Vibo e i cordoli di granito spariti nel nulla: il silenzio dei colpevoli e la lettera ai “muratori”

di Rocco Tripodi 

VIBO VALENTIA – È da quasi un anno che scrivo, nella totale indifferenza della Politica e delle Istituzioni (tutte), sulla sciagurata gestione dei tanti cantieri aperti, con i fondi avuti in prestito dall’Europa. Lavori con i quali sono state aggredite, snaturate e depredate le ultime tracce dell’antica Monteleone, risparmiata dai barbari invasori con fascia tricolore, negli ultimi decenni. Denunce, per le quali non sono mai state espresse privatamente, men che meno pubblicamente, controdenunce, o parole di approvazione o di biasimo nei miei confronti. Quasi un concordato strategico patto del silenzio tra tutta la sgangherata truppaglia col sindacoAggarbatuni in testa e gli sgherri bastonati della sindacaSpettacolo “trombata” alle ultime elezioni.

Il SILENZIO DEI COLPEVOLI
Hanno continuato a difendere, senza pudore, le loro scelte di cieca volgare cementificazione, e di brutale desertificazione della città, col motto di: MEMENTO…SEGA E CEMENTO!
Ma la questione che maggiormente appassiona e per la quale tantissimi cittadini mi chiedono aggiornamenti, è la sorte delle migliaia di cordoli di granito serrese e pietra vulcanica di gran pregio prelevati dai cantieri di via del Gesù, piazza Luigi Razza, piazzetta del Lavoro, spiazzo Municipio, viale Affaccio, e poi caricate, nella stragrande maggioranza integre, e fatte scomparire. Credo che, oltre all’indiscutibile valore storico ed identitario, abbiano sul mercato un valore venale di centinaia di migliaia di euro, anche perché lavorate a mano da abili scalpellini locali e perché storicizzate, essendo trascorso un secolo dalla messa in posa.

Non mi risulta ci siano mai state risposte ufficiali. La più titolata a darle sarebbe certamente la STRAPOTENTE (lo scrivo in stampatello perché non vorrei che si leggesse altra parola parecchio assonante) pluringaggiata e altrettanto pluripagata, potentissima Responsabile Unica dei Provvedimenti (RUP), Signora Callisti. 160.000.000 di euro in progetti che portano la sua firma. Pensate, le spetta (legittimamente) lo 0,2% lordo dei lavori finanziati. Certo proporzionato alle tante responsabilità che si assume. Tipo firmare l’abbattimento del boschetto di pini in piazza Salvemini, contravvenendo alla prescrizione del magistrato del TAR della Calabria… Anzi no! Mi dicono che ha trovato un TURDONE che ha firmato al suo posto un’Ordinanza SINDACALE, pare inoltre commettendo reato, diventandone lui responsabile. E chi se non il nostro sciammannato sindacoAggarbatuni che appartiene a quella categoria di politici che, quando viaggiano, hanno bisogno di portarsi appresso la mamma perché non sanno cambiarsi il pannolino da soli.

La RUP non ricorderà che durante i lavori di sbaraccamento della vecchia pavimentazione in piazza L. Razza, con i camion che portavano via gli ultimi cordoli, che io vedevo e fotografavo perfettamente intatti, rispose stizzita e con manifesto fastidio che, in quanto rotti e non più utilizzabili, andavano conferiti in discarica. Di più non si sa. C’è chi dice di averli visti in proprietà private a Piscopio, chi sul Poro, ma di ufficiale nulla è stato detto. Ma è stato chiesto ufficialmente da qualcuno? Qualcuno dal Palazzo ha azzardato una risposta? Quali altre Autorità hanno titolo se non il dovere di intervenire? È stata mai presentata formale denuncia? È possibile intervenire D’UFFICIO? Esiste ancora la possibilità dell’avvio di un procedimento da parte di una Autorità alla quale perviene una NOTIZIA CRIMINI? Questa ed altre domande, alle quali non sempre so rispondere, mi vengono sottoposte quotidianamente.

Se si riconosce che non di monnezza stiamo parlando, è sufficiente che, chi ne ha voglia e autorità, vada a verificare le bolle di trasporto e conferimento in discarica e la discarica stessa, e già si possono trarre le prime conclusioni. Molto più facile se i cordoli sono stati cautelativamente depositati in un sito di proprietà comunale. Qui basterebbe controllare che ci siano TUTTI. Del resto escludendo l’ipotesi che decine di tonnellate di materiale possano essere scomparse in quei cinque minuti in cui l’operaio si distraeva per fumare una sigaretta, non dovrebbe, volendo, essere complicato seguirne le tracce. Per quel che mi riguarda, personalmente non so cos’altro fare, a chi rivolgermi.

Appartengo a quella generazione che, privata del megafono, non è stata più capace di dotarsi di uno strumento con il quale invitare alla mobilitazione chi non tollera l’assuefazione ai torti e alle ingiustizie. C’è in questi casi anche chi con devozione, difronte alla tracotanza del potere, riesce ad ottenere conforto e risposte mettendosi in contatto con una personale Entità Onnipotente, garantita perché, dal loro punto di vista, Infallibile. Io personalmente, in questa fase della mia vita, nella appassionata partita del DARE e DELL’AVERE con il mio conflittualissimo, asfissiante Supervisore mi trovo in perfetta parità, e non mi va di guastare questo travagliato equilibrio, coinvolgendoLo in mio soccorso in una squallida storiaccia di mariuoli che chissà quante volte avrà visto a Casa sua genuflessi e contriti, imploranti e pentiti.

Non escludo, bene inteso, che possa essere sufficiente per la soluzione di questa storia, un solerte, zelante brigadiere che, incuriosito dalle domande che pongo, le vada a condividere con un suo Superiore, o un Magistrato, o un Prefetto, altrettanto solerti, zelanti e curiosi, che si convincano che in questa storia possa esserci trippa per gatti.
Ma se, come prevedo, tutto questo non avverrà, non mi resta che tentare un’ultima strada, la più impervia, azzardata e contraddittoria.

Si tratta di rintracciare ed entrare in contatto con la più accreditata, temuta e rispettata corporazione mondiale. Visto l’argomento che trattiamo penserete a quella degli Architetti o degli Ingegneri, e invece no. Parlo della corporazione dei MURATORI; che col tempo si è trasformata in una Associazione “solidaristica, filantropica che si propone il miglioramento dell’umanità, la tolleranza, la fratellanza, la libertà di pensiero” e tante altre cose belle, belle, belle! Per cui chi meglio di loro?

Il mio problema, data la distanza sociale tra il mio ipogeo sotterraneo e il loro attico apicale, è attraverso quale strumento tentare un approccio. Una lettera? Va bene, e poi con quale appellativo ci si rivolge al loro? GranMaestro? Distinto, Spettabile, Illustrissimo, Magnifico, Eccellente, Egregio, Pregiato, Chiarissimo? E se, invece trattandosi di una Corporazione che conosce sacrifici, fatica, sofferenza e precarietà, non adotto una formula più modesta, umile e diretta come: “Caro Muratore. A Voi, che mi dicono che tanto potete, che siete un mastro senza uguali, che con le vostre mani nodose e callose sapete riparare tanti guasti, procurando enormi soddisfazioni ai tanti ai quali prestate i vostri servigi, tutelandoli anche da chi per invidia o cattiveria tenta di ostacolarli, e non tralasciando, per vostra naturale riservatezza ed umiltà, di intervenire, se necessario, SEMPRE in totale segretezza. A Voi mi rivolgo perché possiate dove altri non hanno potuto. Se Voi siete impegnato, perché sovraccaricato di obblighi e di oneri altrove, vedete se riuscite a convincere qualche vostro collega che sta già mettendo le sue mani ormai devastate dai calli nei cantieri del Comune, a trovare il modo di avere notizie dei cordoli asportati da quei cantieri e di cui si è persa ogni traccia, e magari farceli ritrovare”.
Questo scriverò e sono certo che questa volta finalmente riusciremo ad avere risposte.
A proposito…Ma c’è qualcuno che sa dirmi l’indirizzo?