Cosenza, porto delle nebbie. Marisa se ne va insieme alle sue bambole

Marisa se ne va, abbandona il suo oramai decaduto “coiffeur pour dame e monsieur”, sito presso la procura della Repubblica di Cosenza e, dopo aver infilato nella valigia spazzole, forbici, lacche e bigodini, ritorna alla sua vecchia bottega di Catanzaro. Una città che Marisa conosce bene. La città dove ha sperimentato le sue prime “acconciature” e dove, dopo una prima esperienza lavorativa a Lamezia come asciugacapelli, si è formata professionalmente, dimostrando a tutti di avere un talento innato nell’uso di forbice e pettine.

Marisa è brava, e i clienti si dicono soddisfatti, indimenticabili le sue prime sforbiciate, ma c’è qualcosa in lei che la tormenta: Marisa vuole di più, l’abito di parrucchiera, creativamente parlando, le sta stretto. Marisa ha capito che la sua passione per le spazzole i bigodini e le lacche va oltre il cuoio capelluto di uomini e donne, e decide così di specializzarsi in un’arte oramai sepolta dal tempo: la pettinatura delle bambole, anche quelle con il tuppo. Un mestiere antico e dimenticato che Marisa non solo “affina con passione”, ma si dedica anche alla sua diffusione, come nel caso del suo coiffeur presso la procura di Cosenza.

Marisa diventa, in poco tempo, la massima esperta in pettinature di bambole e pupazzi vari. Passa intere giornate chiusa nel suo salone in procura a Cosenza, a pettinare bambole di ogni tipo. Non si ferma un attimo, e in quasi sette anni di sforbiciate e spazzolate colleziona una serie di successi professionali che la porteranno alla ribalta nazionale.

Marisa, da “aggiunta” qual è, ha prodotto in tutti questi anni di lavoro inchieste pericolosissime, come quella sulle ditte amiche e sugli appalti spezzatino al Comune di Cosenza, finita come tutto quello che si fa in procura di Cosenza quando si tratta di incastrare colletti bianchi, con un niente di fatto. Una indagine che la porterà a scontrarsi con il suo capo parrucchiere Mario Spagnuolo, che non gradiva, a quel tempo, interferenze sugli intrallazzi degli amici degli amici. Fu il senatore Morra a metterle strane idee in testa, e poi, Marisa, non ne poteva più dei nostri articoli pieni di “notizie di reato” e di sberleffi contro di lei. Fu costretta dalle circostanze ad intervenire, un po’ per compiacere Morra che le prometteva di farle fare carriera, e un po’ per levarsi di dosso l’immagine di complice negli intrallazzi al tribunale. Cosa che non piacque per niente al Gattopardo (Mario Spagnuolo procuratore capo Cosenza) che diede l’ordine a tutta la paranza di isolare la Manzini. Ed è proprio in quel preciso momento che ha inizio l’inesorabile declino del suo avviato coiffeur cosentino. Nessuno dei suoi colleghi gli affida più bambole da pettinare. Una situazione che costrinse Morra a chiedere il suo momentaneo trasferimento a Roma come consulente della commissione antimafia, giusto per darle un po’ di respiro.

Ma questa non è stata l’unica pericolosa indagine condotta da quella pettinatrice di Marisa. Marisa ha condotto per anni diverse inchieste sulla nostra redazione. Ha impiegato decine di poliziotti, mezzi, e denaro pubblico, per capire chi ci forniva le notizie. La scusa era la solita: droga e armi. Mesi e mesi di pedinamenti e intercettazioni che però non portano a niente, perché noi non siamo narcos, terroristi, o bombaroli come la Manzini voleva dimostrare. Anche qui Marisa fu sollecitata da Morra che non gradiva i nostri articoli su di lui. L’inchiesta sulla nostra redazione è durata anni, fino a quando il giudice si è seccato di dare proroghe su proroghe per indagini costose che non producevano nulla in termini di scoperta di reati (perché noi non commettiamo reati, a parte fumarci qualche spinello, e ci teniamo a dire che non facciamo uso di nessun’altra sostanza stupefacente, come bene sa la Marisa), ed ha archiviato ben due lunghissime inchieste su di noi che ammontano ad oltre 10.000 pagine. È questo che ha fatto la Manzini in tutti questi anni a Cosenza: ha indagato su di noi, e a breve vi mostreremo tutto il materiale che è stato prodotto, tutto firmato da Marisa.

Ma, come si suol dire, non tutti i mali vengono per nuocere, perché proprio grazie a Marisa e alle sue lunghe inchieste sulla nostra redazione che altro non hanno prodotto se non confermare, ed oggi anche “certificare”, che noi siamo persone libere, che non dobbiamo niente a nessuno, e che soprattutto non prendiamo niente da nessuno, così come si evince dalla relazione della polizia giudiziaria che per anni non ha fatto altro che annotare, nei verbali, sempre la stessa cosa: “dai loro spostamenti, dai loro atteggiamenti e incontri, non emerge nessun reato”.

Marisa va via e un po’ siamo felici per lei, del resto a Cosenza passava le giornate da sola chiusa nel suo ufficio, e non era una bella cosa. Marisa va a Catanzaro a fare l’aggiunto alla procura generale (una specie di cimitero degli elefanti, sembra una promozione, ma di fatto è una emarginazione mascherata da avanzamento di carriera), e non poteva essere diversamente, del resto a guardare il suo percorso professionale, si capisce subito che Marisa è sempre stata “aggiunta” a qualcosa… e come si aggiunge lei nessuna! A Lei i nostri migliori auguri.