Vibo, elezioni “democratiche” tra “Ciao caro” e “Che forza hai tu?”. E che si aspetta a sciogliere l’Asp per mafia?

LE ELEZIONI DEMOCRATICHE A VIBO: TRA CIAO CARO E CHE FORZA HAI TU? CHE FORZA?

PROCURATORE REGGENTE CAPOMOLLA E PREFETTO: A VIBO SI PUO’ VOTARE?  E CHE SI ASPETTA A SCIOGLIERE L’ASP PER MAFIA?

La famiglia Lo Bianco controlla da sempre l’ospedale di Vibo Valentia. La relazione che ha accompagnato nel 2010 il commissariamento dell’Asp di Vibo Valentia per infiltrazioni mafiose ha delineato il grado di ingerenza dei Lo Bianco nella sanità vibonese, con il controllo di appalti e forniture sino a contatti compromettenti con medici, infermieri e personale amministrativo. Le motivazioni dello scioglimento descrivevano un quadro ancor più allarmante: “Le famiglie mafiose dei Lo Bianco, dei La Rosa e dei Gasparro-Fiaré risultano essere in rapporti di  relazione diretta e/o indiretta con personale dipendente dell’Asp”.

Proseguendo nel nostro viaggio degli intrecci della politica vibonese con le ‘ndrine locali una tappa fondamentale con poteva che essere la sanità. La domanda che abbiamo sempre rivolto a Nicola Gratteri fino al giorno in cui è partito per Napoli e al prefetto di Vibo Valentia in base alle indagini svolte dallo stesso Gratteri e dalla DDA, è sempre la stessa: A Vibo Valentia ci sono le condizioni democratiche per andare al voto per il Comune nel 2024?

Anche oggi partiamo dall’operazione MAESTRALE-CARTHAGO, della quale appena cinque mesi fa è andata in scena la seconda parte.

“Le investigazioni coordinate da questo Ufficio di Procura – si legge nel comunicato diffuso oggi dalla Dda – hanno messo in evidenzia le cointeressenze, gli accordi corruttivi e i forti legami della criminalità organizzata con esponenti del mondo politico e della pubblica amministrazione, evidenziando, tra l’altro, il completo asservimento dell’Asp di Vibo Valentia alle consorterie mafiose di Mileto, Limbadi e Vibo Valentia, grazie anche a funzionari e dirigenti medici compiacenti, per ipotesi corruttive e scambio elettorale politico mafioso (alcuni medici dell’Asp, alcuni dei quali non più in servizio, sono stati colpiti dal provvedimento) e forti infiltrazioni della criminalità organizzata nel comune di Zungri e di Briatico per favorire persone compiacenti nell’assegnazione di posti messi a concorso…”. 

Inoltre, già nell’ordinanza del maggio 2023 della Dda si leggeva: ”Il quadro investigativo emerso consente di avere un chiaro panorama di cointeressenza dell’Asp di Vibo Valentia sia con la criminalità organizzata e sia con esponenti politici di vario livello. Tale cointeressenza di fatto condiziona in modo totale l’esercizio delle funzioni dell’ente che mediante i propri atti risponde a logiche criminali e politiche invece che perseguire l’interesse pubblico afferente la sanità”. “Le risultanze acquisite, suffragate dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, consentono di individuare specifici legami con i vari dirigenti medici da parte di esponenti politici e criminali”.

Nello specifico le accuse della Dda riguardano  gli appalti delle mense degli ospedali della provincia di Vibo, la gestione di un concorso per 5 posti di Oss, la gestione degli appalti in generale. Ne abbiamo già parlato, in breve: la Dda descrive un sistema intrecciato fra ‘ndrine, politica, burocrazia, massoneria e affari.

Nei casi riguardanti l’operazione Maestrale, Domenico Colloca, accusato di essere partecipe attivo della ‘ndrina di Paravati, si mette in movimento per difendere  l’accredito di alcuni centri di accoglienza che lo Stato voleva chiudere. Per fare questo  si mette in contatto perfino con il deputato Peppe Mangialavori (non indagato) di cui la Dda ci fornisce una intercettazione da vecchi amici e conoscenti. Colloca: “buongiorno.  Mangialavori: ciao caroColloca: scusa se ti disturbo ma è un.. è una.. era una cosa mezza urgente.. quindi ho detto io… lo chiamo!.. se c’è…; Mangialavori: dimmi…; Colloca: ci sei a Vibo? O no…; Mangialavori: sì, sono allo studio io…; Colloca: e devo venire a trovarti con Azzurra Pelaggi.. che deve parlare lei.. la conosci?? si.. sicuramente si…; Mangialavori: si.. ho già capito qual è la problematica…”.

Non andiamo avanti nella storia che abbiamo già raccontato, vogliamo sottolineare la confidenzialità e la conoscenza che esce fuori tra un rappresentante delle Istituzioni, componente della commissione antimafia e una persona vicina alla ndrangheta. Addirittura abbiamo maggiore confidenzialità in questa telefonata che nell’altra intercettata tra lo stesso Colloca e Cesare Pasqua, dove vi sono momenti di frizione e di sfida, stiamo parlando come “uomini d’onore”, prima di  raggiungere un accordo sui voti da portare al figlio Vincenzo. Esclama il Pasqua: “Che forze hai tu? Che forza hai? Quantificatevi…, tu quanto senti che pesi? Quanto pensi che puoi pesare tu?”. Colloca risponde a Pasqua che Peppe Mangialavori… e gli potete domandare…quando si è candidato la prima volta lui alla Regione…è venuto a trovarmi…, me l’hanno presentato che io non sapevo nemmeno come si chiamava…a Mileto a Peppe Mangialavori non lo conoscevano…, non sapevano nemmeno chi era quando è venuto con me a Mileto”. 

Naturalmente Mangialavori non è indagato ma quello che esce fuori è come i voti  diventano moneta di scambio. Più voti porti, più accredito e prestigio puoi avere e più interlocuzione puoi intraprendere con la politica che conta e con l’apparato burocratico. In democrazia un voto dovrebbe essere uguale a quello di un altro, a Vibo non è così, il voto di alcuni valgono cinquanta, cento, mille, voti in piu’ del cittadino qualunque. Gli affari non puzzano mai se portano soldi e potere.

Nel processo Rinascita Scott depone, a fine maggio del 2021, il pentito Andrea Mantella che afferma: “…in ospedale a Vibo quasi tutti i dottori erano funzionali al clan Lo Bianco ed in particolare erano a disposizione il cardiologo Comito (non indagato), l’ortopedico Michele Soriano (non indagato) e il dottore Zappia (non indagato ).

“Nel 2001 – dice Mantella – vengo ricoverato all’ospedale di Vibo Valentia tramite Paolino Lo Bianco che era stato assunto proprio in ospedale e mi ha così sistemato tutta la situazione. Abbiamo finto un intervento al mio ginocchio e il dottore Soriano mi appoggiò ed aiutò ad essere ricoverato in ospedale dove facevo la spola fra i vari reparti e dove a Medicina generale avevo l’appoggio del dottore Francesco Miceli (defunto e mai indagato, anche lui fu consigliere comunale a Vibo per molti anni), ad Ortopedia di Michele Soriano (non indagato), a Malattie infettive dei dottori Mimmo Corigliano (non indagato) e Bertucci (non indagato), per le radiografie falsate c’era il dottore Bardari (non indagato)”. Tutti  i dottori citati da Andrea Mantella non sono mai stati indagati, ma il nostro ragionamento riguarda l’aspetto politico ed etico e non il penale.

Comito, non sarebbe altro che Michele Comito (non indagato), primario di cardiologia all’Ospedale di Vibo Valentia, bravo professionista, umile,  e sempre disponibile. Ma qui parliamo di altro. Parliamo di sospetti contatti e disponibilità tra medici dell’Ospedale e il mondo della ndrangheta.  Michele Comito è stato eletto consigliere comunale di Vibo Valentia nel 2001 e ha ricoperto la carica di presidente del consiglio Comunale, poi è stato rieletto nel 2005 sempre in Forza Italia. Nel 2021 viene candidato da Peppe Mangialavori (non indagato) alle elezioni regionali e viene eletto consigliere sbancando  con oltre 13 mila preferenze. Uomo di fiducia di Mangialavori , è oggi capogruppo Forza Italia in consiglio regionale  prendendo il posto del cognato Giovanni Arruzzolo, eletto nel collegio di Reggio Calabria, che a settembre è stato eletto in Parlamento. Inoltre è coordinatore provinciale a Vibo di Forza Italia.

Michele Soriano, (non indagato), primario del reparto di Ortopedia, oggi in pensione, fu candidato nel 2010 dal centrosinistra contro Nicola D’Agostino del centrodestra. Al primo turno raggiunse il 41% dei voti risultando il più votato grazie anche alla divisione del centro destra. Nel ballottaggio si fermò al 40% contro il quasi 60% di D’Agostino. E’ stata l’ultima candidatura di un’attività politica che parte dalla prima repubblica con il  Partito Socialista. Nella seconda Repubblica approda al Pd, personaggio di spicco e divisivo, ritorna alla ribalta nelle elezioni politiche del 2018 quando per sabotare la candidatura del suo ex alleato Brunello Censore si disse che avrebbe partecipato ad una cena a casa di Francesco De Nisi, ex presidente della Provincia di Vibo in quota Partito democratico, alle regionali 2020 candidato con la Casa della Libertà, oggi consigliere regionale con il centrodestra.

Alla cena avrebbe dovuto esserci oltre a Michele Soriano, come emerge dalle intercettazioni del Ros, la candidata al parlamento per il centrodestra Wanda Ferro, che non vi prese parte e che vinse nel collegio uninominale

Doveva esserci anche Pietro Giamborino, che benché invitato non vi partecipò, per  fedeltà al Pd. Sostenne che al Senato avrebbe votato per il Pd, mentre alla Camera avrebbe sostenuto solo per far perdere  il suo rivale di partito Censore sostenuto da Vito Pitaro (non indagato):  “Io voto centrodestra, disse Giamborino  perché è uno strumento per abbattere Censore, punto e basta”. Così riportarono alcuni giornali nel raccontare la vicenda.

Raccontiamo questa vicenda per far capire uno spaccato del mondo politico purtroppo non solo vibonese. Un modo di far politica tra vecchi e nuovi notabilialleanze che si creano e si rompono in un batter di ciglia, vecchie e nuove amicizie e rivalità, contatti e intrecci pericolosi con personaggi equivoci e con la massoneria alla ricerca del facile consenso. Oggi nel consiglio Comunale di Vibo Valentia siede il figlio del Dott. Michele,  l’avvocato Stefano Soriano (mai citato in nessuna intercettazione e/o da pentiti). E questa è un’altra usanza che sta prendendo piede nella politica calabrese e nazionale dalla famiglia Gentile a Cosenza fino alla potente famiglia De Luca in Campania.

Lo stesso avviene per il dottore Michelangelo Miceli (non indagato), oggi Direttore sanitario dell’Asp, anche lui citato e non indagato nell’ordinanza Maestrale- Carthago pur non essendo indagato, che consigliere comunale per diverse legislature con la sinistra, ora ha in consiglio comunale il figlio Marco. La Dda tira in ballo il nome del Dottore Michelangelo Miceli (non indagato) per un concorso di 5 posti per operatore socio sanitario (Oss) indetto dall’Asp di Vibo dove si  sarebbe avuta “l’alterazione delle procedure concorsuali”. Anche qui, secondo la DDA di Catanzaro,  interviene la politica con vari condizionamenti. Nell’ordinanza si legge: Tale azione veniva svolta avvalendosi di una serie di contatti politici ed orientati in prima istanza ad intercedere con il dott. Dominelli Domenico (non indagato) mediante Armando Mangone e Bruno Censore (non indagato), ed in seconda istanza ad intercedere con il dottore Angelo Michele Miceli mediante Vito Pitaro (non indagato)”.

Vito Pitaro per non scavalcare Gregorio Coscarella, nipote del boss di San Gregorio d’Ippona Rosario Fiarè, chiede a quest’ultimo il consenso per l’assunzione. La vicenda è resa pubblica per un’intercettazione in cui Coscarella parlando con Colloca l’informa di  essere stato contattato da Vito Pitaro, Michelangelo Mirabello (ex consigliere regionale Pd, non indagato) e Angelo Michele Miceli (non indagato) che  lo informavano che una  dipendente della Dussman service  (estranea ai fatti ), che garantiva il servizio di mensa agli ospedali,  avrebbe vinto il concorso  al fine  di ottenere da tale persona un numero elevato di voti. 

La DDA sintetizza bene la situazione: “Le risultanze acquisite, suffragate dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, consentono di individuare specifici legami con i vari dirigenti medici da parte di esponenti politici e criminali”.  Ed ancora: “L’attuale attività di indagine, mediante la ricostruzione dei retroscena relativi alla gestione degli appalti da parte dell’Asp di Vibo e la stretta correlazione con la criminalità organizzata ha offerto un punto di vista privilegiato ed attuale circa gli assetti dell’ente sanitario ed i più che evidenti condizionamenti”. Parla di  “condizionamento totale” dell’Asp da parte della criminalità organizzata e della politica”.

Per tornare alle testimonianze al processo Rinascita Scott, parliamo di quella  dell’altro pentito Bartolomeo Arena, tenutasi agli inizi di Agosto 2021. Arena fa a sua volta i nomi dei Dottori disponibili ad aiutare i ndranghetisti: Mio zio Domenico Camillò, detto Mangano, lavorava all’archivio dell’ospedale di Vibo, così come all’ospedale lavoravano pure Paolo Lo Bianco come ascensorista e Giuseppe Barba detto Pino Presa. Sia l’ospedale che il Comune di Vibo sono luoghi considerati come loro salotti dagli ‘ndranghetisti. Dentro l’ospedale di Vibo facevamo quello che volevamo, saltavamo le prenotazioni parlando subito con i medici. Io stesso, dovendo essere operato ad una gamba, andai a parlare con il dottore Rocchino ( n.r.scomparso da tempo e mai indagato), amico di mio zio, il quale mi disse che l’operazione si poteva fare solo all’ospedale di Tropea poiché per ragioni politiche il dottore Franco Petrolo (n.r. non indagato) non gli dava la sala operatoria dell’ospedale di Vibo. 

Mio zio Domenico Camillò andò così a trovare il dottore Franco Petrolo il quale gli chiese, riferito a me, se davvero fossi il nipote. Rispondendo mio zio affermativamente, il dottore Franco Petrolo disse che potevo essere operato a Vibo e non più a Tropea.  Rincara la dose Arena affermando che lo zio Domenico Camillò sarebbe riuscito tramite alcuni medici dell’ospedale di Vibo a far visitare pure alcuni latitanti: “Non ricordo il nome del medico che, tramite mio zio, visitò Ciccio Mancuso, detto Tabacco, quando venne ferito in un agguato”.

Bartolomeo Arena ricorda però i nomi di altri medici. E aggiunge, se non fosse chiaro il suo dire: “I medici erano a disposizione di mio zio Domenico Camillò e se dovevamo fare delle truffe alle assicurazioni andavamo dai dottori Soriano e Maglia che ci davano 30 giorni di riposo senza fare alcuna visita. Facevamo così le truffe alle assicurazioni simulando incidenti stradali con false certificazioni. Ho simulato personalmente  dei falsi sinistri stradali. Con mio zio Domenico Camillò andavamo dal dottore Vincenzo Giunta, neurologo, a Moderata Durant. Era comunque un dottore che dipendeva dall’ospedale di Vibo. Avevo simulato un incidente stradale il dottore Giunta mi fece una particolare relazione dove venne scritto di tutto. Ma – ha aggiunto il collaboratore – era tutto falso. Questa cosa dei falsi incidenti stradali per truffare le assicurazioni la facevano un po’ tutti: i Macrì, i Camillò, i Pardea. Anche i periti assicurativi ci favorivano”.

dottori Soriano, Maglia, Giunta e Petrolo non sono mai stati indagati e non sono a processo nel maxiprocesso Rinascita Scott.

Arena va avanti e risalendo nel tempo  dichiara che a dare l’ordine di votare Francesco Bevilacqua, ex senatore eletto nel collegio di Vibo, (non indagato)  fu Enzo Barba. La cosca Lo Bianco-Barba di Vibo avrebbe avuto rapporti storici già con il padre del politico e quando l’uomo vinse le elezioni ed entrò in Senato, gli uomini della cosca si recarono nella sede di Bevilacqua in centro a Vibo. Arena dichiara che Bevilacqua; “è fratello di uno ’ndranghetista, Ferruccio, affiliato ai Pardea fin dagli anni ’70, avendo attivato il locale insieme a mio padre!. Inseguito Ferruccio Bevilacqua si  è avvicinato al ramo di Giuseppe Mancuso detto ’Mbrogghjia.Ferruccio è anche un massone con legami con Carmelo Lo Bianco “Piccinni” ed Enzo Barba “Il musichiere”.  In più Bartolomeo  Arena aggiunge  che  un altro senatore avrebbe avuto l’appoggio della cosca Lo Bianco-Barba: “Giuseppe Mangialavori (non indagato) senatore e attualmente coordinatore regionale di Forza Italia, sostenuto nel periodo 2017/2018”.

Stiamo vedendo  come la famiglia Lo Bianco controlli l’ospedale di Vibo Valentia e nell’ordinanza di scioglimento dell’Asp di Vibo si parlava anche del controllo sulla Clinica dei Gerani. Nell’ordinanza  DDA  dell’operazione Rinascita Scott si scrive: Villa dei Gerani” rappresenta una corsia preferenziale per i contatti con medici e dirigenti sanitari, al fine di ottenere ricoveri, visite ed accertamenti medici, trasferimenti all’interno degli uffici, nonché per ottenere referti medici finalizzati ad agevolare le condotte illecite della consorteria”.

A loro si rivolge una  parte della politica vibonese in cerca di voti. Politici più o meno collusi, dirigenti e funzionari, tutti hanno un atteggiamento ossequioso verso di loro. E’ una forma mentis che si è radicata in anni in cui lo stato è stato assente e silente. Anche se non è strettamente intrecciata con aspetti sanitari va raccontata  la vicenda che vede coinvolto il docente Vincenzo De Filippis (già consigliere comunale e assessore all’ambiente del comune di Vibo Valentia) che, nel 2018, viene candidato per la Camera dei Deputati con la “lista civica popolare” di Beatrice Lorenzin. Orazio Lo Bianco, dipendente dell’Ospedale di Vibo ed esponente di spicco della famiglia, avrebbe  procacciato voti per il professore De Filippis, in cambio della promozione scolastica del proprio figlio Luigi.  Tutto questo esce fuori dalle intercettazioni della DDA: “Io dico la verità adesso glieli sto raccogliendo a De Filippis i voti … ma non per qualcosa per il “figliuolo” ed aggiungeva “a nessuno… solo per lui.. sai perché li sto raccogliendo a De Filippis? per il “figliolo” per la scuola.., altrimenti nemmeno glieli raccoglievo… me ne fottevo di lui”. Le elezioni andarono male per De Filippis che si lamentò con il fratello di Orazio Lo Bianco, Alfredo, consigliere del Pd che avrebbe smussato i dissapori tra i due.

CONCLUSIONI

Il presidente della Regione Roberto Occhiuto, nonché commissario alla Sanità, oggi rilascia interviste urbi et orbi (è il caso di dirlo) affermando che sotto la sua guida la sanità calabrese sta rinascendo. Lui dà l’immagine del fiero guerriero che combatte contro nemici invisibili che hanno soffocato la sanità nel decennio, anzi che dico nel ventennio, dei commissari esterni. Poi lancia la campagna del Sanibook e degli 80 laureati che faranno da ispettore Clouseau nelle strutture sanitarie calabresi. Siamo agli espedienti propagandistici più populistici, beceri e inverecondi. Lui e la sua squadra di direttori generali e amministrativi che dovrebbero controllare il funzionamento delle strutture in pratica si lavano le mani e delegano dei giovani laureati che non avranno tempo  nemmeno di acquisire le conoscenze dovute che già saranno sostituiti dopo tre mesi da altri giovani e così via.

Ogni idea è buona per fare del sano clientelismo. Qualcuno dovrebbe dire a Robertino Occhiuto che non c’è bisogno né delle telefonate anonime né tanto meno di ispettori Clouseau. La sanità con lui commissario continua a fare schifo come in passato, e non negli ultimi dieci… venti anni. La sanità calabrese fa schifo dall’istituzione delle Regioni perché la politica ne ha fatto carne di porco sia con le giunte di centrosinistra e sia con quelle di centrodestra.

Invece di pensare allo show mediatico del Sanibook e prima dei medici cubani, potrebbe pensare a nominare una squadra all’altezza e non persone scelte solo  per la fedeltà a lei e al suo sistema di potere. Il presidente Occhiuto a febbraio 2023 aveva confermato alla guida dell’Asp di Vibo l’avvocato Giuseppe Giuliano, uno che è dal 2020 che a rotazione ritorna in questo ruolo dove certamente non ha brillato. Non ha brillato né a Vibo, né a Catanzaro. 

Lo dicono i sindacati, le associazioni e  i comitati di base sulla sanità che non sono campioni di intransigenza e fermezza. Anzi! Lo dice soprattutto l’indagine Agenas sugli ospedali calabresi. I peggiori risultano quelli di Mater Domini e lo Jazzolino di  Vibo. Sarebbe ingiusto dare la responsabilità  solo a Giuseppe Giuliano, ma di certo anche lui ha contribuito a questi risultati negativi. In entrambi i posti lui è stato Commissario sia al Mater Domini che all’Asp di Vibo Valentia, dove poi è stato nominato come direttore generale. Fino a quando Gratteri ha perso la pazienza e l’ha interdetto per motivazioni riguardanti la gestione del Covid a Catanzaro ma formalmente gli ha tolto il giocattolo dalle mani nel silenzio di Robertino il parassita, che al suo posto ha messo… un generale dei carabinieri…   

L’ospedale di Vibo Valentia raggiunge risultati negativi in quasi tutte le aree prese in esame. Molto basse le prestazioni erogate nelle aree del respiratorio, della chirurgia generale e dell’ostemuscolare. Basse le performance della gravidanza e parto e del cardiocircolatorio, nella media solo l’area del sistema nervoso. E qui c’è la prova del nove. L’unico reparto che si salva è quello diretto e impostato dal dottor Domenico Consoli, su cui il pentito Andrea Mantella nella sua deposizione al processo Rinascita Scott, afferma che era il più onesto: “Nonostante sia intervenuto da lui Carmelo Lo Bianco “Piccinni”, siccome era un dottore onesto, per bene, per evitare problemi ha fatto le sue considerazioni e io dopo un giorno me ne dovetti andare in un altro reparto”.

Abbiamo descritto in parte i condizionamenti della politica sulla sanità a Vibo  Valentia, gli intrecci pericolosi con il mondo ‘ndranghetista, il controllo dell’ospedale di Vibo Valentia. Non abbiamo usato nostre parole ma quelle delle ordinanze delle ultime indagini svolte da Nicola Gratteri e dalla Dda di Catanzaro.

Anche qui esce fuori come le indagini sono riuscite solo  in parte a individuare le responsabilità di dirigenti e politici di primo piano. Alle contestazioni con fatti specifici e avallate dalle dichiarazioni di collaboratori di giustizia poi spesso non si è riusciti a individuare responsabilità penali conseguenti.  Peccato !

Certo, molto di più si poteva e si doveva indagare sulla sanità calabrese, un mondo che suscita vasti appetiti e interessi. In ogni caso un dato è ritenuto certo dalla Dda di Catanzaro. La ‘ndrangheta vibonese ha un controllo quasi totale della sanità vibonese e delle sue strutture. E’ la ndrangheta con i suoi intrecci con la politica, la massoneria e certi apparati amministrativi che hanno ridotto la sanità nelle condizioni penose e allarmanti in cui si trova.

Ci sono le condizioni perché le prossime elezioni comunali a Vibo siano libere? La domanda non va più rivolta a Gratteri, che ha comunque acceso i riflettori sulla ndrangheta vibonese. Ma al suo reggente Capomolla e al nuovo prefetto, che purtroppo ha mandato Commissioni d’accesso dappertutto in provincia di Vibo (Nicotera, Stefanaconi, Tropea, Mileto, Filadelfia oltre ai comuni di Soriano, Acquaro e Capistrano già sciolti) ma guarda un po’ il caso a Vibo Valentia no…

Tra un mese ci saranno altre 400 e passa persone a caccia di un posto in consiglio comunale. Tanta gente perbene e tanti allocchi che pensano di avere le stesse chance di chi può muovere altre pedine e tanti settori. Può mai essere una gara equa e con condizioni di partenza paritarie? Il procuratore Gratteri sa meglio di noi che non sarà così. Per cui la domanda è sempre quella: A VIBO VALENTIA CI SONO LE CONDIZIONI DEMOCRATICHE PER ANDARE A VOTARE?

La stessa domanda la rivolgiamo al prefetto e in più chiediamo: l’Asp di Vibo fu sciolta per mafia nel 2014 ma oggi per molti versi la situazione è peggiorata. La Commissione d’accesso è stata doverosamente inviata ma non bisogna perdere tempo. Perché non si scioglie di nuovo l’Asp di Vibo per condizionamenti mafiosi?