ad un assai riservato e un po’ meno elegante festino, ci fu una dura presa di posizione del SINDACOAGGARBATUNI, che, scovati repentinamente i responsabili all’interno dell’associazione, chiuse il rapporto di fiducia e le porte dei locali. Sicuramente una reazione spropositata, tanto che la Proloco e il personale hanno dovuto attendere almeno una settimana per riabilitarsi e riaprire.

È talmente rimasto contestualizzato storicamente il Palazzo, che continua ad emozionarci con immagini ripescate dai nostri ricordi d’infanzia: ai cultori feticisti nostalgici del “Come eravamo”, consiglio di andare a fotografare, rasente lo splendido portale dell’ingresso – io la vedo da gennaio -, una canna (na suca) di gomma che parte dal rubinetto del bagno interno, attraversa il cortile, e costeggiando la parete esterna, si allaccia ad un rubinetto che sporge dalla parete del locale “La Fabbrica”. E (mo ci vuole), come marchio di fabbrica di un lavoro fatto nel nostro paese, ha una perdita che produce una pozza d’acqua proprio all’ingresso. Se ci mettiamo un deschetto tarlato da scarparo, con su dui cipuji, na sacchetta di ‘nduja e na pignata cu a suriaca, fa tanto “COME ERAVAMO”. La fotografiamo e la mandiamo in giro per il mondo. Così facciamo CULTURA, la sola che ormai siamo capaci di fare.

Pochi giorni fa inaugurano la riapertura al pubblico dell’immensa villa annessa al Palazzo. E si dà notizia che oltre ai cancelli d’ingresso esterni, si sarebbero potuti utilizzare anche quelli interni al primo piano del palazzo. Ma qui giunto, come ipotizzavo, li ho trovati chiusi; ma avendo calpestato i primi gradini che portano al secondo piano, è scattato un allarme. Un’inquietante sorpresa, avendo fin dagli anni ’60, frequentato in libertà questo spazio da sempre aperto ai cittadini. Succede che, dal 2017, con determina del sindaco Costa, in una prima porzione del secondo piano, è stata acquartierata con tutti gli onori, come fosse uno squadrone di cavalleggeri al tempo del decennio francese, una quantità insospettabile di cavalieri pur senza sciabola, ma con tanto di attestato al merito della Repubblica Italiana; alcuni transitano, altri stazionano.

In realtà, in un delirio di incontrollata grassa ostentazione hanno riproposto una ambientazione da teatrino parrocchiale, ricca (?) di arredi, tendaggi, colori, quadri, simboli, onorificenze, bandiere, richiami più funzionali e confacenti ad accogliere massoni incappucciati che non studenti diplomati. In compenso mancano gli ascensori, accessi e rampe per disabili, uscite d’emergenza, e forse altre criticità in tema di sicurezza per una scuola anche se privata, la cui competenza spetta ai Vigili del fuoco.

Eh sì, perché si tratta di una scuola, per la precisione un sedicente ISTITUTO ITALIANO DI CRIMINOLOGIA, o, come è stato bellamente e semplicisticamente sdoganato, una FACOLTÀ DI CRIMINOLOGIA. Peccato però che le Facoltà di Criminologia in Italia non sono mai state istituite. Esistono invece corsi triennali, ma solo all’interno delle facoltà di Giurisprudenza, Sociologia e Psicologia. Nel nostro caso, si tratta, in sostanza, di una scuola media superiore di tre anni che forma e diploma MEDIATORI LINGUISTICI e non criminologi.

Quindi non è un’ università, non rilascia lauree e il responsabile che si accredita come RETTORE, millanta un titolo mai regolarmente acquisito. Ma la storia di questo indecifrabile Istituto inizia altrove durante la consiliatura a guida Nicola D’AGOSTINO, quando un suo assessore, NICOLINO LA GAMBA, un po’ pari ca non ‘nci curpa, un po’ pari e dispari, un po’ come vi pare a voi, caldeggia l’accoglimento di un progetto ad alto coinvolgimento culturale e di incalcolabile ritorno per la città ma principalmente per il popolo-vacca. Amore a prima vista e assegnazione di uno spazio all’interno dei locali del S.Chiara ai tempi ancora in uso al Sistema Bibliotecario. Titolare di questo progetto era appunto il sedicente Rettore SAVERIO FORTUNATO che qui inizia assieme ad una sua…non saprei…collaboratrice?, una serie di iniziative pubbliche, anche in collegamento e collaborazione con soggetti (enti, corpi, comitati, servizi, istituzioni e uomini, civili e militari, di queste) con ruoli di primo livello anche internazionale.

Quindi nel 2017, con cotanto armamentario umano, conquista senza colpo ferire il ben più adeguato, comodo ed esclusivo palazzo Gagliardi e, come Garibaldi, “senza incontrare alcuna resistenza”. Ma l’operazione più spettacolare – che manco Gengis khan – l’ha condotta nel 2022, quando gli sono stati assegnati gli altri nove locali rimasti del piano e impedire così ad altri di metterci il naso, “militarizzandone” i confini. In quell’occasione la generosa benefattrice Sindaca MARIASPETTACOLO, si lasciò trascinare in dichiarazioni che volevano essere svianti e legittimanti dell’operazione, ma che in realtà si rivelarono pagliaccesche: sostenne che “in termini sociali, culturali ed economici, ci sarebbe stato un ritorno di gran lunga superiore a quello di un IMPROBABILE (nel senso che mai sarebbe riuscita a fargli scagare i soldi?) canone di locazione”, e che “ha permesso di rivitalizzare palazzo Gagliardi”, chiudendolo con trincee e allarmi e quanto prima guardie armate, dico io. Ci ha poi, facendosi portavoce dell’istituto, informato della NOVITÀ: L’Istituto rilascia lauree triennali in MEDIAZIONE LINGUISTICA A INDIRIZZO criminologia e intelligence…esattamente come prima. NESSUNA LAUREA IN CRIMINOLOGIA!

Questo avveniva a Luglio del 2022. Molti ricorderanno che in quei mesi c’era un clima teso in Consiglio comunale tanto che si credeva certa la caduta della sindaca, ma fu alla fine salvata dal ripensamento del tutto inatteso da parte del capogruppo pentastellato di opposizione, l’architetto DOMENICO SANTORO, noto politico, cresciuto a sinistra, affermato urbanista…e, dimenticavo, per quel che può contare, padre di Claudia, che, dopo pochi mesi, viene assunta come Dirigente dopo essere risultata prima in una graduatoria di merito, condivisa dall’onnipotente Segretarione Generalone DOMENICO SCUGLIA, professionista dall’occhio fino che sa bene su chi puntare. Dimenticavo : giusto per completezza… La moglie di DOMENICO SANTORO è sorella al Rettore (?) SAVERIO FORTUNATO. Ma di quest’ultimo e delle preziose GAMBE che lo hanno voluto e che lo stanno FRATERNAMENTE accompagnando, ve ne parlerò tra qualche giorno.

1 – (continua)