Cosenza saccheggiata: lo scaricabarile del cazzaro e l’uomo-zainetto

Giuseppe Nardi

Il 14 ottobre del 2019 le luci al primo piano di Palazzo dei Bruzi sono rimaste accese fino a tarda notte. Riunione concitata e qualcuno giura anche d’aver sentito persino gridare (pensate che spettacolo) il sindaco cazzaro! A dire la verità in quel tempo (stava per essere dichiarato urbi et orbi il dissesto finanziario del Comune) il truffatore per eccellenza della storia cosentina era abbastanza nervoso “anche se fa di tutto per apparire sereno”. Quella notte l’oggetto della discussione-fiume era la deliberazione nr. 66/2019 della Corte dei Conti, con la quale si attestava il “grave e reiterato mancato rispetto degli obiettivi intermedi fissati dal piano di riequilibrio finanziario pluriennale” del Comune di Cosenza. Una delibera lunga circa 70 pagine piene di sottolineature e frasi in grassetto, ognuna delle quali è una “contestazione da giustificare”, ognuna delle quali pesa come un macigno perché, diciamolo francamente, appare a tutti ingiustificabile.

Certo questa volta la Corte dei Conti c’è andata giù pesante, e il cazzaro non si è lasciato sfuggire l’occasione di scaricare, come sempre, la colpa sul dirigente di fiducia e fesso di turno; questa volta è toccato subire l’umiliazione di “cospargersi il capo di cenere” al dottor Giuseppe Nardi, pluri-dirigente del Settore 12 Patrimonio, Finanze e Bilancio, nonché del Settore 6 Welfare e Lavoro, nonché Capo Dipartimento finanziario, proprio lui, “l’uomo-zainetto” come lo chiamano al Comune, abito gessato sartoriale, profumo che arriva prima di lui, gemelli ai polsi, Rolex originale… Certo, direte voi, “a stu priazzu”... ma lui poverino, col capo chino, cercava di giustificare, mostrava carte, ogni tanto balbettava “ma Luciano Vigna e Dattis…”.

Il signore vicino a Nardi si chiama…. Casini

Beh, a quel punto il sindaco gridava ancora di più: “Sei tu il dirigente!!!”. Nardi allora cacciava fuori documenti, estratti conto della Tesoreria, cercava la complicità negli sguardi di colleghi presenti, del Capo Gabinetto, ma il sindaco non ha voluto sentire ragioni, con minacce palesi “stai attento, se continua così, ti caccio” – e poi ecco la minaccia velata – “non potresti neanche restare qui con la storia della Regione e io faccio finta di niente!”. Il riferimento va senza dubbio verso la vicenda che ha visto Giuseppe Nardi protagonista insieme ad altri dirigenti nominati dalla Regione nel 2010 (all’epoca di Scopelliti Governatore), ai quali è stato intimato di restituire l’intera cifra degli emolumenti percepiti. La nomina era illegittima! Giuseppe Nardi avrebbe dovuto restituire circa 300.000 euro e voi che dite, lo ha fatto?

Il cazzaro in riunione aveva dato il meglio di se, lui conservava sempre più di uno scheletro nell’armadio, per tutti i suoi collaboratori, li cacciava scegliendo il momento adeguato, li esponeva giusto il tempo per stimolare la cacarella voluta nell’interlocutore, poi di nuovo tutto al sicuro, chiuso nell’armadio. Alla fine della serata “l’uomo- zainetto” con gli occhi lucidi e la coda in mezzo alle gambe era uscito dal salone di rappresentanza con la paura di perdere “sta minna” di 150.000 euro all’anno e a giusta ragione, ognuno si sa, ha famiglia! Giuseppe Nardi era stato chiamato ad una impresa impossibile: sarebbe riuscito il nostro eroe a trovare tutte le risposte chieste da mesi dalla Corte dei Conti? Sarebbe riuscito a rispondere a tutte le giustificazioni in maniera adeguata, credibile e soprattutto entro i tempi richiesti? Non ce l’ha fatta, ormai lo sappiamo tutti.

Sembra però che un giorno il Dirigente del Bilancio si sia messo sotto di prima mattina, verso le 10,20 si sia presentato al lavoro, tanto presto da suscitare il chiacchiericcio degli impiegati del secondo piano, “sarà una cosa grave” sussurravano tra i corridoi. La Deliberazione 66/2019 era spietata verso una gestione di finanza creativa fatta per anni e quello che emerge dalle carte è un vero e proprio processo di destrutturazione matematica delle casse comunali in corso da anni, e la Corte dei Conti chiamava in causa il sindaco, il dirigente tecnico, chi ha approvato il piano e perfino i revisori dei conti, questi ultimi rei di essersi limitati a dichiarare il minimo indispensabile o a certificare senza avere la disponibilità dei relativi documenti.

Addirittura, in alcuni casi, i giudici della Corte dei Conti sono stati costretti a smentire le dichiarazioni rese dei revisori dei conti e perfino a dover rifare i conti e le tabelle incluse nel piano, visto che – a loro dire – i calcoli sono sottostimati fino al 50%. Ma i giudici hanno fatto di più, forse troppo, in un passaggio che ha fatto perdere le staffe al cazzaro. Quando si fa riferimento ai debiti del sindaco, in più parti si evidenzia “l’assenza degli accantonamenti per indennità di fine mandato del sindaco, già stigmatizzata dai Revisori all’1.1.2015, continua a permanere negli esercizi 2015, 2016, 2017 e 2018”.Ma come? il grande avvocato Azzeccagarbugli di Giovanni De Rose non aveva sempre detto che i debiti del sindaco non li avrebbe pagati la cittadinanza, ma sarebbero stati pagati con i soldi accantonati dal Comune ? Lo abbiamo sentito anche in conferenza stampa, con alle spalle mezza Giunta comunale (il resto si è data malata) e al suo fianco il compagno di merende… Mah.

Intanto le Sezioni Riunite della Corte dei Conti avrebbero reso noto solo due giorni dopo il loro responso sulle giustificazioni addotte da questa “banda” di truffatori. Nella Delibera n. 66/2019 della Corte dei Conti emergeva in maniera inconfutabile che sul Comune di Cosenza aleggiava già lo spettro del dissesto finanziario con tutte le conseguenze gravi e senza precedenti, “il grave e reiterato mancato rispetto degli obiettivi intermedi fissati dal piano…”, previsto dall’art. 243-quater del TUEL (D.lgs. 18 agosto 2000, n. 267) dove al comma 7 si parla esplicitamente di Deliberazione di Dissesto. E l’uomo-zainetto continuava a sudare freddo! Anche perché il dissesto lo ha messo fuori gioco insieme a tutto il codazzo dei parassiti sociali nelle rispettive caselle. Per la gioia di tutti i cosentini onesti.