Catanzaro, aria di crisi. I Quartieri: “Abramo, gli Abramojugend e la (non) classe dirigente”

CATANZARO: ABRAMO, GLI ABRAMOJUGEND E LA NON CLASSE DIRIGENTE

Nota del 10.08.2020 – Alfredo SERRAO – presidente Associazione I QUARTIERI

C’è aria di crisi a Catanzaro. Una crisi profonda, la cui matrice politica ormai si legge o meglio si ascolta, dove fa certamente più risonanza, all’interno del Consiglio Comunale. E’ questa una crisi che scompone e ricompone sia la cosiddetta maggioranza, che quanto resta di un opposizione dove i numeri sono risicati e dove quanti che dicono di essere in posizione critica, di fatto, per una formula di collaborazionismo malcelato, occupano con il bene placito di tutti le presidenze delle commissioni consiliari.

L’epoca rivoluzionaria del sindaco Sergio Abramo sembra essersi conclusa, sempre che di una vera rivoluzione si sia trattato. Perché molti restano i dubbi, ma con una certezza che assume connotazione di liberazione da “un ventennio” che ha prodotto un sistema di garanzie per gli amici degli amici, usando la cosa pubblica come un ufficio di collocamento per intimi – sempre gli stessi – nelle diverse articolazioni della cosa pubblica. Il ventennio Abramo si sta concludendo con una confusione di fondo che porta esponenti della sua maggioranza a chiedere di continuo, anche in sede di Consiglio Comunale, le dimissioni di molti Assessori di Giunta, ritenuti ormai inopportuni e non adeguati politicamente ed amministrativamente per il ruolo ricoperto.

Quello che va oltre le classiche schermaglie politiche e che sta assumendo carattere di preoccupazione diffusa leggendo le dichiarazioni stampa dei singoli consiglieri comunali e che Catanzaro vive una profonda crisi d’identità, che diventa ancora di più preoccupante perché manca di prospettiva e di futuro.

Oggi, si scopre che gli abramojugend, quelli che negli anni hanno occupato postazioni di vertice nelle diverse strutture, che hanno capitalizzato a volte una fedeltà di facciata, che non hanno saputo contestare scelte discutibili solo per il valore del dollaro, sono a gran voce ritenuti una mancata classe dirigente che non ha la stoffa per continuare la rivoluzione, che anche noi erroneamente avevamo voluto pensare fosse copernicana del quasi ventennale governo Abramo. Il sindaco si riscopre solo e, seguendo i ragionamenti di alcuni esponenti dell’assise comunale, è contornato da un nulla, sia in termini di prospettiva politica che in termini di burocrazia amministrativa. Questa potremmo dire è la sintesi del modus Abramo, che ha sempre amato contornarsi dei suoi affezionati restringendo sempre più il perimetro per pochi intimi, facendoli credere dei quasi statisti in erba, ed oggi riscoprono che altro non sono che un surrogato del fallimento proprio di Abramo. Il fallimento di quel ventennio che quando la storia ci restituirà la sintesi, lo (ri)scopriremo come una grande opportunità mancata, forse per carenza di coraggio e di slancio, restando un grande bluff per la città ed un’opportunità lautamente ricompensata per quelli, forse, politicamente a più alta intensità affettiva.

Insomma c’è un vuoto che diventerà un baratro nel dopo Abramo, nella continuità del metodo e dell’inutile scenografia. In verità questa considerazione che oggi diventa erga omnes, noi l’avevamo denunciata già qualche anno fa, nei primi scorci della nuova consiliatura dell’Abramo quater, quando avevamo denunciato l’inadeguatezza della squadra del sindaco e la necessità di un pensionamento anticipato di alcuni Assessori per il bene superiore della città. In tutto questo il silenzio di Abramo è stata l’unica risposta, ma in concreto anche quel senso di cosciente (?) non responsabilità verso la città, perché forse avrebbe dovuto, lui stesso, rinnegare un metodo che aveva coniato come buon governo. Come sempre le nostre parole sono state classificate come pura blasfemia ed oggi, senza dover metterci le vesti della Sibilla Cumana, dobbiamo dire che quella che era una voce isolata, la nostra, è diventata una corale che attraversa trasversalmente il sentire del Consiglio Comunale, insieme a quella voce sempre dimenticata della città.

Catanzaro non può più interrogarsi su Abramo o sul dopo Abramo, sta diventando un gioco inutile. C’è semmai la necessità di restituire ai cittadini una città fatta di normalità, dove le strade possano essere tali, dove anche dopo il Covid si riesca a dare una scossa all’economia locale, dove i cittadini possano ritrovare nella casa comunale un riferimento per proposte ed idee e non solo per continue lamentele, per carità legittime ormai, che sono diventate nel tempo una giaculatoria ripetitiva, per l’inconcludenza di una gestione di governo arroccata in posizioni di rendita e non capace di immaginare, di programmare un futuro cittadino che non sia sempre le grandi opere ed una continua e costante colata di cemento.

Concludere che oggi gli abramojugend –  la gioventù abramiana – non hanno la capacità di raccogliere l’eredità (?) di Abramo è cosa quasi scontata per noi, considerato che l’esempio e l’insegnamento loro offerto è politicamente più farlocco della prospettiva che si ricerca. Potremmo dire l’avevamo detto! Per come appare scontato e peraltro visibile il degrado di una città, che al netto di impegni di programma o di vetrine mediatiche ben pagate – che non tornano quasi nulla sul territorio nel concreto della vita dei cittadini – resta come una realtà disomogenea, dove i quartieri sono diventati le periferie delle periferie, dove esistono zone di extraterritorialità criminale consolidate, dove il centro storico resta un cimitero a cielo aperto, dove il turismo resta solo una buona intenzione da validare con qualche ballata locale. Catanzaro resta una città isolata al suo interno e fuori dalle mura.

Insomma siamo ormai ai titoli di coda e la dissertazione sul dopo Abramo diventa sempre più macabra, per come appare macabro continuare in una gestione del governo cittadino, dove l’unica costante è quella di soffocare ogni idea, ogni barlume di speranza in una cortina fumogena, che una volta diradata ci consegnerà un deserto di civiltà. Forse sarebbe ben più opportuno domandarsi se è arrivato il momento di mettere un punto fermo, dove le dimissioni del sindaco Abramo non sono uno scandalo e… di ricominciare.