Coronavirus e negozi cinesi: l’ignoranza al potere (di Giulio Bruno)

Coronavirus e negozi cinesi: l’ignoranza al potere

di Giulio Bruno

Sono calabrese ma non parlo con i calabresi: tutti ‘ndranghetisti e poco affidabili. Evito anche i siciliani: mafiosi pericolosi. Sto alla larga dagli africani: troppo neri e poi c’è il rischio Ebola, malaria, colera. Tengo a distanza tutti gli esseri umani, di ogni tendenza sessuale: non voglio mica rischiare di beccarmi l’Aids. Che mio cugino mi ha pure detto che una sua amica ha saputo che basta una stretta di mano per infettarsi. Una volta avevo un vicino di casa ultras, gli ho tolto il saluto perché ho sentito dire che quelli come lui sono alcolizzati, tossicodipendenti e razzisti. Io non sono razzista, ma… alla mia salute ci tengo.

E a proposito dei tossicodipendenti, chi mi dice che non siano malati anche loro? E gli alcolizzati no? Anzi, per dirla tutta, pure gli omosessuali, le lesbiche e i transessuali sono da tenere a distanza, perché portatori di malattie autoimmuni trasmissibili anche con il respiro. Me l’ha confidato sempre mio cugino.

Fino a un mese fa, acquistavo regolarmente nei negozi cinesi, e qualche volta capitava anche di andare a cena nei ristoranti cinesi. Che pazzia! Con il rischio di beccarmi il Coronavirus. Che chissà quante cose non ci dicono alla televisione, che secondo mio cugino il virus si trasmette pure con i vestiti, gli addobbi di Natale e le lampadine a basso consumo energetico. Ne avevo comprate cinque di lampadine, e le ho buttate tutte. Ho buttato anche un cacciavite, un ombrellone e sette penne di colore blu. Per il cacciavite, a essere sinceri, mi è dispiaciuto tantissimo, era rosso, utilissimo… peccato. Ma, come si dice, prima la salute.

Se penso a quante volte ho rischiato nella mia vita… rabbrividisco a pensare che due mesi fa alcuni amici spericolati mi hanno trascinato a mangiare un kebab in un locale pakistano… o era indiano? Boh, comunque appena lo ha saputo mio cugino… le urla non vi dico. L’amica di mio cugino dice che nel kebab mettono la carne di topo, e nei ristoranti cinesi cucinano cani, gatti e gnu. Porcheria. Io che poi gli animali manco li sopporto: pulci, zecche, parassiti, virus… come fanno certi a tenerseli in casa??? Pazzesco!!!

Il fidanzato della sorella dell’amica di mio cugino si è preso gli orecchioni per colpa del cane del fratello del cognato del vicino di casa. Bestiale!!! Vanno evitati tutti i contatti, in primis coi cinesi. Ieri mi ha telefonato Fabio, un ragazzo cinese che conosco bene, spesso andavo nel suo negozio a fare compere o semplicemente a curiosare. Mi piacevano i colori delle merci in esposizione, si trova di tutto, i prezzi sono bassi e questi cinesi sono pure gentili. Ai primi due squilli non ho risposto, hai visto mai che il virus si trasmette anche per telefono… ma no, dai, che sciocchino. Ho risposto al terzo squillo, mettendo un fazzoletto sul telefonino. Fabio aveva la voce preoccupata, tesa, era dispiaciuto. Mi ha detto che lui in Cina non mette piede da tre anni, che non ha neppure il raffreddore, ma nonostante ciò le persone, i cosentini, non mettono più piede nel suo negozio. Era affranto. Come dargli torto, ho pensato. Ai cosentini, ovviamente. Con questo Coronavirus in giro…

Insomma, per farla breve sono andato a trovarlo. Rischiando la pelle. Ho indossato jeans e maglione dolcevita, lasciando sotto il pigiama, guanti, passamontagna, sciarpa e cappello. Solo gli occhi erano scoperti. Ma mio cugino mi ha detto che con lo sguardo non c’è pericolo di contagio. Sono rimasto da lui circa 12 minuti e mezzo, il negozio era deserto. Dopo essere tornato a casa ho messo tutti gli abiti in un sacchetto, pure il pigiama, e ho portato tutto ai poveri, tanto quelli non hanno nulla da perdere… mentre io da perdere ho tanto, prima fra tutte le cose l’ignoranza.