Catanzaro e la massomafia: gli affidamenti diretti alle “ditte amiche”. Parlano Riccio e Costantino

Visita al cantiere dell'ex ospedale militare, nel quale sono iniziati i lavori per la realizzazione della nuova Procura di Catanzaro, da parte del procuratore Nicola Gratteri, del sindaco Sergio Abramo.

Massoneria? Mafia? Massomafia come dice Gratteri, questo è in realtà il vero biglietto da visita della città di Catanzaro. Quel metodo di gestione che incrocia i bisogni della comunità, facendo scomparire tutto, facendo pensare che tutto resti nell’alveo dell’isola felice, facendo grancassa con la complicità della politica, anche quella di basso livello istituzionale e con tanti organi di informazione, quelli che si definiscono liberi…

Da ieri Iacchite’ ha avviato un’inchiesta sulla realtà di Catanzaro, da molti erroneamente creduta “isola felice” mentre, al pari di Cosenza, rappresenta la punta dell’iceberg della “massomafia invisibile” che infesta la Calabria. Nella prima parte abbiamo passato al setaccio le dichiarazioni alla procura di Catanzaro del dirigente Adelchi Ottaviano (http://www.iacchite.blog/catanzaro-e-la-massomafia-altro-che-isola-felice-qui-ce-un-verminaio-di-interessi-incrociati/). Oggi entriamo ancora di più nel dettaglio.

Seconda puntata

Come abbiamo già scritto risale al 30/11/2015 la nota del Dirigente Settore Attività Economiche e SUAP del Comune di Catanzaro, architetto Andrea Adelchi Ottaviano, con la quale veniva investita direttamente la Procura di Catanzaro rispetto ad atteggiamenti lesivi della trasparenza e della legalità dell’azione amministrativa del comune capoluogo di regione, perpetrata come metodo da alcuni consiglieri comunali in un sistema che sembra essere la costante anche nella città di Catanzaro.

Catanzaro dunque non è un’isola felice.

Soprattutto è utile domandarsi se la denuncia di Ottaviano sia il solito grido inutile alla Luna, oppure – come appare – è l’iniziativa di un Dirigente, isolata, che cerca di fare emergere un metodo che sembra consolidato e che ci riporta a quella triangolazione perfetta e pericolosa fra politica, imprenditoria e colletti bianchi…

Qui appare ovvio domandarsi il perché la Luna, che potrebbe essere la Magistratura cittadina, non ascolta il grido di Ottaviano, ricordiamo che c’è sempre l’invito da parte di Gratteri a denunciare…, visto che i fatti risalgono all’Anno Domini 2015.

Lo scenario appare molto più articolato a leggere le carte e l’iniziativa di Ottaviano è solo un pezzo della narrazione, quella che passa di certo dal consiglio comunale e si incrocia con interessi, forse non tanto trasparenti, di una fetta di imprenditoria cittadina, sponsorizzata e custodita dalla politica locale, in una complicità articolata con molti, troppi dirigenti e funzionari del Comune di Catanzaro.

Questo il teorema che irrompe e rompe equilibri, e nasce dal dibattito del 26 novembre 2015 (qualche giorno prima della denuncia di Ottaviano) dove nel lancio degli stracci si inserisce un altro consigliere comunale, Eugenio Riccio peraltro Sovrintendente dell’Arma dei Carabinieri.

E’ proprio Eugenio Riccio che mettendo allo scoperto alcune “sbavature” del sistema Catanzaro punta l’indice, senza tanti preamboli, su quel metodo che regge le sorti del Comune di Catanzaro, affermando: “… io ho questo senso civico che, come dire, mi consente di non girarmi dall’altra parte, certo poi ho un problema medico di dermatite, stare qua in quest’Aula, magari vicino a qualcuno che, insomma, in altre città, in altri contesti diciamo urbani normali, avrebbe un foglio di via politico…” . E’ grave l’affermazione perché ipotizza l’esistenza nel consiglio comunale di Catanzaro di soggetti capaci di infettare, scatenando reazioni allergiche nei confronti dei singoli, che tacendo diventano correi, ma che sembra non scatenare reazioni di cura rispetto ad un sistema, quello infetto dell’attività amministrativa dell’Ente, soprattutto quando Riccio lapidario dichiara: “A mio avviso, quando si viene a conoscenza di fatti particolarmente gravi ed allarmanti che possono verosimilmente assumere una rilevanza penale è doveroso rivolgersi alla Magistratura”.

Chi erano questi untori del consiglio comunale nel 2015? Chi, volgendo lo sguardo, ha fatto finta di non vedere il malaffare di cui trattano Ottaviano e Riccio?  Quali erano queste attività amministrative del Comune di Catanzaro, la cui conoscenza avrebbe imposto di rivolgersi alla Magistratura?

Anche a queste domande, dopo la denuncia di Ottaviano, ci vengono in soccorso le dichiarazioni nel consiglio comunale del 26 novembre 2015, successivamente confermate dallo stesso Riccio agli organi di polizia giudiziaria.

Il casus belli che scatena Riccio è quello delle cosiddette “procedure negoziate”, un procedimento che diventa discrezionalità dei singoli funzionari comunali, che affidano i lavori ad una serie di ditte – le solite “ditte amiche” per usare un eufemismo -, sempre le stesse immodificate nel tempo. Infatti Riccio afferma: “E’ grave sentire al contrario quando si parla di procedure affidate per rapporto fiduciario, cioè il rapporto fiduciario è un istituto giuridico che io per la prima volta lo sento oggi in quest’aula, non mi risulta che esiste il rapporto fiduciario, lo apprendo oggi in quest’aula e ne prendo atto”.  Ma questa non è la sola sbavatura, come prima l’abbiamo definita, ce ne sono altre che completano il quadro e ci riportano a quella triangolazione, perfetta e pericolosa, del sistema Catanzaro.

Ci sono altri elementi che entrano in cottura nel calderone degli stracci del sistema Catanzaro. Si parla, oltre che delle procedure negoziate, di incarichi conferiti senza bando e poi ritirati, di opere pubbliche date in incarico e poi ritirate, della mancata conoscenza del metodo di rotazione degli incarichi, della mancata conoscenza del metodo di rotazione delle ditte, ma in particolare di una nota di un altro Dirigente comunale Responsabile del Settore Finanziario, il dott. Pasquale Costantino che denunciava: “…Per segnalare che è richiamato l’articolo 19 del nostro regolamento per l’esecuzione di lavori, forniture e servizi di economia oltre a contenere la previsione citata una volta, prevede anche al comma 4 che gli affidamenti diretti debbono effettuarsi nel rispetto del principio di rotazione…”, tutto questo aggiunge come ulteriore contorno sempre Riccio nel suo intervento in Consiglio Comunale.

Insomma, nel consiglio comunale del 26 novembre 2015 c’è tutto e di più, come la domanda di conoscere chi ha girato lo sguardo ed ha omesso di effettuare il controllo, come peraltro esplicita ulteriormente Riccio, facendo riferimento sempre alla nota del Dirigente Pasquale Costantino: “… Evidenzia quanto segnalato all’ANAC in ordine all’elevato ricorso dell’amministrazione comunale catanzarese alle c.d. procedure negoziate”. Peraltro lo stesso Riccio nelle dichiarazioni rese alla polizia giudiziaria aggiunge: “Non sono in grado di riferire nulla in merito agli aspetti tecnici delle procedure di selezione delle ditte in seno alle gare pubbliche, né ai criteri di invito, né alle modalità di affidamento degli incarichi ma preciso che nella mia attività politico-amministrativa ho inviato centinaia di richieste di chiarimenti ai vari uffici del Comune di Catanzaro e, ultimamente, le invio per conoscenza al Responsabile Anticorruzione del citato ente territoriale”.  Aggiungiamo noi, per completezza d’informazione, che il Responsabile dell’Anticorruzione del Comune di Catanzaro è il Segretario Generale, Vincenzina Sica, cui si era già rivolto nella sua denuncia il Dirigente Andrea Adelchi Ottaviano.

Ma ritorniamo a Riccio ad a tutti gli ingredienti che ha portato a cottura, che potrebbero essere i punti di sostegno di un sistema, quello di  Catanzaro che nello specifico, passava anche attraverso la mancata adozione di un “elenco fornitori” all’interno dell’Amministrazione Comunale, unitamente alla mancata rotazione di incarichi e ditte appaltatrici. Infatti lo stesso Riccio afferma: “Per completezza d’informazione, ritengo che il vero punto dolente dell’intera questione sia la permanenza ultradecennale di alcuni funzionari e dirigenti in posizioni chiave del Comune di Catanzaro. La mia idea è che possa ipoteticamente esistere un meccanismo collaudato da anni che vede, da un lato, i dirigenti ma soprattutto i funzionari che, ad esempio, gestiscono in prima persona le procedure c.d. “negoziate” e quindi le metodologie di invito e di selezione delle ditte, nonché l’affidamento degli incarichi e le ditte che risultano spesso aggiudicatarie di gare negoziate o affidamenti diretti”.

Ipoteticamente sottolinea Riccio, ma fino a dove arriva il concetto dell’ipotesi, quando poi lo stesso nelle dichiarazioni rese parlando del meccanismo di monopolio delle ditte che lavorano per il Comune di Catanzaro, afferma: “Tali ditte, oltre a risultare aggiudicatarie delle maggiori opere cittadine e non solo quelle poco anzi elencate, poi risultano onnipresenti nella miriade di lavori di manutenzione ordinaria della città che si riferiscono alle c.d. procedure negoziate”.

Quello che appare è che il metodo sia consolidato e che, ormai trascorsi lunghi cinque anni, forse la Magistratura, quella che il Procuratore Gratteri giustamente richiama alla “ferocia” rispetto a modelli corruttivi interni, si debba applicare a Catanzaro anche per fenomeni che riguardano la pubblica amministrazione, restituendo una risposta ai cittadini sempre sollecitati a collaborare con atti di denuncia e non già di delazione.

Il quadro che emerge dai documenti è disarmante, non sapendo oggi come si sia sviluppata l’eventuale inchiesta e quali siano i risultati raggiunti, certi che Catanzaro non sia più un’isola felice, né un modello esportabile, come siamo certi che non sia un porto delle nebbie.

Le stesse nebbie che a quanto conosciuto, dovrebbero diradarsi e portare ad attraccare in una banchina di trasparenza anche la vicenda che riguarda, sempre a Catanzaro, la riqualificazione dello Stadio Ceravolo, sollecitati anche in questo argomento della dichiarazioni del Consigliere Comunale Eugenio Riccio: “…Con riferimento alle anomalie afferenti all’esecuzione dei lavori pubblici in città, mi preme sottolineare, a titolo esemplificativo, il caso emblematico dello Stadio Ceravolo di Catanzaro ove vi sarebbero alcune anomalie tra il progetto risultato aggiudicatario della gara e l’effettiva sua realizzazione che, allo stato, presenta un’evoluzione del tutto diversa rispetto al progetto. Mi riferisco, ad esempio, agli 800.000,00 euro circa originariamente previsti per l’istallazione dell’erba sintetica che, allo stato, non risulta essere stata ancora impiantata. Ad ogni modo rinvio all’articolo del Consigliere comunale Antonio Giglio apparso il 10 maggio 2016 sul notiziario on line Catanzaro Informa”.

A questo punto sono in molti ad urlare alla Luna, non è più l’iniziativa di un solista, ma sembra una corale, che fra le note del pentagramma sottolinea le stecche, quelle che sono le ditte ed i lavori, la politica ed i nomi dei padrini in quello che resta il sistema Catanzaro. Ma di questo scriveremo in un’altra puntata. L’affare s’ingrossa…

2 – (continua)