di Rocco Tripodi
“Le mani degli alberi sono sporche di azzurro a furia di scavare dentro il cielo (Fabrizio Caramagna)”, le loro sono rosse…
Se prima di uscire, guardando fuori, vedete le strade bagnate, non prendete l’ombrello ma una (anche tre) compresse di Imodium diarrea: non è acqua piovana che sta allagando le strade, ma le copiose lacrime che scorrono dal CUORE PIANGENTE dei nostri amministratori. Affranti e inconsolabili perché nonostante abbiano lottato con le unghie e con i denti – qualcuno più ungulato con le zanne -, non hanno potuto fare a meno di abbattere, come hanno già fatto in piazza Municipio e in viale Affaccio, il boschetto davanti al consorzio agrario.
Anzi, in previsione dei prossimi tagli previsti, a partire da via Dante, di molte altre decine di alberi con conseguenti allagamenti delle strade sono stati presi d’assalto, preventivamente, gli scaffali di canotti, gommoni e paperette al Decathlon. Tanto nobile strazio è comprensibile! Forse perché tanto è il rammarico, il rimpianto, il senso di colpa sicuramente per essere STATI COSTRETTI a condividere negli ultimi decenni un atteggiamento passivo di incuria e di trascurata manutenzione del verde pubblico? O per aver rincorso ed ottenuto e sprecato finanziamenti da restituire badando più ai benefici per gli amici che non alle necessità dei cittadini? O perché hanno progettato in comunella e in comunella approvato? O per avere, di fronte a lavori inutili, fuori contesto, deturpanti e maleseguiti, oscurato i due foretti degli inseparabili cappucci con cui molti di voi si riparano, impedendovi così di esercitare un ruolo di controllo?
Del resto sempre vi abbiamo trovati addolorati e affranti, o no, quando gli escavatori per “incaute” manovre, finivano col tranciare le radici di alberi nei cantieri decretandone la fine. E giù lacrime. Sconsolate amare creature, perché nella necessità di porre un freno ad un’ecatombe arborea, hanno cercato e trovato un agronomo onesto, capace, referenziato perdipiu’ con un’accentuata sensibilità ed insolito senso civico. Ed ha sottoscritto che non è possibile, pensate un po’, escludere che QUALUNQUE ALBERO, PRIMA O POI POTREBBE CADERE e conclude, il mastro di tutti i mastricucuzzari: “per la tutela dei cittadini TAGLIAMOLI TUTTI”. Che dire Genio e paraculatezza!
E così dopo un’estenuante faticosa, snervante oltremodo impegnativa indagine…VISIVA, sottoscrive l’urgenza dell’abbattimento degli alberi sottoposti alla sua vista, e – nell’eccitazione del momento – di qualunque altra cosa, purché a pagamento. Frainteso, in tanti si sono presentati da lui per sottoporgli “a visita” la suocera. E quindi piangono, e quanto piangono…Destr e sinistr, avanti e marci.
Vivono in sofferenza la lacerante responsabilità che li ha obbligati, beninteso per la salvaguardia dei loro concittadini, a non rispettare le prescrizioni ed i tempi assegnati dai magistrati del TAR, procedendo arbitrariamente al taglio prima della data fissata per l’udienza in cui si sarebbe deciso se approvare o no il taglio. Immagino COSTRETTI, loro malgrado, anche ad assegnare le perizie ad un Agronomo non in possesso di Certificazioni ISA necessarie per legittimare firme su perizie. E costretti anche a sorvolare sul mancato controllo, della RUP (onnipresente) Signora Lorena Callisti, dei requisiti mancanti all’agronomo. Anzi nell’udienza è stato promesso addirittura che avrebbero presentato, e non lo hanno fatto, al magistrato, i risultati di un Pulling test sugli alberi incriminati richiesto dal WWF, un moderno efficace e attendibile test di tenuta degli alberi, anche attraverso prove di tensione che richiedono strumenti e professionalità specifici e certificati, sicuramente mancanti a “l’uomo che tastava gli alberi”.
Mi dispiace per loro ma non hanno suscitato commozione neanche all’interno del “Grande fratello”, per cui chiudiamogli il rubinetto ai cuori pieni di acqua – per loro ammissione -, e aspettiamo che tra pochi giorni il TAR si pronunci. Qualunque decisione sarà presa, la pena per gli alberi è stata emessa e già scontata alla faccia del buon magistrato che spero si indigni quanto me per l’arroganza prevaricatoria dimostrata dal non più tanto Aggarbatuni sindaco, ormai in caduta di stile. Dopo di che rimangono ancora tanti vuoti e tanti insoluti che mi auguro presto possano interessare la Procura della Repubblica.
A tutti quelli il cui cuore secerne lacrime quando raccontano balle agli elettori, vorrei chiedere se quel cuore sia lo stesso cuore che è rimasto algido e glaciale davanti allo spettacolo incancellabile e lacerante di decine forse centinaia di rondini che eccitatissime, impazzite e disorientate volteggiavano sopra gli alberi appena abbattuti, ogni tanto posandosi forse illudendosi di aver ritrovato qualcosa o qualcuno; e poi ripartire con inesauribile ritrovata energia. A vederle così animate fuori da quel contesto di sciagurata distruzione, paradossalmente continuerebbero a darci sensazioni di spensieratezza, di gioia non contenibile ed innocente esibizionismo.
Non mi dispiacerebbe se l’epilogo di tutto questo lo si potesse affidare alla regia di Hitchcock. Ma non nego che forse mi piacerebbe di più che mi venisse assecondata una jistima, un anatema : Che possano tutti gli uccelli, ogni volta che sorvolano i TITOLARI DI CUORE CHE PIANGE, cacare, con abilità balistica, loro in testa!
Già molti decenni fa, un vecchio contadino delle SERRE, testimone sofferente degli indiscriminati oltraggi e aggressioni al territorio, diceva: ”La Calabria non tena speranza. Bisogna portari a natra vanda tutti i calabrisi e chiuderla! Chiusa pe tutti. E non aprire fino a quandu NON SI TORNANU A VIDIRI I SERPI CU I RICCHI PILUSI”. Intendendo una specie di biscia sicuramente particolare estinta, propria di quei luoghi, o molto più probabilmente, usava uno straordinario calzante paradosso.