Vibo. Cronache politiche sull’orlo di una crisi di nervi tra sanità negata, (presunta!) violenza e il sindaco caduto dal pero

di Rocco Tripodi 

L’altro giorno, martedì 25 novembre, è stato convocata nella sala consiliare la Conferenza dei Sindaci. Raggiunti dalla ferale notizia dell’inattesa subitanea dipartita della SANITÀ PUBBLICA, si è trasformata in una penosa veglia funebre, dove tutti hanno voluto testimoniare, affranti, sincero cordoglio, ululando scompostamente la loro incontenibile disperazione ad una luna sberta e scafata (che non è nata ieri), la quale ha comprensibilmente preferito rintanarsi nei suoi alloggiamenti e non se li è c… neanche di striscio. Meglio di loro non avrebbero fatto neanche le CIANGIULINE DU PIZZU. Un evento luttuoso che trova tutti impreparati. Nessuno di loro, infatti, tutte le volte che l’Allegro Governatore regionale si vantava di aver fatto per la sanità calabrese in 4 anni quello che gli altri avevano fatto in 40, nessuno di loro si è mai presentato dentro la Cittadella che lo ospita, non dico per dargli un calcio nel culo così forte che, per potergliene dare un secondo, bisogna mettersi e andare a cercarlo (no, no, questo non si fa), ma almeno per rappresentargli un coro organizzato di “SCEMO, SCEMO, SCEMO…”, quello Sì.

In compenso scoprono tutti che, pensate un po’, a monte ci sono addirittura RESPONSABILITÀ POLITICHE, e allora minacciano, udite udite, per bocca del sindacoAGGARBATUNI, di “…portare L’EMERGENZA fin dentro la Cittadella”.

“COME UNA CATAPULTA”, direbbe il simpatico comico Herbert Ballerina. Sono una manica di caciaroni piritari e tra di loro ci sono lupi CHI MUZZICANU PURU a S. Francesco d’Assisi, con tutti i sandali e il cordone, ma che nei confronti del Signorino ROBERTINO, qualunque sia il loro schieramento, si sono sempre comportati come mansueti agnellini, perfetti per il suo presepe.

Il mese scorso, avendo urgenza di una visita ed esami specialistici presso una struttura pubblica per cui sarei esente da ticket, mi è stato risposto dal CUP, con straordinaria gentilezza, che in tutta la Calabria le liste di attesa erano chiuse e mi è toccato rivolgermi al privato, pagando. Scopro l’acqua calda? Ma io sono certo che questi signori, i loro parenti e i loro compari, se mi leggono si chiederanno: “Ma di cosa parla questo fallito; che roba è questo CUP?”. E questo spiega perché tutte le volte che mi sono trovato a dover faticare per avere risposte e appuntamenti in tempi compatibili con la gravità delle patologie, o fare attese sfibranti, o cercare di individuare luoghi, ricoveri in strutture sanitarie pubbliche che dessero una disponibilità ragionevole, tutte queste volte come me e insieme a me ho incontrato sempre solo gente umile, di ceto modesto e mai, dico mai, nessuno dei signori di cui si sta parlando; e non credo che tra i molteplici vitalizi, benefit, prebende, emolumenti e privilegi di varia natura di cui generosamente godono, siano previsti e assegnati esclusivi percorsi e accessi privilegiati all’offerta del servizio sanitario nazionale. Eppure quando entri nei reparti, dentro ce li trovi.

QUANDU U ‘GNURI VA ALL’ UMPERNU, TROVA A SEGGIA GIÀ ALLESTUTA…

Ma concediamogli i giusti tempi per l’elaborazione del lutto e poi state certi che, porca paletta, come ha minacciato l’AGGARBATUNI verrà chiesto il coinvolgimento…dei Caschi Blu? No! Ma della Protezione Civile invece Sì. E non è satira politica!

L’altra mattina, Prazolo, carrube caramellate pucciate in abbondante Ovomaltina, Nutella al cucchiaio, un “batticinque” con i due gatti di casa MUSCIMUSCI e Felix, una spruzzatina ascellare di acqua di colonia Calabrisella, e via di corsa, dopo un caffettino al bar Carmelo, a recitare  il ruolo di PUBBLICO, in complice e solitaria compagnia di me stesso, nell’aula dove va in scena il Consiglio Comunale. A noi cittadini, CI È DOVUTO ESSERCI, ed io, per la mia parte, mi ostino a non mancarci. “A non esserci – vi chiederete voi – rinunciamo a grandi emozioni?”. No. Non ne prevedo neanche piccole, anzi è utile portarsi una o più razioni di cordiale come si faceva per affrontare i turni di guardia in trincea durante la grande guerra, per restare vigili (non è un mio ricordo personale). Ma tutto può accadere. Prudenzialmente, è utile affidarsi al vecchio adagio: MAI FASCIARSI LE PALLE PRIMA DI ESSERSELE ROTTE…o qualcosa di simile, ed attendere fiduciosi. Fuori dal Palazzo, mi sembra di riconoscere agenti della DIGOS, chiamati a tutela del pubblico immagino. Boh…Va capisci!

Chi cerca emozioni forti non è  qui che le trova, ma se hai ostinazione e disciplina, ti può capitare di essere spettatore di avvenimenti che magari resteranno imperituri nella storia di questo municipio; come è stato, il 12 febbraio 1966, quando si consumò un drammatico disastro: il deragliamento lungo la tratta ufficio affissioni = segreteria generale, del carrellino del buffet, nel giorno del festeggiamento per il pensionamento del fontaniere comunale Mastru LELE CHIAVICINCU. Ancora oggi una targa sul posto ne testimonia la tragedia, che grazie all’occhio sempre vigile di San Leoluca sui suoi “protetti”, non provocò vittime.

Più recentemente è stato raccontato qualche episodio di violenza in particolare uno dove la vittima sembra essere una Consigliera, aggredita da un bellimbusto, che, se è vero il racconto, meriterebbe di essere  accompagnato con un copioso mazzo di ortiche nelle mutande nelle fin troppo comode patrie galere. Tutto ciò e altro è stato già raccontato con particolari che vanno al di là della decenza, di certo è che l’interessata ha inizialmente smentito l’atto violento, ipotizzando un fenomeno collettivo di suggestioni e allucinazioni, di cui sono rimaste vittime qualche decina di suoi colleghi e lo stesso sindaco, i quali hanno spettegolato mettendo in risalto gli aspetti più pruriginosi e piccanti privatamente o anonimamente attraverso i giornali, ma guardandosi dal dare comunicazione ufficiale ai cittadini e agli organi preposti alla sicurezza.

In aula la Consigliera, visibilmente provata, ha chiesto le fosse concesso di partecipare a tutti i presenti la sua attuale condizione di donna e madre, impietosamente sottoposta ad ingiurie, derisione, discredito e delegittimazione genitoriale e professionale. Il pessimo funzionamento dell’impianto fonico mi ha permesso di avere una comprensione assai parziale della sua esternazione. Ma sufficiente perché mi fosse chiaro il livello di partecipazione (in senso lato) dei suoi colleghi, che, anche in questo clima di una così drammatica sofferta apertura dettata probabilmente da un bisogno di comprensione e vicinanza, non hanno cessato di gingillarsi con il cellulare (non solo gli uomini); estranei, assenti, altrove e disattenti come durante la lettura di un documento contabile imposta dal protocollo, e impietriti e muti, tutti, quasi fosse concordato, senza mostrare una qualsiasi forma, pur sottotono, di solidarietà o anche semplice cristiana comprensione.

Il Consiglio per bocca della sua massima autorità è andato avanti rispettando la noiosa routine di sempre. Mai un consigliere che proponga una interpellanza o una interrogazione per nome e per conto di uno o più cittadini sui loro bisogni, le loro difficoltà, le attese negate, i danni alle cose, i guasti nei servizi, i ritardi, i cattivi lavori, i disagi, l’ abbandono delle categorie più fragili, la miseria degli ultimi e degli esclusi. Solo una volta, mesi fa, una interpellanza del consigliere TUCCI che si faceva portavoce di un gruppo di residenti disturbati dagli schiamazzi in prossimità del McDonald’s…Proprio così. Un’interpellanza per farsi dare il numero del 112. Il McDonald’s, poi, quello che ha invaso la città con la monnezza cucinata e con tonnellate di rifiuti unti sponsorizzati che trovi dappertutto, che prossimamente a fine Affruntata vedremo scivolare giù persino dalle spalle della Madonna assieme al suo velo.

Altro si è detto ma credetemi ho avuto difficoltà di ascolto. C’è stato il primo intervento come da copione che mi ha pesantemente ammorbato, con il suo solito interminabile pippone tignuso, autoreferenziale, scunchiusu e annacazziante il cui solo motivo per cui ce lo ammannisce è che vuole vendicarsi sottoponendoci a supplizio per non averlo mandato lontano col nostro voto alla Regione. E mo ‘nd’ attocca cca!

La verità è che mi tocca correre a casa. Sono infatti raggiunto da un messaggio del mio MusciMusci che mi sollecita a tornare per aiutare Felix rimasto incastrato nella lavastoviglie, mentre la svuotava. E qui mi cesso…che è un po’ come mi sento dopo 4 ore di consiglio comunale, e corro a sbrogliare Felix non prima di averlo rimproverato per non essersi limitato a staccarla a ciclo ultimato e lasciare lo sportello aperto, come concordato. Gli ridurro’ la dose di croccantini per una settimana…

Ha capito ENZUCCIO come si fa? E lei invece continua ad ingozzare con tranci di salmone e petti d’anatra i suoi fidati consiglieri e questi dispettusi e malacuvati la ricompensano vomitandogli sul tappeto persiano. Non le basta il capogabinetto e lo psicoterapeuta, ci vuole un abile e paziente addestratore di bestie. Deve sapere che tra i suoi più quotati ufficiali sostenitori ne ha due che incontrati per caso da un nostro concittadino che ben li conosce, alla domanda sui tempi di riapertura delle strade interessate dai cantieri, gli rispondono sornioni, ammiccanti e insinuanti: “Pecchi’ non vai u nciu dumandi o Sindacu?”, non nascondendo scarso apprezzamento e poca lealtà verso chi pubblicamente sostengono. Affettuosamente…, caro AGGARBATUNI, certe volte mi sembra un angelo caduto dal pero.