Why Not. La “guerra” Catanzaro-Salerno e l’asse Pittelli-Staiano-Garbati-Toro per “disintegrare” l’inchiesta di De Magistris

Dopo il clamore suscitato dal blitz di Gratteri del 2019 (il 19 dicembre saranno passati esattamente tre anni) è come se il tempo si fosse fermato e si fosse ritornati – grazie anche all’inchiesta di PresaDiretta del 2021 – agli anni in cui De Magistris aveva scoperchiato il “sistema” del superclan dei calabresi. Allora come adesso la figura centrale è proprio quella dell’avvocato Giancarlo Pittelli ed è più che mai opportuno riprendere qualche scritto di quell’epoca per capire meglio come funzionava la “storia”. Perché se non si farà mai veramente luce su com’è stato possibile insabbiare quelle inchieste non potrà mai esserci reale democrazia. 

Alla fine dell’anno del Signore 2008, emergeva che nei dati di traffico telefonico acquisiti nel procedimento Why Not erano emersi numerosi contatti di interesse investigativo tra alcuni degli indagati. Si trattava di Nicola Adamo, all’epoca vicepresidente della Regione Calabria, della moglie Enza Bruno Bossio, all’epoca amministratrice della Cm Sistemi Sud controllata dalla Cm Sistemi Spa, e di Emilia Maria Intrieri, che intrattenevano conversazioni telefoniche con l’allora sostituto Procuratore Generale di Catanzaro dott. Alfredo Garbati, co-titolare dell’inchiesta Why Not avocata dopo essere stata sottratta con la “forza” a De Magistris.

In particolare, il consulente Gioacchino Genchi evidenziava che erano stati rilevati, altresì, contatti telefonici tra utenze intestate all’Ufficiale del Ros di Roma, colonnello Pasquale Angelosanto, delegato dalla Procura Generale di Catanzaro all’espletamento di indagini tecniche sul materiale informatico acquisito dal dott. Genchi e autore dell’informativa a suo carico, e utenze di ex appartenenti al Ros e ai servizi di sicurezza del Sisde emerse nell’ambito di altro filone d’indagine della medesima inchiesta Why Not.

Quanto segnalato da Genchi trovava riscontro, per quanto concerne Garbati, nei tabulati acquisiti dalla Procura di Salerno. Inoltre, nel corso della perquisizione allo stesso Garbati, veniva rinvenuto, insieme ad altro materiale documentale utile per le investigazioni, una nota indirizzata al Procuratore Generale di Catanzaro nella quale il magistrato argomentava sull’opportunità “politica” di archiviare la posizione dell’allora deputato del Pdl, avvocato Giancarlo Pittelli.

In seguito all’illegale iscrizione nel procedimento Why Not sequestrato di tre magistrati della Procura di Salerno per i reati di abuso d’ufficio e interruzione di pubblico servizio, i magistrati della Procura Generale di Catanzaro provvedevano, attraverso uno stralcio, a trasmettere il relativo fascicolo alla Procura della Repubblica di Catanzaro.

L’ufficio della Procura di Catanzaro, a sua volta, iscriveva il procedimento penale e, anziché trasmettere immediatamente gli atti al competente Ufficio della Procura della Repubblica di Napoli (Autorità Giudiziaria precostituita per legge a prendere cognizione dei reati eventualmente commessi da magistrati salernitani), attendeva ben due mesi per procedere ad iscrivere nel registro degli indagati, in assenza di qualsivoglia elemento di novità rispetto all’originaria prospettazione accusatoria, il dott. De Magistris in concorso con i magistrati salernitani; a trasferire l’intero fascicolo alla Procura della Repubblica di Roma, individuato quale Ufficio competente, atteso che presso l’Ufficio di Napoli il dott. De Magistris era stato trasferito d’ufficio dal Csm con funzioni di giudice.

Il relativo procedimento veniva assunto in carica dal Procuratore aggiunto Achille Toro e dai sostituti Andrea De Gasperis e Caterina Caputo.

Nel gennaio 2009, la Procura Generale di Catanzaro provvedeva poi a trasmettere alla Procura della Repubblica di Roma il materiale documentale e informatico relativo ai dati di traffico telefonico acquisiti, su ordine del pm De Magistris. dal CTU Genchi nell’ambito dell’inchiesta Why Not nonché gli esiti degli accertamenti esperiti dal Ros dei carabinieri di Roma su delega della Procura Generale di Catanzaro.

Il relativo procedimento a carico di Gioacchino Genchi veniva assegnato ai Procuratori Aggiunti Achille Toro e Nella Rossi e ai sostituti Andrea De Gasperis e Caterina Caputo. Nei primi di marzo 2009 venivano disposte perquisizioni nei confronti del consulente e sequestrato il cosiddetto “archivio”.

In sostanza, sia il procedimento instaurato a carico dei magistrati di Salerno e di De Magistris, con relativo contro-sequestro del fascicolo Why Not, sia il procedimento a carico di Genchi e poi anche di De Magistris, sono stati illegalmente instaurati dai magistrati della Procura Generale di Catanzaro titolari dell’inchiesta Why Not avocata e, una volta trasmessi all’Ufficio della Procura di Roma, illegalmente assunti in carico – quantomeno quale coordinatore della Sezione – dal Procuratore Aggiunto Achille Toro.

Palese è infatti la violazione delle disposizioni che impongono al magistrato di astenersi dalla trattazione dei procedimenti ove si abbia interesse se il difensore di una delle parti private è prossimo congiunto di lui o del coniuge. In forza delle regole disciplinanti la competenza funzionale, i magistrati della Procura Generale di Catanzaro mai avrebbero potuto, in qualità di indagati, iscrivere i pm di Salerno nel procedimento Why Not oggetto di indagine, per procedere poi al contro-sequestro del fascicolo e dell’intero materiale probatorio acquisito in seguito alle perquisizioni, con conseguente blocco delle procedure di riesame.

E’ evidente che lo scopo perseguito dai magistrati di Catanzaro indagati fosse quello di bloccare l’inchiesta salernitana e impedire che i pm titolari continuassero gli accertamenti, verificando il materiale effettivamente presente nel fascicolo Why Not.

Secondo quanto riferito da Genchi nelle note trasmesse alla Procura di Salerno alla fine del 2008, e confermate dopo qualche mese, dai tabulati acquisiti dal pm De Magistris nel procedimento Why Not (non conferiti alla Procura di Salerno neppure in seguito al sequestro) emergevano numerosi contatti telefonici tra taluni indagati dell’inchiesta Why Not e il sostituto Procuratore Generale di Catanzaro. co-titolare dell’inchiesta Alfredo Garbati.

Dagli ulteriori accertamenti esperiti dalla Procura di Salerno sono emersi stretti rapporti tra Garbati, l’avvocato Rita Staiano e il fratello Salvatore Staiano (sì, proprio lui l’avvocato dalla “chioma fluente” e dall’ego ipertrofico “ammirato” lunedì sera a PresaDiretta), difensori di soggetti indagati nelle due inchieste di De Magistris nonché tra gli Staiano e l’avvocato-senatore del Pdl Giancarlo Pittelli (difensore di fiducia dell’indagato Giuseppe Chiaravalloti e di vari altri indagati nell’ambito dei procedimenti Poseidone, Why Not e Toghe Lucane; nonché indagato nei procedimenti Poseidone e Why Not), il Procuratore Aggiunto di Catanzaro Salvatore Murone, il sostituto Procuratore Salvatore Curcio (tutti e tre indagati dalla Procura di Salerno in relazione all’illegale sottrazione e gestione dei fascicoli Poseidone e Why Not).

Risultavano inoltre stretti rapporti tra l’avvocato-senatore Giancarlo Pittelli, alcuni dei soggetti indagati o coinvolti nelle inchieste Poseidone e Why Not, come Giuseppe Chiaravalloti, e i magistrati che a vario titolo sono intervenuti su di esse per bloccarle o disintegrarle, indagati, a loro volta, dalla Procura di Salerno. I dati di traffico telefonico evidenziavano numerosi contatti tra i soggetti citati, familiari e collaboratori. Emergeva altresì l’utilizzo di canali bancari comuni. Non è arduo pensare che costoro avessero interesse a vedere estromessi dall’inchiesta i pm titolari che su di essi stavano indagando, attraverso l’instaurazione, sulla base di falsi presupposti, di procedimenti penali e disciplinari.

Singolare è poi la circostanza che il procedimento iscritto a seguito del contro-sequestro del fascicolo Why Not venisse assunto in carico proprio dal Procuratore Aggiunto di Roma Achille Toro, che – secondo quanto riportato dalla stampa e asserito da Genchi – era in stretti rapporti personali con Pittelli… Sarebbe stata infatti sufficiente a Toro una sommaria lettura dei capi d’imputazione del decreto di perquisizione e sequestro della Procura di Salerno, per rendersi immediatamente conto del grado di coinvolgimento del Pittelli e di altro personaggio a lui vicino, Giancarlo Elia Valori, anche lui coinvolto nell’inchiesta Why Not.

E’ invece accaduto che, recependo in toto le illecite iscrizioni eseguite dai magistrati della Procura Generale e Procura della Repubblica di Catanzaro, Toro e De Gasperis hanno ritenuto di dare immediato impulso, contestualmente agli accertamenti sull’archivio di Genchi, a indagini nei confronti di un pm della Procura di Salerno disponendo, senza alcuna motivazione e alcun concreto elemento, l’acquisizione dei dati del traffico telefonico delle sue utenze cellulari private e di quella di De Magistris, al solo e unico scopo di tentare di rinvenire possibili riscontri alla calunniosa tesi accusatoria dei magistrati calabresi.

E naturalmente non è finita qui.