Chi ha svaligiato la casa del pentito Paura?

Marco Paura

La Gazzetta del Sud oggi riporta un articolo in cui narra la cronaca di un furto avvenuto presso l’abitazione del nuovo pentito Marco Paura. Pare sia un atto intimidatorio nei suoi confronti.

Paura è stato arrestato il 22 settembre 2015, nel blitz “Job center”, l’operazione condotta della DDA di Catanzaro, dal dottor Bombardieri, che ha smantellato una “cellula” del clan degli zingari, attiva nel centro storico di Cosenza nello smercio di droga.

La questura, come sempre in via preferenziale, invia una velina alla Gazzetta, in cui si legge che ignoti si sono introdotti in casa di Marco e hanno fatto razzia di tutti i suoi beni. Comunicazione fatta dai familiari di Marco, che recandosi a casa del figlio hanno trovato l’appartamento a soqquadro.

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Questo è successo, stando alla velina spacciata per articolo, 48 ore dopo il suo arresto avvenuto, ricordiamolo, martedì 22 settembre. Calcoliamo allora le 48 ore per capire quando è avvenuto questo furto. E’ chiaro che la giornata di martedì va esclusa dalla conta delle 48 ore, perché nessuno a cosa frisca, va fa nu furtu, quando ancora circola polizia a dire basta. E poi si sa, che appena ti arrestano, la questura si reca subito, o poco dopo, a casa dell’arrestato per una perquisizione. La casa scotta. Nessuno si avvicina. Neanche chi ha la necessità, magari, di recuperare materiale compromettente. E’ una regola. L’appartamento, di sicuro, a ridosso di un blitz, può essere attenzionato proprio per questi motivi. Ogni malandrino che si rispetti sa questa cosa. Per cui verosimilmente la conta delle 48 ore parte da mercoledì 23.

Un furto in un appartamento, generalmente avviene la notte. Quindi le 48 ore iniziano nella serata di mercoledì. Ed ecco che arriviamo alla serata di venerdì 25 settembre. Data verosimile dell’avvenuto furto. E veniamo alla storia. Noi apprendiamo del pentimento di Paura da una comunicazione che arriva alla redazione alle 21,48 di venerdì 25 settembre.

La comunicazione, che arriva direttamente dal centro storico, ci dice che c’è una anomalia e che qualcuno ha iniziato a pentirsi. Lo deduce da questo: in diretta ci comunica di una auto civetta della polizia, con a bordo poliziotti in borghese, che con fare circospetto si sono introdotti nell’appartamento di Marco uscendo poi, dopo più di mezz’ora, con diversi “sacchetti”. Che lesti ficcavano in macchina e via. Cosa c’è di strano in questo?

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Per lui, il “ritorno da bagna” è un segno inequivocabile di un inizio di collaborazione. Perchè nonostante l’appartamento fosse già stato passato ai raggi x, ritornano per prendere “qualcosa”, sfuggito alle perquisizione, che il collaborante ha indicato. Il tizio che monitorizza la situazione è scafato di queste cose. La sua chiave di lettura va presa in considerazione. Ma per noi non è sufficiente solo il suo essere scafato.

Ci sta che il giudice li abbia mandati lì per procurare a Marco un po’ di biancheria gli diciamo. E lui dice che non può essere questo, perché la biancheria a Marco gli era stata già recapitata. Cosa che generalmente avviene contestualmente all’arresto. Infatti, dopo un blitz, i familiari si recano sempre in questura o presso il carcere per fornire ai propri congiunti il necessario. Perché si sa che è privo di tutto. Non si aspettano 3 giorni. Può succedere se sei un migrante o qualche disperato senza famiglia. Ma per Marco non è così. E dunque, il ritornare a casa di Marco per lui, vuol dire altro.

E infatti la mattina dopo è ufficiale: Marco Paura collabora con la polizia. Notizia che ovviamente abbiamo dato. Alla luce di questo, e dopo aver letto la velina spacciata per articolo, c’è qualcosa che non torna più, non solo nei tempi, ma anche per le modalità di questo furto. Vediamo. Stando sempre alla velina della questura, che colloca il furto 48 ore dopo il suo arresto, e abbiamo visto che non può essere, se seguiamo la logica, quel venerdì, l’unica data possibile per noi, il rischio che si incontrassero guardie e ladri deve essere stato alto.

La presenza della polizia a casa di Marco la sera di venerdì intorno alle 22,00 è certificata da “un intero quartiere”, che non sbaglia mai in queste cose.

Quesito: se la polizia si è recata venerdì a casa di Marco a prendere la biancheria (vogliamo crederci) avrebbe dovuto essere già al corrente del furto, visto che proprio secondo loro è avvenuto il giorno prima, secondo le loro 48 ore. Invece a denunciare il furto sono i genitori di Marco solo qualche giorno fa.

Come mai la notizia di questo furto arriva solo oggi? I poliziotti forse non si sono accorti, nel recuperare la biancheria a Marco, che la sua casa era stata “profanata”? Ammettiamo che i ladri monitorassero l’appartamento, potrebbero essere tranquillamente entrati dopo che la polizia, vista da tutti, è uscita dalla casa. Ma questo regge poco, per i motivi che ho spiegato sopra. Il rischio che gli investigatori abbiano piazzato qualche microcamera, proprio per guardare qualcosa che Marco gli ha indicato, è alto. Un rischio che corri solo se hai l’acqua alla gola. O se devi recuperare qualche chilo di cocaina. Cosa impossibile vista la perquisizione effettuata con i cani. Dunque, chi è che ha corso questo così alto rischio? E poi cosa c’era di così prezioso da rubare, in un appartamento dove è passata centomila volte la polizia? E poi come hanno fatto i genitori di Marco ad accorgersi che l’appartamento era stato “svaligiato”, o come dice la velina, messo a soqquadro?

Non so se vi è mai capitato di vedere un appartamento dopo un blitz della polizia che cerca droga, altro che soqquadro, sembra che sia passato piuttosto un tornado. Praticamente tutto sottosopra. Una storia che si complica. E stupisce, non per ultimo, che le ‘ndrine locali, per mandare un messaggio di morte a Marco, abbiano scelto come pratica un bel furto in un appartamento. Di cui fino ad oggi non si era accorto nessuno. Polizia compresa.

Infine, ecco il passaggio della velina che indica le 48 ore.

“Poche ore dopo l’arresto (dunque martedì 22 settembre nella mattinata, ndr) Paura ha deciso di collaborare con i magistrati inquirenti: ha chiesto di essere trasferito per poter parlare, revocando il legale di fiducia. Dopo appena 48 ore (cioè a partire dalla mattinata di martedì) qualcuno si è introdotto nella sua abitazione, posta nel cuore della città vecchia, mettendola a soqquadro e impossessandosi di ogni bene di valore. La circostanza è stata scoperta da congiunti del pentito…”.

GdD