Coronavirus, Bocchigliero: parla il primo medico del 118 entrato nella Rsa contagiata

Gentile direttore,

sono un medico del 118 che è stato tirato dalla giacchetta, mio malgrado, in merito alla questione CoviD-19 che ha investito la RSA di Bocchigliero.
L’articolo – http://www.iacchite.blog/coronavirus-34-giorno-tutta-la-verita-sul-focolaio-di-bocchigliero-la-gente-chiede-tamponi-per-tutti/ – riporta testualmente che “…tra sabato sera e domenica mattina il 118 viene chiamato ben due volte proprio per i due anziani febbricitanti di cui adesso parlano tutti. Il 118 però non li preleverà ma li lascerà in struttura posti in isolamento per diversi giorni prima del ricovero…“.
L’intervento di sabato 21 sera mi riguarda in prima persona poiché ero il medico del 118 di turno e, pertanto, credo sia giusto ristabilire la verità dei fatti per quanto riguarda il mio operato. 

Nel pomeriggio di sabato 21 ero in servizio presso la postazione di Cariati e venivamo attivati per un soccorso presso la suddetta struttura residenziale per una paziente di 91 anni. Siamo stati allertati, con non poca reticenza, in merito ad una possibile situazione di contatto stretto poiché fino al giorno precedente era presente un ospite che era stato trasferito a Cosenza e risultato successivamente positivo per SARS-Cov-2. Il motivo della chiamata era costituito da dolori addominali e non è stata fatta alcuna menzione di eventuale sintomatologia da riferire alla Covid-19. Tant’è che le ho misurato la temperatura corporea con il termoscanner e la paziente non presentava alcun segno di febbre, unitamente all’assenza di tosse e dispnea. Abbiamo praticato la terapia del caso e sempre mirata al problema motivo del nostro intervento.

Il nostro intervento è dettagliato nella scheda di soccorso e la comunicazione telefonica con la centrale operativa è opportunamente registrata come da normativa vigente. Non ho predisposto l’isolamento per nessuno degli ospiti, ruolo che peraltro compete al servizio di igiene e sanità pubblica e alla unità CoviD-19 dell’ASP di Cosenza.

Per dovere di cronaca ci tengo a precisare anche che una sintomatologia del genere viene gestita, di solito, dalla guardia medica che era stata correttamente allertata dal personale della struttura, ma il collega si era rifiutato (a ragione) di entrare nella RSA perché sprovvisto dei dispositivi di protezione individuale (DPI). Pertanto, abbiamo effettuato una prestazione del tutto inappropriata per il 118 ma giustificata dalla situazione contingente, utilizzando comunque i DPI del caso.
Spero che questa narrazione dei fatti contribuisca alla divulgazione più accurata di informazioni sensibili e che in futuro  potrebbero comportare delle conseguenze per noi operatori sanitari impegnati in prima linea contro questo nemico.
Continuerò a leggere il vostro blog con la curiosità di sempre.

Domenico Flotta