Calabria. Antonino Daffinà, il commercialista (massone) delle “cricche”: dai Cinghiali ai cazzari

Robertino Occhiuto alias il parassita stava per completare la cerchia dei suoi consulenti più fidati. E così dopo aver trovato un posticino a gentaglia come Luciano Vigna ed Ettore Jorio, aveva trovato il modo di accontentare anche un altro fedelissimo. Riporta infatti la data del 27 dicembre 2021 il decreto con il quale Occhiuto nominava il vice capo gabinetto da affiancare a Luciano Vigna. Si trattava di Marina Patrizia Petrolo, segretario comunale in servizio a Mileto, nel Vibonese, nota soprattutto per essere la moglie (qualcuno dice di “copertura”) del commercialista vibonese Tonino Daffinà. fedelissimo da sempre degli Occhiuto. La nomina era subordinata, tuttavia, a un nulla osta del Ministero degli Interni che non era arrivato e così soltanto un anno dopo – a dicembre 2022 – Robertino aveva potuto nominare la moglie del suo amico dirigente generale del dipartimento “Organizzazione e Risorse Umane”. Ma bisognava ancora sistemare lui, l’amico del cuore e poiché era diventato “pericoloso” nominarlo in Calabria, l’estate scorsa abbiamo appreso che Daffinà è stato nominato addirittura dal governo Meloni a vicecommissario nazionale della depurazione! Me cojoni, direbbero a Roma. Ma il prode Daffinà si vede ancora costantemenrte in giro nella Cittadella per questioni che presto spiegheremo, per ora non è il momento… 

Ma chi è Tonino Daffinà?

Un esercito di faccendieri, voltagabbana, vecchi arnesi e “nuovi” mestieranti della politica e bande fameliche di lecchini, nani e ballerine pronti a tutto per un assessorato, un incarico, una consulenza e una determina. Questo è il carrozzone sgangherato del centrodestra, un’Armata Brancaleone senza vergogna che ha messo ancora le mani sul potere per gestirlo nell’unica maniera che conosce ovvero quella della truffa. I compagni di merende che portarono alla vittoria la povera Jole Santelli rappresentano una lobby di potere rotta a tutte le esperienze, come del resto chi la comanda, e ora hanno ripetuto il “colpaccio” cambiando soltanto il timoniere. Invece di Jole, “Robertino” Occhiuto. Praticamente la stessa, identica cosa.

ANTONINO DAFFINA’, IL COMMERCIALISTA DELLA CRICCA

A Vibo Valentia il più giovane degli Occhiuto aveva reclutato nuovi adepti “strappandoli” a soggetti come i Cinghiali e poi rimettendoli in gioco (volente o nolente) anche per la nuova situazione con la Santelli candidata. Adesso ormai, grazie al giochino delle caselle, anche i fratelli Occhiuto e Gentile hanno siglato la “pax” massomafiosa, visto che se “Robertino” viene eletto alla Regione, al suo posto alla Camera entrerebbe il Cinghiale junior ovvero Andrea Gentile, figlio di Tonino. E si tratta comunque di più di un anno di legislatura, con annessi e connessi…

Ma torniamo a Vibo Valentia. Nelle liste della passata competizione elettorale, erano sparsi diversi candidati che si erano schierati con Occhiuto. Anche in quella di Forza Italia. E’ il caso dello sgamatissimo commercialista Antonino Daffinà (che è anche il nome di una frazione del comune di Zambrone, a due passi da Tropea), per gli amici Tonino, 63 anni, salito alla ribalta qualche tempo fa grazie all’incarico di commissario straordinario dell’Aterp ricevuto appunto in quota Cinghiale. Ed è proprio sotto la sua gestione che esplode il casino plateale e pacchiano della distrazione dei fondi ex Gescal per acquistare la nuova sede dell’Azienda di Vibo. Truffa aggravata per chi ama i termini giudiziari. Figuratevi che la procura di Vibo è quasi costretta al sequestro preventivo di beni per complessivi 790 mila euro nei confronti, oltre che del prode Daffinà, anche dell’ex assessore regionale Pino Gentile (della famiglia dei Cinghiali); Antonio Capristo (altro fedelissimo dei Cinghiali, da Rossano); il “boss” Domenico Pallaria, Nazzareno Guastalegname e Antonino Stagno.

Antonino Daffinà viene chiamato in causa quale commissario straordinario dell’Aterp dal novembre 2011 all’aprile 2015. Gli viene contestato di non essersi astenuto dalla procedura di acquisto dell’immobile sede dell’Aterp di via Macchiavelli dalle eredi Cannatelli, prendendo accordi con le proprietarie e concordando con loro il prezzo di acquisto. Vengono poi contestate le procedure dei contratti di locazione dell’immobile ed un certificato di agibilità del palazzo. Proprio qualche settimana fa è stato chiesto il processo anche per lui.

Forse non tutti sanno, poi, che il nome di Daffinà affiora in diverse parti dell’ordinanza dell’ultimo blitz di Gratteri. In quello che si decifra tuttavia si dà per scontata la sua appartenenza alla massoneria e non solo a quella “regolare”.

Antonino Daffinà (detto Tonino), comunque, era già molto amico degli Occhiuto ma in particolare di “Robertino” (come testimonia la foto di copertina) fin dai tempi in cui stava con quel gran paraculo di Pierferdinando Casini e militava nella sua creatura, l’Udc, uno dei partiti più trasformisti dell’universo… Il buon Tonino Daffinà è stato anche candidato al Proporzionale al Senato (3° posto nel listino) per Forza Italia alle Politiche del 2018 ma ovviamente non è stato eletto.  La “passione” – chiamiamola così – per la politica e la pubblica amministrazione lo ha portato a ricoprire anche altri ruoli istituzionali di primo piano oltre a quello di commissario Aterp, tra i quali quello di vicesindaco di Vibo Valentia con delega al Bilancio e al Personale e quello di consigliere comunale. Oggi in molti lo definiscono tra gli uomini più vicini a Roberto Occhiuto per la “missione” Calabria e non a caso è stato “traghettato” a Roma a fare il vicecommissario di una materia della quale non capisce assolutamente nulla – così come il suo capo d’altronde – ovvero la depurazione. Ma sono in tanti a ritenere che questo sia solo un passaggio verso la candidatura di Tonino il fratello a sindaco di Vibo Valentia. Povera Calabria nostra!