(Gaia Piccardi) – (Corriere della Sera) – Chirurgico e concreto, come natura crea, Jannik Sinner è il favorito numero uno del torneo di Wimbledon che non spreca una stilla di energia non necessaria con Pedro Martínez, lo spagnolo che per la seconda volta in carriera sbuca al terzo turno sui prati. È l’80% di punti vinti sulla prima a indicare la via all’azzurro nel primo set (6-1), forte di un break-lampo sull’avversario che arriva già al secondo game dell’incontro.
Non c’è nessuna arma in possesso di Martinez — n.52 del ranking — che possa impensierire Jannik. La sua palla è più pesante, la sua pressione soffocante, le sue soluzioni più letali. L’ha spiegato bene l’australiano Vukic, sconfitto dal leader al turno precedente e da Carlos Alcaraz l’anno scorso a Church Road: «La differenza tra Sinner e Alcaraz? Alcaraz ogni tanto ti concede di respirare, Sinner invece è sempre asfissiante».
Pioviggina sul Sud di Londra. Sul Centrale con il tetto chiuso — soluzione che a Jannik piace — Martinez è corretto. Ma non basta. Dopo un’ora e 11 minuti di partita, sul 3-4, si procura la prima palla break su una distrazione di Sinner. Poi, a ruota, una seconda. E una terza. Infine una quarta (quattro concesse anche a Vukic al turno precedente). Per lo spagnolo è un’illusione che svanisce molto prima dell’alba. Coach Vagnozzi ne approfitta per richiamare il giocatore a una maggiore attenzione. La strigliata serve: al game successivo Jannik strappa il servizio a Martinez e chiude il set 6-3.
Nel terzo non c’è storia. Diventa un allenamento molto popolato. Sinner ne approfitta per venire a rete, esercitare lo smash, provare la soluzione — relativamente inedita — palla corta e schiaffo al volo. Martínez ormai è uno spettatore non pagante. 6-1.
In virtù del risultato del terzo turno, lunedì Jannik Sinner si presenterà negli ottavi di finale di Wimbledon — contro il vincitore del match tra Dimitrov e Ofner —, a livello Slam per la 17ª volta in carriera, con zero set e appena 17 game persi per strada. Otto le palle break concesse in totale: tutte cancellate.
«Martinez aveva problemi alla spalla ma sono contento di come ho giocato, ho cercato la solidità dal fondo, ci sono stati dei begli scambi» dice Jannik alla fine. Comincia la seconda settimana sui prati: «Felicissimo, sempre speciale. Io non ho vinto niente rispetto agli atleti e alle medaglie olimpiche che c’erano oggi nel Royal Box». Da tifoso e ambassador di F1, domenica andrà a Silverstone? «Noooo, devo rimanere concentrato». È una minaccia.

Cobolli agli ottavi, dominato Mensik
(Marco Calabresi) Flavio Cobolli non aveva mai raggiunto gli ottavi di finale in un torneo dello Slam. Lo ha fatto dove forse era meno probabile accadesse, visto lo scarso feeling che il romano aveva confessato di avere con l’erba. Ma Cobolli è diventato un giocatore di livello internazionale, e lo ha dimostrato schiantando in tre set (6-2 6-4 6-2) il ceco Jakub Mensik, numero 17 del mondo, in un’ora e 50′ escludendo un’interruzione per pioggia nella più londinese delle giornate di questa settimana dominata dal caldo. Ma dominante lo è stato anche Cobolli, che ha concesso una sola palla break in tutta la partita, nel decimo game del secondo set, quello in cui ha ipotecato la vittoria. Contro l’amico Mensik, che aveva vinto il Masters 1000 di Miami in finale contro Novak Djokovic, Cobolli si è fatto trascinare da 36 vincenti, che sommati ai 38 errori non forzati del ceco portano a una partita a senso unico, con Flavio che ha fatto in tempo a chiudere la partita prima di un nuovo stop per pioggia, trovando un momento anche per firmare un autografo a una maglia della Roma datagli da un tifoso. Negli ottavi, per Cobolli, ci sarà uno tra Marin Cilic (finalista ai Championships nel 2017 ma vicino ai 37 anni) e Jaume Munar: chiunque vinca, è un’occasione irripetibile.
