Cosenza, sanità “legale”. Ecco quanto guadagna Enzo Paolini con i lodi arbitrali

Ogni anno le cliniche cosentine, oltre a tutto quello che viene previsto nel budget assegnato dalla Regione e dall’ASP, sforano il tetto e ovviamente anticipano somme, con l’obiettivo di recuperarle appena possibile.

Il giochino per far girare ulteriormente l’economia della tanto vituperata sanità privata è il lodo arbitrale, per il quale professionisti come Enzo Paolini ed Oreste Morcavallo sono autorità universalmente riconosciute e strapagate.

Paolini, poi, nella sua qualità di presidente dell’AIOP (Associazione italiana o spedalità privata) conosce bene tutti i trucchi del mestiere per tutelare le cliniche ma anche le sue tasche.

L’arbitrato (dal latino arbitratus, cioè giudizio) è un metodo alternativo di risoluzione delle controversie (cioè senza ricorso ad un procedimento giudiziario), che consiste nell’affidamento a uno o più soggetti terzi (gli arbitri) dell’incarico di risolvere una controversia, mediante una decisione (il lodo) che sarà vincolante per le parti e suscettibile di essere eseguita, anche in via forzata.

Questo sistema alternativo può essere scelto allo scopo di conseguire uno dei suoi vantaggi sperati:

• le parti possono scegliere il loro giudice (ossia l’arbitro o gli arbitri); facoltà che si dimostra particolarmente utile quando per la decisione della controversia devono essere risolte questioni di particolare complessità, sia giuridiche che tecniche;

• il procedimento arbitrale si conclude spesso in tempi più rapidi rispetto a quelli di un procedimento pendente avanti il giudice statale;

• il procedimento arbitrale e il lodo generalmente non sono pubblici e anzi sono confidenziali;

• in molti ordinamenti, i mezzi di impugnazione avverso i lodi sono limitati, il che li rende tendenzialmente più stabili rispetto a una decisione di un giudice statale;

Ma procediamo con ordine.

Ormai a Cosenza si viaggia al ritmo di un lodo arbitrale all’anno nei confronti dell’ASP che vede protagoniste una decina di cliniche. Si tratta, fate attenzione, di cifre richieste addirittura 10-11 anni prima ma che arrivano puntualmente al traguardo.

Il 19 ottobre 2015, tanto per fare solo un esempio, il Collegio Arbitrale formato dai “signori” Oreste Morcavallo (avvocato, nella qualità di presidente), Enzo Paolini (avvocato, arbitro) e Giovanni Lauricella (avvocato, arbitro, rappresentante dell’ASP) ha messo la parola fine in un solo anno ad un lodo arbitrale su una controversia che si trascinava dal 2004.

Vi spieghiamo il meccanismo.

Ogni clinica dichiara uno sforamento (tra i 500mila euro e i 2milioni), si rivolge ad un avvocato (quasi sempre segnalato o indicato da Paolini), propone un decreto ingiuntivo e poi un pignoramento, non trova i soldi (poiché la BNL, banca tesoriere dell’ASP, dichiara di non avere fondi a disposizione ma di lavorare con il fido bancario) ed è quasi “costretta” a seguire la pratica del lodo arbitrale.

Enzo Paolini è il campione assoluto del lodo arbitrale. Non stiamo qui a ricordare la mitica transazione “svizzera” riportata nella Commissione d’accesso agli atti dell’ASP di Cosenza di qualche anno fa. Parliamo invece di una convenzione proposta dallo stesso Enzo Paolini alle cliniche cosentine nella quale si offre il servigio del lodo arbitrale alla modica cifra del 25% del ricavato del lodo.

Quanti soldi sono? Il 19 ottobre 2015 il Collegio Arbitrale ha assegnato a 11 cliniche più all’ospedale di Acri circa 16 milioni.

Con le cliniche convenzionate, Paolini stabilisce un abbattimento dell’importo netto per far arrivare tutti a una cifra ritenuta consona (circa 1 milione a clinica), che poi viene rimpinguata, praticamente raddoppiata con gli interessi commerciali. I 16 milioni, dunque, diventano 32 poiché sono trascorsi 10 anni e sono maturati interessi commerciali al ritmo dell’8-9% per ciascun anno.

Il totale sale così a circa 2 milioni per clinica, dai quali Paolini prenderà tranquillamente il 25% cioè circa 5 milioni a “botta” (circa 500mila euro a clinica), scusate a lodo arbitrale.

Con l’aggiunta di 70mila euro (più IVA) per il suo disturbo da arbitro.

Ma non è finita qui. Per quanto è minchione in politica, Paolini infatti è un furbo di tre cotte quando deve curare i suoi interessi e così, una volta quantificato il credito delle “sue” cliniche, il tenero Enzo “consiglia” caldamente ai suoi clienti la cessione del credito ad un fondo inglese, che ovviamente evita di attendere i tempi biblici dei risarcimenti ed eroga subito i soldini.

Con altri inevitabili riconoscimenti per la sua opera di mediatore. Alla fine della giostra, Paolini si mette in tasca un sacco di soldi (che a dire la verità, dichiara al fisco) ed è uno degli uomini più ricchi di Cosenza grazie anche e soprattutto a tutta questa tarantella che ogni anno gli fa incassare 5 milioni puliti puliti.

Poi è facile, come fa lui, cianciare dei problemi della sanità pubblica “bene comune” quando si fa il pieno nella sanità privata contribuendo pienamente all’affossamento di quella sanità a misura di tutti. Il classico caso di chi predica bene ma razzola male. Anzi, malissimo.