mercoledì, Luglio 2, 2025
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Vibo, nuova giunta? Questo passa il convento: le logiche sono sempre uguali e i figli d’arte parecchio imbarazzanti

 IL CONVENTO QUESTO PASSA A VIBO !!

La nuova Vibo Valentia è nata l’altra sera con l’elezione del presidente del Consiglio e della presidenza. E’ stato eletto Antonio Iannello del Pd alla quarta votazione. Nello spoglio decisivo ad un certo punto è riecheggiato un… Nicola Gratteri. Forse qualche mattacchione ha voluto ricordare una stagione che doveva portare ad un rinnovamento profondo della politica vibonese e della sua classe dirigente. Delle tante indagini di Nicola Gratteri e della Dda di Catanzaro, nessun candidato a sindaco e nessun partito ne ha parlato nella campagna elettorale. Sulla ‘ndrangheta solo e sempre slogan vuoti e impegni generici… non vogliamo il voto dei mafiosi… trasparenza… Il solito bla bla bla.

Il nuovo sindaco Enzo Romeo parla di cambiamento e di nuova fase nell’entusiasmo dei suoi sostenitori e nella speranza di molti cittadini. Dopo quasi 20 anni di opposizione si accontenta della conquista del palazzo d’inverno pensando che la rivoluzione è cosa fatta. La prima impressione dai nominativi della giunta varata, più che di cambiamento sa di antico e di già visto.

Certo, ci sono delle facce nuove soprattutto imposte dal vincolo di avere almeno quattro donne in giunta. E infatti abbiamo la presenza di quattro donne. La vicesindaco Loredana Pilegi con la delega all’urbanistica, la cinquestelle Luisa Santoro alla digitalizzazione, che   nella passata consiliatura fu eletta in Consiglio prima di dimettersi, la professoressa Vania Continenza scelta dal Pd con la delega alla scuola, solo perché Laura Pugliese ha preferito rimanere in Consiglio, e parliamo di un’altra dal passato politico turbolento… 

E qui finisce il “rinnovamento” anche se mettendo insieme tutte le deleghe delle quattro assessore non si raggiungono quelle in testa al solo Stefano Soriano. In pratica le donne servono un po’ da ornamento, pensate che la Pilegi – e non si capisce bene il perché – viene presentata come espressione del consigliere regionale Antonello Lo Schiavo come se non avesse una propria personalità e autonomia, mentre è anche una decana del consiglio comunale.

Poi a ricoprire la quarta casella femminile della giunta c’è Lorenza Scrugli, alla quale  è stata assegnata la delega alle politiche sociali, la stessa delega che ricopriva nella giunta di centrodestra di Elio Costa fino alle dimissioni del 2018, quando il movimento “Vibo Unica” di Stefano Luciano decise di uscire da quella maggioranza. In pratica una continuità amministrativa su una materia dove le differenze tra le visioni di centrodestra e di centrosinistra dovrebbero essere abissali. Ma a Vibo tutto fa brodo.

La vittima inaspettata della quota femminile è stato Michele Furci, segretario del M5S, che ha dovuto cedere il posto in giunta alla Luisa Santoro davanti alla richiesta ferma del sindaco Romeo al deputato Riccardo Tucci di avere nella delegazione stellata un nominativo femminile. Esigenza  reale ma colta al volo per mettere fuori gioco un uomo di esperienza come Furci che forse poteva fare un po’ ombra e a cui bisognava riconoscere la carica di vicesindaco visto il suo lunghissimo curriculum vitae. Il sindaco impone la presenza di un’assessora al M5S e poi, invece, sui restanti quattro assessori di sua diretta scelta, solo un posto viene assegnato ad una donna, la Lorenza Scrugli di cui abbiamo parlato prima. Gli altri due assessori espressione della propria lista civica “Centro studi progetti” sono tutti maschi…. masculazzi verrebbe da dire. Infatti entrano nella giunta l’avvocato Marco Talarico con la delega agli affari generali e contenzioso, e Salvatore Monteleone. Così come il super tecnico, l’uomo mascherato, di cui ancora non è stato svelato il nominativo. E vedremo che campione di scienza commerciale verrà servito. Insomma non sembra che la rappresentanza di genere sia proprio al centro dei pensieri di Enzo Romeo.

Singolare è la nomina dell’avvocato Marco Talarico con la delega al contenzioso, considerate alcune disavventure in cui è incorso negli anni, anche se ne è uscito bene. Nel 2017 il gip del Tribunale di Catanzaro su richiesta del sostituto procuratore della Dda chiese l’archiviazione per una accusa di estorsione e tentata estorsione perché palesamente infondata. Poi ci fu la vicenda di due cooperative sociali, la Monteleone Servizi e la Monteleone Protezione Civile da lui fondate a cui fu data, nell’ottobre 2017, un’ìnterdittiva antimafia. Ci fu la nomina da parte del Prefetto di allora, Guido Longo, di un amministratore straordinario e temporaneo. Talarico impugnò al Tar i provvedimenti di interdittiva ma perse sia in sede cautelare che nel merito.
Nella sentenza del Tar Calabria n. 260 pubblicata il 20 febbraio 2023 si legge che “… come già rilevato nella provvisorietà della sede cautelare – sia di prime che di seconde cure – la prognosi svolta dalla pubblica amministrazione in ordine all’esistenza di possibili infiltrazioni di associazioni mafiose è da ritenersi non illogica nè irrazionale, tenuto conto del numero di rapporti con soggetti gravati da indizi di condizionamento mafioso, dal contenuto del quale possono desumersi elementi per ritenere l’esistenza di rapporti relativi all’attività svolta dalla stessa ricorrente e rapporti tra soci e amministratori della stessa con soggetti appartenenti alla criminalità organizzata” e che “emerge un quadro indiziario contraddistinto da plurimi e concordanti elementi sintomatici di infiltrazione mafiosa”.
Finito il periodo di interdittiva per mafia, la Monteleone si è fusa nel 2019 ed è stata riammessa nella “white-list”. Talarico non è mai stato indagato su questa vicenda, né rinviato a processo. Incensurato era ed incensurato è rimasto. Ma sta di fatto che due cooperative da lui presiedute hanno ricevuto un interdittiva antimafia perché si rapportavano a soggetti appartenenti alla criminalità organizzata. Non certo un bel viatico per chi professa a pieni mani il cambiamento soprattutto a Vibo, e soprattutto per quanto riguarda incarichi pubblici. Come può un presidente di due cooperative interdette temporaneamente per mafia ricoprire 8 anni dopo un posto di assessore in un avamposto come Vibo?
Abbiamo infine il super assessore Stefano Soriano che ha fatto il botto di deleghe dal turismo, alla cultura, passando per il commercio, fondi comunitari, sport, attività produttive e chi più ne ha più ne metta. Invece all’ultimo arrivato in casa cinquestelle Marco Miceli è stato assegnato l’assessorato all’ambiente, un assessorato  scomodo e rognoso. Stefano  Soriano e Marco Miceli hanno in comune l’essere figli di cotanti padri. I loro padri sono stati lungamente sulla scena politica vibonese della prima e seconda repubblica. Michele Soriano, padre dell’assessore Stefano, è stato politico di punta del Psi vibonese fino ad approdare nel Pd. Michelangelo Miceli, padre dell’assessore Marco, consigliere comunale per decenni nell’evoluzione del PCI, PdS, DS, PD. Entrambi lasciano il testimone della politica ai figli non disdegnando consigli, tattiche e strategie. Fino ad arrivare – il figlio di Miceli – ad aderire al M5S, primo caso di passaggio di un consigliere comunale già eletto in altra lista  in quella del M5S. Non sappiamo se siamo di fronte a casi di bravura dei singoli o a una specie di nepotismo. Non vorremmo tirare in ballo il familismo amorale che potrebbe spiegarci perché Vibo ristagna sempre negli ultimi posti su tutti i parametri di sviluppo.
Dicevamo all’inizio della sched con il voto a Nicola Gratteri. Nelle  pagine di Rinascita Scott e di Maestrale si ritrova spesso il nominativo dei due padri, entrambi medici, uno primario ortopedico all’Ospedale Iazzolino di Vibo valentia, il secondo, Michelangelo Miceli, dirigente Asp, entrambi collocati in pensione. Andrea Mantella, meno di un mese fa, nel processo Maestrale ha dichiarato, rispondendo alle domande del pm della Dda Antonio De Bernardo, che Paolino Lo Bianco gli raccontava che “quest’ultimo si avvaleva di professionisti quali Michele Soriano, Michele Comito, Franco Zappia, Fabio Lavorato …”.
In un altro interrogatorio del 2015 sempre Andrea Mantella ricostruisce tutte le vicende politiche del Vibonese, dal Comune alla Provincia. Descrive i motivi per cui parte del centrosiinistra boicottò l’elezione di Michele Soriano a sindaco della città nel 2010, i rapporti tesi tra lo stesso e Pietro Giamburino, le primarie del Pd del 1995, il potere di Gaetano Bruni presidente della Provincia.
Nulla di penalmente rilevante ma che dà lo spaccato di una politica dove gli attori sono quasi sempre gli stessi.
Sempre la Dda nell’ordinanza Maestrale-Cartagho parla di una cena a cui presero parte Michelangelo Miceli (Direttore Sanitario dell’Asp), Michelangelo Mirabello (allora consigliere regionale Pd e Presidente della Commissione Sanità) e Bruno Censore (ex deputato Pd della Repubblica), nessuno di loro indagato in questa operazione e scrivono: “In tale cena, emerge un’allarmante quadro che vede le scelte operate all’interno dell’Asp strettamente connesse ad una logica clientelare e nettamente schierata con la frangia politica di cui Michelangelo Miceli è interlocutore e strettamente dipendente. La cena prende inizio con il direttore sanitario che spiega di aver rimosso dall’incarico il vecchio responsabile del reparto di Ortopedia dell’ospedale di Vibo Valentia, in favore della dottoressa M. G. G. , riferendo altresì che quest’ultima è molto più capace di chi ricopriva precedentemente quell’incarico”.
Tutti i personaggi citati (Michele e Stefano Soriano, Michelangelo e Marco Miceli, Gaetano Bruni, Michele Comito, Michele Mirabello, Brunello Censore, non sono mai stati indagati o finiti sotto processo). Così come Marco Talarico, che nell’unica indagine dove è stato coinvolto ne è uscito pulito e archiviato.
Le figure di contorno cambiano, ma le leve del potere sono sempre lì. L’ultima giunta di centrosinistra risale al 2005. In quella giunta sedevano insieme Antonio Iannello, oggi presidente del consiglio, con Vito Pitaro, approdato nel centrodestra e poi nel centro, passando per Tonino Daffinà, oggi uomo di punta del centrodestra e grande consigliore di Roberto Occhiuto, arrivando fino ad Assunta Achille, all’epoca assessore ai servizi sociali, moglie di  Enzo Romeo, oggi sindaco della città. Speriamo  di sbagliarci, ma sembra quasi che tutto cambi perché nulla cambi. IL CONVENTO QUESTO PASSA A VIBO VALENTIA.