Cosenza, il tragicomico ritorno di Fra’ Remigio Magnelli e i concorsi truccati per la figlia e la “segretaria”

C’è un solo posto dove le leggi dello Stato vengono ignorate, trascurate e interpretate per amici e nemici: la Calabria ma in modo particolare Cosenza.
Non si spiega altrimenti come abbia fatto a prosperare per decenni e continui ancora indisturbato a farlo Fra’ Remigio Magnelli, che a neanche sei mesi di distanza dal tragicomico divieto di dimora con il quale era stato sanzionato (per i caggi…) dal porto delle nebbie di Cosenza, ormai dallo scorso mese di luglio 2021, complice la revoca della misura cautelare da parte della Cassazione, è trionfalmente tornato negli uffici di via Alimena addirittura promosso a direttore del Dipartimento amministrativo cioè a capo di TUTTI gli uffici amministrativi e quindi occupando nuovamente anche il suo vecchio ufficio di capo del personale (quello che lo aveva sostituito, tale Pasqualino Montilli da Rossano era stato già cacciato a calci nel sedere), non solo come se nulla fosse accaduto ma come se il “problemino” giudiziario fosse stato un ulteriore trampolino di lancio per la sua squallida carriera di faccendiere al soldo della massomafia. Un trionfo. Con tanto di aggressioni… (https://www.iacchite.blog/lettere-a-iacchite-cosenza-remigio-magnelli-mi-ha-aggredito-nei-corridoi-dellasp/). 

Ormai da più di un anno tutto è tornato come e più ancora di prima, compresa la fila di questuanti che gli chiede una pastetta, un favore, una raccomandazioncina… E in tutto questo sia il commissario La Regina sia il suo successore Graziano, da utili idioti che già erano, sono diventati – con decenza parlando – i coglioni perfetti da prendere per il culo. Tutto molto imbarazzante ma purtroppo tutto tragicomicamente vero. Ed è chiaro come il sole che a Magnelli l’annuncio della richiesta di processo nei suoi confronti da parte del porto delle nebbie non solo non lo preoccupa ma lo fa sorridere e anche di gusto…

Ma chi è Fra’ Remigio Magnelli? Noi lo abbiamo ribattezzato così ormai da anni in onore del personaggio squallido e beone descritto da Umberto Eco nel “Nome della Rosa”.

Fra’ Remigio da Varagine, ex dolciniano eretico, stava in convento a rimpinzarsi “la pancia e la verga”. Era un ignorante di potere.
Fra’ Remigio Magnelli non era un dolciniano eretico ma proveniva dalla Balena bianca ossia la Democrazia Cristiana e dalla Cisl (si dice che un tempo sia stato addirittura misasiano…), ma ben presto si è convertito al Cinghialesimo, nel senso che è diventato il factotum del Cinghiale, al secolo Tonino Gentile, il ras più importante della sanità cosentina.

Remigio Magnelli ha continuato incredibilmente a dirigere l’Ufficio Personale dell’Asp di Cosenza (un posto strategico per l’ufficio di collocamento dei politici corrotti) nonostante la condanna in primo grado inflittagli dal Tribunale di Cosenza. Un anno di reclusione per abuso di ufficio. Cosa aveva fatto Remigio? Aveva attestato falsamente che non vi erano professionalità interne al fine di favorire l’assunzione illegittima di Michele Fazzolari, altro noto colletto bianco della sanitò cosentina. La legge 39 del 2013 meglio nota cone legge Severino parla chiaro: chi è stato condannato, anche con sentenza non definitiva, per reati contro la pubblica amministrazione deve essere retrocesso. Quindi, doveva essere il dott. Alberto Siciliano, incensurato, a ricoprire quel ruolo. Ma non c’è stato verso. Nel frattempo, per non saper né leggere e né scrivere, l’Asp gli ha riconosciuto persino i soldi del periodo nel quale non aveva fatto ricorso e lui era rimasto abusivamente al suo posto. Citiamo solo questo caso-limite perché ci sono ancora altre vicende giudiziarie che vedono protagonista Fra’ Remigio.

Nessuno, però, osava toccare Magnelli. Non lo aveva fatto Filippelli e non lo aveva fatto Mauro, che è uomo di mondo e “fratello” dei fratelli, ha capito l’aria che tirava e non voleva rischiare nulla. Anche perché l’avvocato Silvia Cumino, responsabile anticorruzione dell’Asp, che aveva segnalato il caso a Cantone, com’era suo dovere, e aveva pagato l’affronto con la rimozione dall’incarico: non si disturbano i manovratori.

Magnelli, ovviamente, oltre ad essere un fedelissimo del Cinghiale nel suo regno della sanità, non veniva cacciato a calci nel sedere per una serie di precise ragioni.
Come successe del resto per il suo predecessore, il dottore Bellusci (più volte indagato), che non si sapeva quanti cedolini mensili di pagamento avesse in nero. Era insostituibile perché aveva cablato il servizio e lui e solo lui poteva capirci. Solo quando era ormai in odor di pensione, il fido Magnelli venne affiancato al Bellusci per essere istruito nei vari malaffari orchestrati dal Cinghiale. E così è accaduto lo stesso per il Magnelli.

E poi, si sa, senza condanne, avvisi di garanzia e rinvii a giudizio, non si fa carriera. Eppure nell’Asp si trovano tanti dirigenti capaci e incorruttibili. Magnelli non era neanche determinante in politica, non avendo un bacino di voti se non quello suo e della sua famiglia. Ma è evidente che conosceva segreti troppo grandi per essere affidati al primo arrivato o a qualcuno che li potesse smascherare.
Tanto grandi che ha potuto permettersi addirittura di far lavorare anche sua moglie all’Asp.
Lei si chiama Marcella Scarpelli e tutti ormai l’hanno ribattezzata “Assopigliatutto”, anche perché lasciando il “posto alle Poste” ha aiutato a “lavorare” (bell’i mammà…) anche quel gran parassita del figlio.

La signora Magnelli, che Dio l’abbia in gloria, lavorava alle Poste Italiane e chissà per quale meccanismo era andata in pre-pensionamento ed al suo posto venne assunto il figlio, senza nessun concorso, in barba a molti giovani che per trovare un posto di lavoro devono fare i salti mortali.
Non contenta di tutto questo, viene assunta in una cooperativa cinghialesca (la SEATT di Gianfranco Ponzio detto il Cinghialotto, ormai fuori dai giri dopo un decennio di bagordi), togliendo così il posto ad un giovane che ne avrebbe avuto certamente più bisogno, e ormai da anni indovinate dove lavora? Dipartimento Farmaceutico ASP di Cosenza, via delle Medaglie d’Oro.
È amministrativa. La sua direttrice è la dottoressa Marilù Vulnera, figlia del noto costruttore e ormai ex compagna del noto truffaldino Mimmo Barile.
Della serie: Dio li fa e poi li accoppia. E mangiano sempre alla faccia dei cittadini onesti.

 

E non è finita qui, perché adesso siamo pronti agli ultimi agghiaccianti aggiornamenti degli affari di “casa Magnelli”. L’ultima “miracolata” non poteva che essere la figlia di Fra’ Remigio e della “signora” Marcella. Si chiama Maria Elena e ha 27 anni ed è appena entrata nei generosi ranghi della sanità cosentina con il concorso – truccatissimo – per infermieri pediatrici. Prima le hanno comprato la laurea e adesso le hanno trovato il posto. Detto, fatto. C’erano 78 concorrenti e ne hanno preso 27, tra cui naturalmente (aumm aumm…) anche Maria Elena Magnelli, ovviamente senza titoli soltanto per partecipare al concorso per infermieri pediatrici. Ma si sa, all’Asp di Cosenza tutto è possibile.

E’ possibile anche che il compagno di Maria Elena Magnelli (in attesa di diventare… marito), nome di battesimo Manuel, venga assunto da guardia giurata in ospedale ed è persino possibile che Fra’ Remigio, noto per essere un maestro nel “rimpinzarsi la verga”, piazzi la sua “amica del cuore” (nome di battesimo Vania), ufficialmente “segretaria”, nel concorso per impiegati amministrativi. Incredibile ma purtroppo tutto amaramente vero.

E ci fermiamo qui, per il momento, perché attraverso i nostri “inviati” nei corridoi e negli uffici di via Alimena e dell’Annunziata continueremo a tenervi aggiornati sulle mirabolanti avventure di Fra’ Remigio, che continua a prendersi gioco del principe dei magistrati corrotti, il famigerato Gattopardo del porto delle nebbie, il cui penoso blitz di un anno fa si sta rivelando agli occhi di tutti per quello che era: una gigantesca presa per i fondelli al solo fine di pararsi il fondoschiena nel caso di indagini più “pesanti” da parte della Dda di Catanzaro, che al momento tuttavia restano solo sulla carta. Perché hanno sciolto per molto meno le Asp di Reggio e Catanzaro ma quella di Cosenza, come da scontato copione, deve continuare a riciclare denaro sporco. Affettuosi auguri alla famiglia Magnelli e adesso via con i nipoti… Prossimamente su questo schermo!