Calabria, aeroporti e corruzione. Quando Renato Caruso diceva che gli scali di Reggio e Crotone “sono inutili”

La pantomima della privatizzazione della Sacal va avanti senza soluzione di continuità. Dopo il can can avviato dalla Cgil e continuato da Roberto Occhiuto e dall’Ente Nazionale dell’Aviazione Civile (Enac), che minacciava il ritiro della concessione per l’aeroporto di Lamezia Terme, nella giornata di ieri la Lamezia Sviluppo ovvero la società privata che ha realizzato la scalata grazie agli enti pubblici che non hanno proceduto alla ricapitalizzazione, ha chiarito che è pronta a restituire le quote… sempre ammesso che qualcuno le paghi. E subito dopo è andato in scena un tragicomico Consiglio d’amministrazione nel corso del quale, in sostanza, non s’è deciso un bel nulla. La tendenza insomma è quella di far calmare le acque dopo questa “tempesta in un bicchiere d’acqua”. 

Il cuore del problema era e resta la scalata dei privati e non c’è dubbio che i principali protagonisti siano proprio quegli imprenditori che hanno messo a segno il “colpaccio” ma che adesso vengono avversati da chi vorrebbe farci credere che è “contro” i privati per tutelare il bene comune.

Noi stiamo cercando di capire chi sono realmente questi imprenditori e cosa li spinge a investire in… aeroporti e dopo avervi presentato Renato Caruso (http://www.iacchite.blog/lamezia-corruzione-allaeroporto-renato-caruso-e-quelle-vecchie-conoscenze-nella-sacal/) abbiamo pescato in rete un vecchio articolo della Gazzetta del Sud del 28 agosto 2017 (https://calabria.gazzettadelsud.it/articoli/archivio/2017/08/28/caruso-basta-lamezia-gli-altri-due-scali-sono-inutili-52cd58d1-65b2-4305-931c-b59696913fa8/), risalente al periodo in cui la Sacal – allora ancora in prevalenza pubblica e con a capo l’ex prefetto Arturo De Felice nominato da Mario Oliverio – aveva acquisito ufficialmente dall’Enac il “Tito Minniti” di Reggio e il “Sant’Anna” di Crotone. E dopo aver fatto atterrare la compagnia Blue Panorama sullo Stretto, il presidente (sempre De Felice) stava trattando per Crotone con la Austrian Airlines, l’ex compagnia di bandiera austriaca acquisita dal colosso tedesco Lufthansa. «Di tutto questo noi del Cda non sappiamo nulla, apprendiamo tutto grazie a voi della stampa», diceva quasi con amarezza Renato Caruso alla Gazzetta del Sud.

“… Da mezzo secolo – si leggeva nell’articolo di Vinicio Leonetti – il suo gruppo industriale si occupa soprattutto di produzione di flipper e calcio balilla, prima del digitale, poi di slot machine. Il suo primo cliente in Europa è Lottomatica. Ma con i suoi figli Davide e Adele, l’azienda è nel business dell’edilizia e dell’immobiliare in Spagna e nel Nord Italia. Caruso è lametino, ha 73 anni (oggi 77, ndr), ma da tempo vive a Firenze. La produzione di macchinette mangiasoldi però rimane nell’area industriale lametina. Si parla di lui solo dopo la sua scalata nella società che gestisce l’aeroporto di Sant’Eufemia…”. 

Alla fine del 2016 Renato Caruso aveva creato Lamezia Sviluppo con un vecchio socio di Sacal, l’imprenditore lametino Nino Tripodi, ed aveva acquisito il 23% delle azioni versando 3,2 milioni di euro. E a stretto giro di posta aveva rincarato la dose con un altro milione, sfiorando il 30% delle azioni. Prima di arrivare al 51% l’estate scorsa.

Ma torniamo all’estate del 2017 e all’acquisizione degli altri due aeroporti.

«I Comuni di Reggio e Crotone – scriveva ancora la Gazzetta del Sud – forse stanno spingendo per entrare nel capitale sociale, ma non possono farlo ammesso che abbiano i soldi. L’offerta pubblica d’acquisto lanciata da De Felice è illegittima», sosteneva Renato Caruso. Convinto che un solo aeroporto in Calabria possa bastare, e quello di Lamezia è baricentrico.

«Vista la fine che hanno fatto quegli scali non mi fiderei granché – diceva ancora Caruso -. Ma quando di mezzo c’è la politica non si combina niente. Oliverio sta solo tentando di fare propaganda a Reggio e Crotone perché scaduto il suo mandato gli resta solo da candidarsi al parlamento europeo».

Secondo l’imprenditore, dunque, c’era un disegno per indebolire Lamezia a tutto vantaggio di Reggio. «L’aeroporto dello Stretto – aggiungeva Caruso – non potrà mai crescere per la sua posizione: è pericoloso per le operazioni d’atterraggio e decollo, e poi i messinesi preferiscono il più vicino scalo di Catania che è il meglio collegato della Sicilia. Chi glielo fa fare a perdere tempo sul traghetto?».

Caruso insisteva sul rafforzamento dell’aeroporto lametino e dell’area centrale della Calabria: «Presto chiederò un incontro col sindaco di Catanzaro Sergio Abramo, le due città devono fare massa critica per rafforzarsi. Dovrebbe collaborare anche il sindaco lametino Paolo Mascaro, ma è terrorizzato che la commissione d’accesso antimafia possa sciogliere in anticipo il consiglio (cosa che poi è realmente avvenuta, ndr). Ecco perché il suo rappresentante nel Cda, l’ingegnere Manlio Guadagnuolo, ha firmato per l’affidamento di tutte le deleghe al presidente De Felice. Ma credo che il consigliere l’abbia fatto contro la sua volontà».

De Felice e Palla Palla

E Caruso riferiva aspetti importanti anche sui conti della società aeroportuale calabrese: «È malmessa, lo sappiamo tutti. Credo che ci sia una passività che s’aggira intorno attualmente intorno ai 4 milioni di euro, se non di più. Il problema è che non ci fa vedere i bilanci, pur essendo nel consiglio d’amministrazione». Infine si pente: «Non avrei mai detto sì all’avvicendamento di De Felice, avevo pensato a una ventata di legalità che avrebbe fatto bene alla Sacal. Non avrei mai immaginato una sua chiusura totale della serie “faccio tutto io”. Ho commesso un errore gravissimo. Ma adesso è cominciata la guerra, perché quest’azienda nonostante le perdite può ancora rinascere».

Non c’è dubbio che quella guerra l’impavido Renato Caruso alla fine l’abbia vinta ma non aveva ancora fatto i conti con il “fuoco amico” di questi giorni convulsi e frenetici. Chissà se Caruso pensa ancora che basta solo l’aeroporto di Lamezia e che gli altri due non servono a… niente. Chi vivrà, vedrà.