di Rocco Tripodi
La notizia del giorno che ci viene dal Comune di Vibo, per bocca del SindacoAggarbatuni, ci conferma, con struggente rammarico, che una perizia dell’agronomo, fatta sui pini di piazza Salvemini (Consorzio), sentenzia la capitolazione degli stessi, incriminati preventivamente, a tutela di uomini e bestie.
Che alcuni personaggi non abbiano problemi a mostrarsi in maniera marchiana, così impuniti, non mi fa meraviglia. Mi disturba invece, anzi mi sconza quel residuo di ammennicoli che ciondola ormai tumefatto per le randellate giornaliere che gli vengono inflitte, quando invece, dichiarazioni come questa sottintendono che a raccoglierle passivamente sia una massa sbracata di cittadini Cazzoni con la scorza. Questo per me sì, è intollerabile. Si era appena evidenziato un livello alto di attenzione tra la popolazione per come si prospettavano i lavori che stanno appena iniziando, in piazza Salvemini, con l’alzata di un muro in cemento armato lungo 20 metri (che solo noi Cazzoni, al contrario dell’assessore ai Lavori Pubblici, non riusciamo ad immaginare bellissimo una volta completato), e con una malasorte imbarazzante accennata per il boschetto.
Motivo: “Non ci sono le condizioni minime di sicurezza”. (?) Con questa motivazione, può tranquillamente essere abbattuto il 90% del Centro Storico. Ma c’è un Garbato Contentino: se non ci ostiniamo a fare capricci, ne pianteranno di nuovi, magari piccoli piccoli così ci vorrà molto tempo perché crescano così che il trauma per il taglio che certamente ci sarà anche per loro, verrà vissuto non più da noi, ma dai nostri figli. Per quante risposte non ci siano mai state date, altrettante domande continuiamo a fare. Si è reso necessario abbattere per costruire? Ma era necessario costruire? E se sì, chi e a nome di chi ha deciso che questa era la volontà della popolazione?
E in ogni caso, prima di decidere di progettare una qualunque cosa che, nel 2025, preveda l’abbattimento di un boschetto all’interno di una città (cosa rara e preziosa), non sarebbe stato quantomeno cristiano oltre che consequenziale dare una chance agli alberi e fare una perizia che ne giustificasse lo svuotamento della piazza?
No. E non soltanto. Perché la perizia è stara fatta dopo che per la terza volta in pochi mesi si ripropone uno stesso fattaccio che, anche questo, viene provocato dallo “sfriculiamento” di una pala meccanica intorno agli alberi. La prima no. La seconda anche no. Ma la terza volta, perdindirindina, non mi si venga a dire che non c’è premeditazione. O si consideri la possibilità di una sorta di allergia letale degli alberi alle pale meccaniche.
Ci fosse stata buona fede, la perizia si sarebbe dovuta fare prima che entrassero in azione le ruspe. Occorrerà verificare se già in progetto era previsto l’abbattimento dei pini. Ormai si abbattono alberi quasi fossero statue di dittatori. Con la stessa rabbia, rancore e ritorsione, fenomeno questo che, in un periodo in cui (dalla economia mondiale, al metodo anticoncezionale nel proprio privato), tutto va interpretato in veste green, merita di essere scientificamente attenzionato da specialisti della mente umana.
Bravi! Che dico, eccellenti! Tanto accanimento contro tutto ciò che riflette storia, che appartenga al presente e al passato della gente e non melensa nostalgia, sta diventando il motivo dominante di questa Amministrazione. Che non trova il modo di prendere coraggio, non a coppinate, ma almeno a cucchiaini di caffè, di andare a contestare i progetti scellerati, voluti e approvati dalla precedente Giunta e da Commissioni tenacemente convergenti e insolitamente assolventi all’unanimità. E si sobbarcano questo infame ruolo di boia incappucciati, sperando in un occhio parimenti assolvente nei confronti degli altri, nell’ordinario confronto politico sulla gestione pubblica di ogni giorno. Lo dimostra il silenzio generale da parte di tutti gli schieramenti a favore o contro i tanti appelli e denunce fatti da cittadini, sempre più in crescendo. Le elezioni sono lontane, certo. Ma quando sarà, vogliamo vedere lo stesso cinismo e lo stesso freddo pragmatismo che non concedono spazio alla pietà. In tutti e tre gli episodi di pura aggressione bullista, nessuna indulgenza verso gli alberi. Solo tanta considerazione per i progettisti, le imprese e i loro amici. Ho il dubbio che la sola pietà che conoscete è quella di Michelangelo. Ovviamente solo in fotografia… del resto na statua vecchia a chi servi?
Ai miei concittadini chiedo di leggere con attenzione questa poesia di un nostro straordinario corregionale del secolo scorso e che ne custodiscano la memoria fino alle
prossime elezioni.
CHE VOLETE ANCORA DA QUESTA TERRA?
VI PAGA IL CANTO DEL GALLO
BIMESTRE PER BIMESTRE.
PAGA IL SALE
COME SE FOSSE ARGENTO.
PAGA L’ERBA, L’ORIGANO,
VI PAGA A NCHE LA LUNA NUOVA.
LASCIATELA IN PACE !
PRENDETEVI L’ULTIMA UVA
MA NON TORMENTATELA !
CHE VOLETE DI PIÙ ?
VI HA SEMPRE DETTO DI SI’.
NON SAPEVA FIRMARE E VI
HA MESSO I SEGNI DI CROCE
CHE TUTTI VOLEVATE.
PRENDETEVI ALLEGRIA E GIOVENTÙ E SEPPELLITELE IN UNA MINIERA.
PRENDETEVI ANCHE IL CIELO QUESTO AZZURRO COSÌ ANTICO COSÌ RARO,
PORTATEVELO VIA.
LASCIATELA AL CANTUCCIO DELLA SUA LUCERNA, SOLA,
COL RICORDO DEL NIPOTE
MINATORE.
NON VENITE A BUSSARE CON CINQUE ANNI DI PESANTE MENZOGNA.
“Ultima uva” di
FRANCO COSTABILE,
“La rosa nel bicchiere” Qualecultura edizioni 1985.