Caso Novelli-iGreco, quel pasticciaccio brutto del “Giglio Tragico” che lega Umbria e Calabria

Cena di lavoro all'Ariha Hotel, l'albergo de iGreco. Si riconoscono, oltre ai fratelli Greco, Luca Lotti, Stefania Covello, Ernesto Magorno e il "solito" Aiello

Ormai tra Calabria e Umbria c’è ben più del proverbiale “filo rosso” che lega le due realtà, praticamente “gemellate” per via di una fazione politica che nel corso di questi penosi anni di renzismo ha creduto di poter fare quello che ha voluto. C’è stata la storia dei 100 mila euro “spanzumati” al Festival dei Due Mondi di Spoleto, più recentemente la vicenda dell’operazione Open Fiber, che ha legato un imprenditore del clan Alvaro ad alcuni imprenditori dell’Umbria e delle Marche, ma soprattutto c’è la bruttissima storia legata al fallimento del Gruppo Novelli, che ha visto come protagonisti i soliti noti del Pd renziano calabrese e il solito potentissimo gruppo iGreco, specialisti nel condurre in porto affari senza spendere un euro… anzi al costo di 1 euro. Vicende che sono passate dalla procura di Castrovillari e quindi dal procuratore Facciolla, che ha lavorato a fondo su questo versante, che coinvolge nomi eccellenti e pesanti del panorama politico nazionale e del renzismo calabrese. E che “magicamente”, come spesso accade nell’Italietta in cui ci ritroviamo, è stato provvidenzialmente “trasferito” mentre invece alla procura di Terni il “capo” è un cosentino che si chiama Liguori e che fa parte della loggia segreta del procuratore di Cosenza, suo “maestro”… Le ombre non soko rimangono tutte ma se possibile diventano un “sistema” e se in Calabria nessuno dei media di regime “osa” disturbare i manovratori, in Umbria nonostante il “Giglio Tragico” c’è qualcuno che dice la verità. Dolce musica per le nostre orecchie. 

di p.l.

Fonte: Micropolis – il manifesto 

Difficile sintetizzare una storia tanto complicata e incasinata come quella del fallimento del Gruppo Novelli. Difficile ma anche doveroso. Prima di tutto è doveroso nei confronti di quei 33 dipendenti messi in cassa integrazione colpevoli di aver scioperato. 

Rischiano di aver vinto il campionato di coerenza e dignità ma anche di averci rimesso il posto di lavoro. Poi utile perché scorrendo tra le varie tappe emerge uno spaccato della classe dirigente nazionale e regionale non proprio esaltante: imprenditori che non riescono a gestire quanto costruito dai propri antenati; imprenditori corsari in cerca di soldi facili e di pubblico abboccone; politici disinvolti ansiosi di salire sul carro dei vincitori ma incapaci di capire quale sia il carro vincente; sindacalisti cinghia di trasmissione che non sanno in quale direzione trasmettere. Con pochissime eccezioni. Poi la stampa. Tutti al seguito del condottiero Matteo e del suo Giglio Tragico e dei prescelti per dare vita al ”miglior accordo del mondo”, tutti ad applaudire la famiglia Greco, questi fenomeni di imprenditori destinati a conquistare l’Italia.

Addirittura la sindaca di Cariati, Filomena Greco, diventa sponsor e animatrice culturale al Festival di Spoleto, smentendo l’assioma che la cultura non si compra. Si compra, si compra, si compra tutto quando c’è chi vende. Dopo aver avuto i suoi 15 minuti di notorietà, la sindaca Filomena Greco è indagata per aver affidato senza gara d’appalto ad una società locale la raccolta dei rifiuti solidi urbani e per aver provato a costruire un’altra clinica per i suoi (infiniti) fratelli… Divieto di dimora nei comuni di Cariati, Corigliano – Rossano.

Non male per un sindaco non poter risiedere nel proprio comune, non male per chi al Festival di Spoleto avrebbe dovuto dialogare con donne famose come Susanna Camusso.

Ad onor del vero c’è anche chi non partecipa al coro osannante il Mise, i suoi officianti del Giglio Magico e quelli del “Tavolo nazionale”. Per esempio Iacchite’, voce libera di Cosenza e questo giornale, micropolis, che hanno sollevato dubbi, diffuso informazioni fin dall’inizio della vicenda. Hanno fatto insomma quello che normalmente dovrebbe fare un organo di informazione. Piccoli ma intellettualmente onesti e fuori dal coro. Lo hanno fatto in solitaria, un giornale a Cosenza l’altro in Umbria, senza piegare mai la testa e farsi abbindolare dalle sirene di Cariati e dintorni.

Poi una volta scoperto il bluff dell’accordo migliore del mondo, contrordine, inversione di rotta ad U, trasformiamo tutti i trombettieri del principe in bravi bignamisti a fare i riassuntini, tutti a far capire che non lo avevano detto ma qualche sospetto lo avevano, che qualcosa avevano capito. Storia vecchia ma ancora in uso nell’Italietta di lossignori questa di voler per forza aver ragione anche a costo di negare l’evidenza. E ora veniamo alla nostra storia, a quer pasticciaccio brutto che più brutto non si può.

Il gruppo Novelli nel 2012 è in crisi. Molte le cause che l’hanno portato sull’orlo del fallimento: scelte aziendali sbagliate, forte crisi finanziaria e divisioni strategiche tra i fratelli Novelli proprietari del gruppo che ha in portafoglio marchi come Ovito per le uova ed Interpan per il pane di importanza nazionale nel settore agroalimentare. Stabilimenti a Monza, Latina, Amelia, Spoleto e sede direzionale a Terni. La proprietà rimane in capo alla famiglia Novelli ma viene aperto un concordato preventivo al Tribunale di Terni e l’amministrazione controllata viene affidata ad un consiglio di amministrazione tecnico presieduto dal professor Alessandro Musaio di Roma.

Nel 2016 l’advisor incaricato di selezionare le manifestazioni di interesse per il gruppo, le liquida in quanto indirizzate ad alcuni rami di azienda mentre tutte le istituzioni dal Mise alle Regioni e ai Comuni interessati preferiscono evitare lo spezzatino e privilegiare una vendita unitaria anche perché nel periodo di gestione tecnica i debiti sono quasi raddoppiati e hanno superato i 100 milioni di euro. Alla vendita si oppongono solo i fratelli Novelli che rappresentano la maggioranza azionaria ma il 22 dicembre 2016 al Mise viene ceduta la proprietà del Gruppo Novelli ad Alimentitaliani srl al prezzo simbolico di 1 euro.

Alimentitaliani srl è una società costituita proprio per l’acquisto del Gruppo Novelli ed è di proprietà della holding cosentina iGreco con interessi nella sanità privata e negli alberghi. E’ grazie alla puntuale informazione di Iacchite’, giornale di Cosenza che vengono alla luce notizie non proprio edificanti sui trascorsi imprenditoriali del gruppo iGreco e sulla singolare concezione dimostrata nei rapporti industriali. Altro particolare che all’epoca avrebbe dovuto far riflettere è il capitale sociale di Alimentitliani srl fissato in 10 mila euro non interamente versati. Lo abbiamo scritto decine di volte ma inutilmente. I sordi non volevano sentire voci stonate, siamo alla vigilia di Natale e il clima è buonista. Tutti ma proprio tutti brindano alla soluzione del problema Gruppo Novelli anzi si sprecano gli autoincensamenti per quello che viene definito “l’accordo migliore del mondo”.

L’accordo è firmato il 13 aprile 2017 tra la soddisfazione generale di tutti. Felice il ministro Carlo Calenda, il dirigente d’azienda a capo del Ministero dello sviluppo economico e punto di riferimento per lo zoccolo duro pariolino dei dem, felice la vice ministra Teresa Bellanova, che ha seguito con passione materna e bigiotteria firmata la trattativa;

felice il deputato Pd Ferdinando Aiello, cugino de iGreco, quello che ha accompagnato Maria Elena Boschi nel famoso viaggio in sud America per cercare voti per il referendum costituzionale;

felice Ernesto Ciaone Carbone all’epoca della segreteria nazionale Pd e il ministro Luca Lotti, tutti amici politici de iGreco.

Ma felici anche la governatrice Marini, l’assessore Paparelli, il consigliere Brega, e tutta la seconda Commissione economica della Regione Umbria da lui presieduta.

Tutti, maggioranza e opposizione unite nella lotta per salire nel carro dei vincitori, il gruppo iGreco di Cosenza. Tutti a tessere le lodi di questi fenomeni imprenditoriali, tutti a rassicurare sulla loro solidità finanziaria e capacità manageriale. Pensate che il gruppo iGreco ha anche avanzato una offerta di acquisto per Alitalia, la compagnia aerea di bandiera e, addirittura, anche per il Cosenza Calcio.

Insomma volano alto e i politici umbri non si tengono: “La cessione a iGreco è l’unica soluzione che preserva tutti i posti di lavoro, si sono impegnati a finanziare la ex Novelli con 1,5 milioni di euro e ad effettuare investimenti da subito”. Invece, iGreco non perdono tempo e lavorano di accetta: dei 460 dipendenti trovati all’arrivo ne  tagliano 220 nel giro di 3 mesi. Solo gli appetibili assets, il patrimonio del Gruppo Novelli trovano una veloce ricollocazione societaria. Passano appena 2 mesi dalla firma dell’accordo e nel febbraio 2017 da Alimentitaliani vengono scorporate le aziende remunerative: Cantine Novelli, Bioagricola Novelli e Fattorie Novelli, cedute ma mai pagate a Poderi Tommaso Greco e Greco Cataldo, afferenti sempre al gruppo iGreco. Avviene quello che, grazie anche alle maglie larghe della legge, è avvenuto in mille situazioni: si acquista un gruppo, si sceglie la polpa e si butta via l’osso.

Il coro di peana si blocca e si trasforma in un gelido “C’è un tavolo nazionale” ripetuto ossessivamente anche dalla governatrice Marini che si rifiuta più volte di incontrare i lavoratori ex Novelli in cigs. C’è un tavolo nazionale. Nessuno chiede conto a iGreco dei ritardi sul pagamento degli stipendi, della cassa integrazione, della scelta dei tagli fatta tra chi ha scioperato. Nessuno chiede come possa generare 2,8 milioni di Ebitda nel 2017 un’azienda che ha perso importanti clienti, il 20 per cento del fatturato rispetto al 2016; nessuno chiede uno straccio di piano industriale. Neanche l’esperto manager nonché consigliere regionale Claudio Ricci né il profondo conoscitore dell’economia regionale nonché assessore Paparelli né la sua improbabile collega Cecchini bi-assessora alla Coltura e alla Cultura esperta delle dinamiche agroalimentari di Morra e dintorni

Nessuno chiede conto dei 33 dipendenti messi in cassa integrazione per aver scioperato. Nessuno significa nessuno, nemmeno il sindacato. Nemmeno la Cgil che in quelle settimane porta a Terni la campagna “Diritti in piazza”. In un Paese normale i lavoratori penalizzati per aver scioperato avrebbero dovuto essere i protagonisti della manifestazione. Invece manco una citazione pubblica, manco una iniziativa di protesta in loro difesa e contro il clima per niente idilliaco inaugurato nelle relazioni industriali dall’ad Saverio Greco

Come a dire che quanto scritto nella Costituzione sul diritto di sciopero è una ipotesi teorica non una pratica consolidata. Insomma un gran casino e dopo i brindisi farlocchi si riapre il tavolo della trattativa al Ministero dello Sviluppo economico, il famoso tavolo nazionale sempre più zoppo.

L’accordo migliore del mondo è in realtà un pessimo accordo che fa acqua da tutte le parti. Nel marzo 2017 l’ad di Alimentitaliani Saverio Greco avanza istanza di concordato preventivo davanti al Tribunale di Castrovillari che critica fortemente la cessione in bonis delle tre aziende agricole ex Novelli.

Spiegato in due parole Alimentitaliani ha preso la polpa del Gruppo Novelli intestandola alla holding iGreco senza neanche pagarla. Nell’aprile 2017 il Tribunale di Terni dichiara fallito il Gruppo Novelli impossibilitato a far fronte ai creditori. Nel dicembre 2017 il Tribunale di Castrovillari dichiara il fallimento di Alimentitaliani e indaga sull’ipotesi di bancarotta fraudolenta in concorso dell’ad Saverio Greco. Ad occuparsi di Alimentitaliani sono i curatori fallimentari Giorgio Meo e Fernando Caldiero. Curatore fallimentare del Gruppo Novelli è invece Marco Bartolini. Si moltiplicano i provvedimenti sia civili che penali del Tribunale di Castrovillari, di quello di Terni, dei curatori calabresi Meo e Caldiero contro quello ternano Bartolini.

Si moltiplicano i processi, quindi gli avvocati che, come in genere succede in casi analoghi, alla fine della vicenda saranno gli unici a guadagnarci. La Procura di Castrovillari che si occupa del fallimento Alimentitaliani nel febbraio scorso sottopone a sequestro preventivo le tre aziende agricole Cantine Novelli, Fattorie Novelli e Bioagricola Novelli che formalmente sono ancora di proprietà di società della holding iGreco. Il curatore fallimentare del Gruppo Novelli Bartolini risponde con un procedimento civile per chiedere la revoca della vendita avvenuta il 22 dicembre 2016 con l’obiettivo di far tornare sotto il Gruppo Novelli quanto era stato trasferito ad Alimentitaliani.

Intanto nel maggio 2018 ottiene il sequestro giudiziario delle quote societarie delle tre società agricole da parte del Tribunale di Terni. Il giudice Alessandro Nastri conferma la custodia giudiziale ai due curatori fallimentari di Alimentitaliani, Meo e Caldoro ma con il divieto di vendita senza il suo consenso e quello del curatore Bartolini. Nella poco piacevole lettura degli atti giudiziari della vicenda saltano agli occhi alcune frasi scritte dal procuratore di Terni Alessandro Nastri riguardo al famoso accordo di vendita firmato al Mise, quello definito l’accordo migliore del mondo dal mondo politico e sindacale. Dice il giudice Alessandro Nastri: “Stanti la natura del soggetto accollante (società neo costituita con capitale sociale di entità irrisoria) e la totale assenza di garanzie da quest’ultima prestate, era facilmente prevedibile che non vi sarebbe stata un’effettiva liberazione dai debiti oggetto di accollo”.

Insomma anche per Nastri è più che evidente che l’accordo migliore del mondo è una bufala. La revoca della vendita del Gruppo Novelli ad Alimentitaliani chiesta dal curatore fallimentare Bartolini doveva essere decisa dal Tribunale ad ottobre 2017, ma è stata rinviata a causa di un’azione civile intentata dai curatori calabresi contro il collega ternano. Meo e Caldiero hanno presentato opposizione al provvedimento cautelare del Tribunale di Terni chiedendone l’annullamento. Impossibilitati a vendere dopo le manifestazioni di interesse ricevute, a maggio 2018 hanno pubblicato un bando per l’affitto dei vari rami d’azienda.

Ma l’intrigo giudiziario della vicenda non finisce qui. Il Tribunale civile di Castrovillari ha emesso un terzo sequestro delle tre aziende agricole del Gruppo Novelli per ottenere la revoca della cessione avvenuta nel febbraio 2017 da parte di Alimentitaliani ad altre società della holding iGreco. Il provvedimento di sequestro ha provocato un altro custode ed amministratore: l’avvocato Paolo Florio. Mentre l’11 giugno 2018 per il sequestro preventivo della Procura di Castrovillari il Tribunale ha nominato come custode giudiziario l’avvocato Ugo Celestino al posto di Meo e Caldiero. Insomma l’esercito dei curatori, dei custodi e degli avvocati si ingrossa, i nodi si intrecciano. Nello stesso periodo il Tribunale fallimentare calabrese pubblica i bandi per l’affitto dei tre rami d’azienda (pane, uova e pet food) come proposti dalla curatela Alimentitaliani; affitto che avrà la durata di 3 anni rinnovabile di altri 3 e che garantirà un diritto di prelazione in caso di procedura di vendita.  

Nell’istanza di autorizzazione alla pubblicazione dei bandi presentata al giudice delegato i curatori scrivono che lo scopo “è stato quello di garantire la strumentalità dell’affitto alla migliore liquidazione in un momento successivo dei medesimi rami d’azienda. Pertanto, particolare attenzione è stata posta nel disciplinare gli impegni che gli affittuari dovranno assumere in relazione alla prosecuzione dell’attività, alla conservazione ed al miglioramento dei rami aziendali, nonché le garanzie offerte in relazione agli obblighi assunti, al fine di garantirne effettiva e concreta attuazione per il caso di inadempimento. In questa prospettiva l’ammontare del canone offerto per l’affitto viene a costituire uno dei criteri, e non l’unico, per selezionale l’aggiudicatario, dovendosi tenere conto anche dei concorrenti requisiti del piano di prosecuzione delle attività e della conservazione dei livelli occupazionali“.

Martedì 31 luglio 2018, i curatori del fallimento Alimentitaliani srl nominati dal Tribunale di Castrovillari, il professor Giorgio Meo e il dottor Fernando Caldiero hanno comunicato le procedure competitive per l’affitto del ramo d’azienda. Per quanto riguarda l’affitto del ramo d’azienda Pet Food è stato dato alla Salmontrutta srl al canone mensile di 9mila euro con l’assunzione di tutti i 6 dipendenti. L’affitto del ramo d’azienda Mangimificio è stato concesso alle Fattorie dell’Umbria srl al canone mensile di 5mila euro e l’assunzione di due dipendenti. Per quanto riguarda l’affitto del Pastorizzatore è stato concesso alla Fattoria dell’Umbria srl al canone mensile di 58.650 e l’assunzione di tutti i 47 dipendenti.

Invece le procedure competitive per l’affitto del ramo “pane” ed “essiccatoio” sono andate deserte. “Fattorie dell’Umbria” è una società creata appositamente per l’affitto del ramo d’azienda dal Gruppo Eurovo di Rovigo tra i leader europei della produzione, distribuzione di uova e prodotti derivati. Si attendono comunicazioni dal “tavolo nazionale” tanto amato dai sindacati degli alimentaristi che con foga e impegno sono passati dall’esaltazione dell’accordo “migliore del mondo” alla depressione del fallimento di Alimentitaliani srl. Siì, quelli che fanno assemblee per i lavoratori dipendenti e assemblee riservate per i cassaintegrati della stessa azienda colpevoli di aver scioperato…

Forse non servirà a molto ma una autocritica tardiva e un recupero dei cassaintegrati li possono chiedere. Se si annullano provvedimenti sbagliati e forse fraudolenti, se si azzerano le cause non si mantengono gli effetti di quei provvedimenti. O no?