L’antropologo Vito Teti, già ordinario presso l’Università della Calabria, ha ricordato Otello Profazio.
“In questa notte calda e di mezza estate – scrive Vito Teti che con Profazio ha condiviso ricerche e studi antropologici – ci ha lasciato anche Otello. Grande ricercatore delle musiche e delle culture popolari, cuntastorie (come lui amava definirsi), cantastorie, anima e interprete della Calabria bella, vera, gioiosa, lascia un patrimonio immenso di memorie e documenti sul mondo degli ultimi della nostra terra. Improvvisatore geniale e sempre con la battuta e il proverbio giusto, con la poesia ironica e d’impegno civile. Era e si sentiva socialista e uomo del popolo, di cui conosceva, come pochi, il linguaggio, le espressioni, gli umori, lo spirito positivo e la speranza”.
“Siamo diventati amici alla fine degli anni Settanta del Novecento – prosegue Teti – quando presso la sede Rai della Calabria realizzammo un 78 giri con canti da lui raccolti, da me trascritti, pubblicati con la prefazione di Diego Carpitella. Da allora cominciarono storie di ricerche, iniziative, convivialità, suonate, presentazioni. Da una lunga notte a Polsi nel 1978 all’estate scorsa, quando venne, quasi a salutarmi, a fare il suo ultimo spettacolo e le sue riflessioni sull’emigrazione nel mio paese. Non amava l’Accademia e aveva un ottimo senso di sé, senza arroganza. Fummo sempre amici perché diceva che ero antiaccademico e avevo una penna “magica” e raffinata. Gli ho sempre voluto bene e resteranno mille ricordi. Ciao, carissimo Otello”.