Lo sanno fare, lo fanno con voglia, fanno il loro mestiere bene e con dedizione. Ci si sono messi e ci sono riusciti. Non è un gruppo scarno ma ben quaranta, ragazzi e giovani, persone con differenti difficoltà intellettive che per due anni hanno svolto diversi lavori. Sono degli ottimi pasticceri e cuochi, attenti e ordinati nel fare le pulizie condominiali o negli alberghi, instancabili e pazienti agricoltori, diligenti segretari.
Sono quelli dell’associazione Gli altri siamo noi, che ora, dopo aver imparato ad essere determinati e decisi, hanno scelto di diventare un’ impresa sociale che crea dolci da forno, marmellate, pasta fresca per poter vivere di guadagno e non di beneficenza.
La cooperativa si chiamerà “Volare oltre” e il loro marchio è “Buoni buoni” (prodotti ad alto contenuto di felicità). Buoni due volte, per primo perché sono deliziosi, realizzati con cura usando ingredienti di qualità e per secondo per il grande valore sociale: quello di consentire a giovani altrimenti esclusi dalla vita sociale di avere un ruolo professionale o di poterlo conquistare con gioia.
“Volare oltre” è la naturale conseguenza di un’ idea iniziata nel 2014 e terminata oggi. Il progetto iniziale, invece, si chiama “Prove di volo” ed è stato finanziato dal Dipartimento della Gioventù della Presidenza del Consiglio dei Ministri ed è stato rivolto a 20 giovani con sindrome di Down e disabilità intellettiva di età compresa tra i 14 e i 35 anni, promuovendo l’occupazione di 11 giovani qualificati (9 donne di cui 2 co disabilità e 2 uomini).
“Dopo i 12 anni i ragazzini disabili vengono riconsegnati alla famiglia, resta per un po’ anche la scuola, ma per il resto il vuoto, proprio nella fase adolescenziale, nella fase di crescita e affermazione personale” spiega la presidente dell’associazione Adriana De Luca durante l’incontro di oggi nella sede del Coni, per la chiusura del progetto.
Dopo i 12 anni finisce cioè la fase che gli esperti dichiarano più produttiva ai fini della riabilitazione. Ed ecco che si caratterizza nella realtà un falso colossale, quello che i disabili sono degli eterni bambini. Ragazzoni da condurre per mano in ogni dove.
Non è così, tutti crescono e possono scegliere per se stessi se ovviamente glielo si permette. Tutti diventano adulti e tutti vanno trattati da adulti. “Poter lavorare non dipende dal livello del quoziente intellettivo. Se si creano le giuste condizioni, se si insegna in modo appropriato ognuno può farlo. Il lavoro è importante – continua Adriana De Luca – perché fa in modo che la persona non si deteriori. Tra stigma ed esclusione dalla vita sociale un individuo non può far altro che assumere comportamenti patologici, non può che esserci infelicità, affaticamento delle famiglie e aumento della spesa sanitaria, perché una volta morti i genitori per forza di cose si arriva all’istituzionalizzazione”.
Infatti, la ragione che ha spinto Gli altri siamo noi a portare avanti questo esperimento è la consapevolezza che la qualità della vita delle persone con sindrome di Down e disabilità intellettiva nel nostro territorio è segnata dall’assenza di servizi socio-assistenziali, da una spesa sociale tra le più basse d’Italia, dall’assenza di esperienze di vita indipendente, da servizi riabilitativi che riescono a soddisfare parzialmente i bisogni solo nel periodo della prima e seconda infanzia, senza assicurare il diritto ad essere seguiti per tutto l’arco della vita secondo un progetto personalizzato di tipo socio-sanitario.
“Prove di volo” è il risultato di un’ intensa opera di preparazione per il raggiungimento della consapevolezza delle competenze adattive, prelavorative e lavorative, seguendo la metodologia dell’empowerment perché promuove un processo di crescita, sia dell’individuo che del gruppo, basato sull’incremento della stima di sè, dell’autoefficienza e dell’autodeterminazione per far emergere risorse latenti portando al rovesciamento della percezione dei propri limiti in vista del raggiungimento di risultati superiori alle proprie aspettative.
In questo percorso sono state seguite anche le famiglie. “Spesso i desideri non corrispondono alle azioni, così anche i genitori a volte devono essere guidati per meglio seguire i propri figli”, chiarisce la presidente. Ecco allora che attraverso il counseling e i gruppi di self help i familiari hanno sostenuto i propri figli incrementando in loro il senso di fiducia. I laboratori sono stati progettati seguendo i profili professionali dei diversi settori, semplificati e personalizzati.
Ogni laboratorio è stato gestito da un educatore, un operatore e da un operatore di supporto con disabilità in modo da poter mettere in atto processi di peer education. L’organizzazione delle attività ha impegnato i partecipanti per cinque giorni a settimana da 5 a 7 ore giornaliere, così da sperimentare un impegno sostenuto.
I laboratori hanno riguardato diversi ambiti: agricoltura, conserve, pasta fresca, prodotti da forno, informatica, pulizie. In più in seno all’associazione è nato anche il Sildi (servizio di inserimento per persone con disabilità intellettiva) per favorire la collaborazione tra pubblico e privato e per svolgere un ruolo di mediazione con tutti i Servizi pubblici coinvolti e le aziende del territorio.
Chi fosse interessato ai servizi dello sportello può prendere un appuntamento al 348.8048429 o scrivendo a [email protected]