Vibo Valentia. Restituiteci 700 metri di cordoli di granito spariti nel nulla

DELLA MEMORIA SE NE FA MONNEZZA E, MENTRE LA SI DISPERDE COME FOSSE IL CONTENUTO DI UN’URNA FUNERARIA, CI SI BATTE IL PETTO FINGENDO CORDOGLIO E SCONFORTO

di Rocco Tripodi

Ci sono stati, in questi ultimi mesi, scambi tra me e l’assessore ai Lavori Pubblici, la R.U.P (Responsabile Unico del Procedimento), e politici vari, incontri occasionali e comunque mai concordati. Il più delle volte con toni pacati, ci siamo confrontati sulle molteplici e complesse criticità riguardanti i cantieri, in più occasioni da me e da altri cittadini segnalate.

Abbiamo parlato di progettazioni quantomai discutibili, di ritardi, scelte dei materiali, modalità esecutive, rispetto e tutela dei diversi contesti storico-ambientali ed altro ancora. Non certo per contrattare diverse soluzioni, non avendone io né titolo né potere decisionale, ma quantomeno per avere chiarimenti (a loro discrezione) rispetto a grossi dubbi di regolarità e aderenza ai progetti nelle varie fasi di avanzamento dei lavori. Devo ammettere che non poche sono state le volte che ho ricevuto risposte, forse non tutte veritiere, ma molte certamente non soddisfacenti e oltretutto non condivisibili. Ma, va riconosciuto che quasi sempre una mezza o intera risposta mi è stata data. Anzi un paio di volte hanno accolto le mie (quelle volte sì) energiche estemporanee proteste, attivandosi per apportare sui cantieri correzioni su interventi che avrebbero arrecato danni al CENTRO Storico.

Smetto questa, forse pallosa, premessa, ma necessaria perché si comprenda in pieno la diversità di atteggiamento da parte degli stessi personaggi quando si è trattato di pretendere risposte, a più riprese, rispetto alle basole e ai cordoli sostituiti con degli intrugli di calcestruzzo-tipo pietralavica friabili ed esteticamente indigeribili. Si parla, come ormai tutti sanno, di 700 metri lineari di granito perfettamente tagliato e sagomato a mano da virtuosi mastri scalpellini, vanto e patrimonio di una tradizione artistica, ormai persa, delle SERRE Vibonesi. I cantieri depredati, al momento, sono quelli di via del Gesù; piazza Luigi Razza; piazza del Lavoro; piazza Municipio; rotonda di via Affaccio. In tutti questi cantieri, i cordoli che contenevano i marciapiedi sono stati proditoriamente azzannati dalle pale meccaniche; e quelli non completamente masticati (la stragrande maggioranza) caricati sui camion e deportati… E poi?

Poi qui arriviamo al punto!
E chiedo: Signori assessori, sindaco, consiglieri, RUP, qualcuno di voi, per un inatteso sussulto di onestà deontologica, o perché ne conosce la sorte, o perché ha individuato responsabilità altrui e vuole pararsi le terga, o più semplicemente si rende portavoce dell’amministrazione, sentirà il dovere di rassicurare i cittadini che questa storia avrà un lieto fine?

Occorre, e lo ripeto col rischio di apparire un cincinin pedante e scassino, sia data la necessaria rilevanza alla questione che si pone, anche perché, se dopo tanto clamore non si risolve, si costituirebbe un dannosissimo precedente. Dobbiamo pretendere che ci sia una, e sola, risposta sul destino di un elemento da tutti riconosciuto come identificativo e costitutivo, non barattabile, della storia della nostra città. Un patrimonio culturale, immateriale per l’assoluta tipicità del contesto storico abitativo in cui si colloca; e altrettanto straordinario patrimonio materiale per le sue caratteristiche oggettive, la lavorazione, le forme, le dimensioni, la provenienza, la storicizzazione con l’impiego e il vissuto nei secoli. E, quello che fa gola a tanti lestofanti, un apprezzato valore venale in uno specifico mercato di materie prime caricate di storia che trovano impiego in rifacimenti e recuperi in città d’arte.Sulla sorte dei cordoli ho sempre avuto risposte diverse e spesso contrastanti.
Non degna di considerazione, che più che una risposta la classifico come una paraculata, è questa: I cordoli? Si sono rotti tutti! Rispondo che le tante fotografie di cui disponiamo smentiscono questa sciocca affermazione, anche quelle che ne mostrano il caricamento sui camion. Sì per portarli in discarica come materiale di risulta. Anche questo è stato detto. Del resto se così è, dove sta la difficoltà a chiedere la regolare bolla di conferimento obbligatoria nella discarica? Ammettiamo che questo materiale prezioso sia finito in discarica. Dobbiamo pensare o che questa operazione fosse prevista nell’appalto, o in caso contrario che ci sia grave imperizia e colpa da parte della ditta.
Nel primo caso è semplice trovare il colpevole: i progettisti e le commissioni esaminatrici, in quanto avrebbero vagliato i procedimenti con lo stesso rigore, freddezza e lucidità di chi analizza i contenuti artistici di un video porno.

Un’altra più avvilente ipotesi è che i cordoli per gran parte ben conservati e in ottima salute non siano stati sversati, ma che abbiano trovato una nuova collocazione altrove, e più riguardosa del loro antico lignaggio. È chiaro che questa ipotesi comporti coinvolgimenti ancora più pesanti e più gravi in quanto si configurano veri reati di appropriazione, furto e altro ancora. E di complicità per quanti hanno permesso il trafugamento, o non hanno vigilato, o che comunque, nonostante le continue segnalazioni a voce o attraverso giornali e social, non si sono mai attivati coinvolgendo polizia e magistratura. Per quanto ne sappiamo, è possibile anche che l’abbiano fatto, ma l’atteggiamento elusivo e le scarse e contraddittorie dichiarazioni, lasciano pensare tutt’altro.

È giunto il momento che noi, squalificati cittadini (minoranza chiassosa la cui voce disturba in particolare la Consigliera Carmen Corrado, dotata, mal per lei, di stupefacente sensibilità auditiva), che noi cittadini, dicevo, ci si sostituisca a questo improprio sodalizio di politici e funzionari traccheggiatori pavidi ed omertosi di matrice e schieramenti policromi, e si inizi con una campagna di sensibilizzazione, attraverso una raccolta di firme; ci si costituisca parte lesa, e si proceda per vie legali.
Quello che più rattrista in questa storia desolante è la nuda strafottenza, inadeguatezza, e soprattutto la malafede speripateticante (non in senso aristotelico) di tutti i soggetti chiamati in causa che si ostinano a considerarci sempre PIÙ CAZZONI della pastina glutinata Buitoni.