Vibo. Le tragicomiche vicende dei beni confiscati ai Mantella ma ancora utilizzati nel silenzio imbarazzante dello stato

ABUSIVISMO E BENI CONFISCATI DALLO STATO ALLA FAMIGLIA DEL PENTITO ANDREA MANTELLA UTILIZZATI TRANQUILLAMENTE, NEL SILENZIO DI ISTITUZIONI E AUTORITÀ.

Guardando dall’alto del Castello Normanno-Svevo di Vibo Valentia si può ammirare un paesaggio mozzafiato, specie quando la rugiada mattutina si adagia lungo la Vallata del Mesima. Un dipinto di straordinaria bellezza, se non fosse deturpato da abusi edilizi e pericoli che corrono lungo la strada provinciale n. 15 Vibo/Stefanaconi.

Accessi abusivi, palazzi a più piani, masserie, muri pericolanti, sia a destra che a sinistra della provinciale. Tutto all’interno della competenza territoriale del Comune di Vibo Valentia. Qui chiunque negli anni ha potuto costruire liberamente e a dismisura, nel silenzio di tutte le amministrazioni comunali che si sono succedute.

Appena sotto il Castello di Vibo si trova la masseria della famiglia del pentito Andrea Mantella, colui che impose di deviare il tracciato della cosiddetta Tangenziale Est per preservare l’abusiva proprietà. Cosa che in effetti avvenne. Questa sua dichiarazione si trova nelle carte dei processi che lo riguardano. Sulla Tangenziale Est sono noti anche i risvolti giudiziari che all’epoca coinvolsero politici e dipendenti della Provincia di Vibo. E’ di qualche giorno fa la notizia della demolizione, disposta dal Comune di Vibo, dopo tanti anni dall’ordinanza, di un piccolo gazebo in ferro realizzato dai Mantella.

Per la sindaca Maria Limardo è stata ripristinata la legalità. Non si sa di quale legalità parla, però, anche se spesso ne fa menzione. A presenziare ai lavori di demolizione, secondo i più informati, vi erano più forze dell’ordine di quelle impiegate per l’operazione Rinascita Scott…  Una città militarizzata e intasata, così raccontano alcuni passanti, al punto di pensare che si rievocasse la storica Presa della Bastiglia.

Eppure si trattava di un gazebo di non più di dieci metri quadri… A dimostrazione che per i cittadini vibonesi lo Stato c’è, seppur solo fino a quel chilometro… Non solo Cristo si fermò ad Eboli, ma anche le forze dello Stato si sono fermate al piccolo gazebo in ferro, quando, a nemmeno 500 metri da lì, la famiglia Mantella da anni pascola le proprie pecore e risiede tranquillamente in dei beni abusivi, ancor più sequestrati e confiscati, quindi di proprietà dello Stato.

Muri pericolanti, recinzioni e lamiere penzolanti, animali che spesso vanno a finire sulla provinciale, questo è il rischio che da anni corrono i tanti automobilisti che passano da lì, in alcuni casi subendo anche gravi incidenti. Lo Stato dov’è? Il Comune di Vibo dov’è? Eppure per la sindaca Limardo basta qualche demolizione, decisa solo negli ultimi mesi del suo mandato, per accreditarsi agli occhi di autorità e Prefetto, anche riuscendoci per grazia ricevuta. Non si conosce chi sia il Santo protettore ma se il Comune più chiacchierato della regione Calabria è riuscito a schivare – almeno per ora – la Commissione di accesso antimafia agli atti, qualcosa di divino ci dovrà pur essere. Se le fonti sono attendibili, certo è che i beni dei Mantella sono abusivi oltre che pericolanti, ma poiché sono anche da tempo confiscati e dagli stessi ancora utilizzati, allora bisogna concludere che a Vibo non c’è un palmo di netto. L’ipocrisia di chi vede la pagliuzza nell’occhio altrui ma non la trave nel proprio, rende meglio l’idea di cosa sia lo Stato per i vibonesi. Noi speriamo che il nuovo Prefetto non sappia queste cose e le apprenda adesso che qualcuno le scrive ma se non fosse così sarebbe veramente molto grave. Incrociamo le dita, come sempre e mandiamo un pensiero al “super procuratore” e ai suoi affiliati che hanno consentito e consentono ancora queste tragicomiche vicende che tutti i vibonesi purtroppo conoscono.