Vibo. Vito Pitaro(ci) è il Lawrence di Calabria, eccellenza del territorio: altro che ‘nduja e cipuja

di Rocco Tripodi 

Nel deserto politico vibonese, arido, spopolato e deforestizzato (dal sindacoAggarbatuni), le truppe cammellate del LAWRENCE di CALABRIA hanno trionfalmente sbaragliato, nella battaglia per le Regionali, avversari (e alleati) lasciandoli tutti, come si suol dire, CU CORI RUTTU E SENZA CERASI. Il fine stratega si chiama VITO PITARO. Nasce politicamente alla fine degli anni ’90 in Rifondazione Comunista. È bastato il primo schiaffetto dell’ostetrica sul sederino e il pupetto trova immediato asilo altrove. Da quel momento ad oggi, le ostetriche, schiaffo dopo schiaffo, il sederino glielo hanno fatto livido, e quindi roci, roci, roci senza sosta.

Tutto torna: PITAROCI o PIRROCCIULU nel nostro dialetto significa TROTTOLA, il che rivela un’attitudine familiare già riconducibile ai suoi antenati. Rare le sue apparizioni pubbliche. Ancor più rare situazioni, coinvolgimenti, iniziative o  battaglie civili dove APERTAMENTE venivano  in questi anni rivendicati diritti e denunciati bisogni della gente comune, in cui lui fosse promotore o solidale.

Quello che di lui si sa, lo apprendiamo da anni, invece, dai verbali della DDA, del ROS, e dai tanti pentiti, che nelle diverse indagini contro i clan mafiosi locali e i loro legami con politici e colletti bianchi collusi, parlano ampiamente di lui senza che ci sia traccia di una sua attività politica, in senso nobile. Se avete voglia di approfondire ulteriormente questo aspetto cercate quanto dettagliatamente raccontato dalle inchieste “Rimpiazzo”, “Rinascita Scott”, “Imponimento”. In fondo, quello che dicono i magistrati, come direbbe il ministro TAJANI, “E’ importante fino a un certo punto !”.

Pensiero nobile e profondo, questo, che ha convinto i nostri concittadini ad andare a votare in massa per lo spregiudicato PITAROCI. Perché, alla fine, è un personaggio tutt’altro che divisivo, anzi è  una sorta di Mistico che ha maturato il dono della BILOCAZIONE, riesce infatti a stare contemporaneamente in due posti diversi: a destra e a sinistra (‘ndo cojo cojo), con i cattivi e con i buoni, con i professionisti dell’antimafia e con i dilettanti, con chi cade e con chi fa lo sgambetto, con chi riceve un “messaggio” e con chi lo manda, con chi confessa di amarlo ma ancor più con chi NON CONFESSA, con chi sceglie la ricchezza (come lui), e chi SCEGLIE la povertà (come la stragrande maggioranza di chi lo vota).

Un personaggio straordinario del territorio vibonese. Altro che ‘nduja, cipuja e cuddura cu l”ova. I Vibonesi hanno decretato, ad una sola voce, anzi ad un solo voto, che la verace eccellenza del territorio è VITO PITARO. Ora quindi va tutelato, protetto ed esportato con vanto e orgoglio senza più riserve, maschere, coperture e cappucci.

Il dato straordinario, imbarazzante è il FILOTTO  che ha fatto con un tiro di stecca da campione di biliardo sbalorditivo, dove non dico per decenza in quale cavità dei suoi avversari (ed insisto anche ALLEATI) è stato capace di infilare le palle. 12000 voti di preferenza, di questo parliamo, che a momenti raggiungono la somma dei voti degli altri “giocatori” vibonesi, compresi quelli che sulla carta, per noi sprovveduti osservatori, si erano  presentati come CAPISTECCA. Io sono convinto che in tutta la Calabria, compreso chi ha votato il suo nome, non ci siano 12.000 elettori che sappiano chi sia, cosa pensa e come è fatto. E non sarà stato certo il nome del partito che lo ospitava (a ‘sto giro) a catalizzare tanta clamorosa adesione: NOI MODERATI, che, diciamocelo, suona un po’ come: DA NOI NON APETTATEVI GRANDI COSE… SIAMO MODERATI.

Sarà allora il SOGGETTO? Provo a descriverlo: certamente negli anni ha lavorato duro sulla sua immagine tanto da riuscire a raggiungere la conformazione di un comodino dall’aspetto vagamente antropomorfo; e questo a che scopo? Semplice. Per agevolare, posizionandosi a fianco del loro letto, una pletora di VECCHI inamovibili PROTAGONISTI della vita pubblica cittadina che, la sera, prima di spegnere l’abatjour, possano comodamente poggiare su di lui il bicchiere con la dentiera, il cappuccio, e le disposizioni scritte (da leggere e poi ingoiare) per il giorno dopo.

E per gli sconfitti? Nessuna pietà. Penso in particolare ai suoi compari di tavolata lasciati all’urma. Tronfieggianti per la sicumera con cui avevano la certezza di poter portare al pascolo il gregge dove come e quando gli aggradiva, senza consultare scaltramente i PASTORI.

Alla fine di questa indecorosa farsa annunciata cosa resterà ai posteri? Da una parte il ritratto di VITO PITARO raggiante (parola forte?…) che visibilmente appatumato e laidamente ascialatu, si fa accendere il sicarro a turno da MICHELE COMITO, WANDA FERRO, ANTONIO LO SCHIAVO, FRANCESCO DE NISI, RAFFAELE MAMMOLITI, grandi strateghi di sta cippa. Dall’altra, la foto, che già circola, di PASQUALINO TRIDICO, mischinello, visibilmente sbattuto e mesto, ma soprattutto SOLO, come un cane in tangenziale, “insalutato hospite”, come un qualsiasi ufficiale esattore dell’ INPS malamente respinto dal destinatario sanzionato.

E gli è andata ancora bene, dico io, conoscendo la storica gratitudine degli abitanti di questi luoghi nei confronti di chi viene da lontano per affrancarli dalla tirannia…Voglio dire che ha rischiato che gli amici che tanto calorosamente lo avevano invocato, alla fine gli riservassero la stessa sorte che è  toccata a Gioacchino Murat nel cortiletto del castello di Pizzo. Ma le cattive notizie non finiscono qui… Infatti questo assalto fallito al transatlantico della Regione, ci restituisce operativi (si fa per dire) in consiglio comunale, bastonati, umiliati e vistosamente contusi, ahinoi due assessori MICELI e SORIANO, e il capogruppo di FdI SCHIAVELLO. E va be ! Continuiamo ad accumulare crediti per il paradiso.