Da Giggino ‘o bibitaro a Giggino ‘a carogna

La storia di Genny ‘a carogna ex capo indiscusso degli ultras del Napoli e narcotrafficante per conto della camorra, per certi versi si incrocia con quella di Giggino il bibitaro. Entrambi cresciuti sugli spalti dell’ex San Paolo, oggi Stadio Diego Armando Maradona, ed entrambi alla ricerca di un “riscatto sociale”. Il primo si dedica allo spaccio, il secondo si da alla politica. Tutti e due condividono anche l’epilogo di quella che impropriamente potremmo chiamare la loro “carriera professionale”: ambedue si sono pentiti e hanno rinnegato la loro storia e il loro passato. Ma chi ha convinto Giggino il bibitaro a saltare il fosso? La risposta l’ha scritta questa mattina Radio Popolare.
di Luigi Ambrosio – Radio Popolare
Tutte le mattine, quando era già ministro degli Esteri, Luigi Di Maio usciva di casa e, prima di andare alla Farnesina, andava a scuola. A volte alla Link University, a volte direttamente al domicilio del suo fondatore, l’ex ministro democristiano Vincenzo Scotti. Scuola di politica, di ideologia, di vita. Il ragazzo che aveva incontrato i gilet gialli piu estremisti, quello che aveva condannato il dittatore del Venezuela Pinochet, quello su cui si facevano i meme attorno agli errori di grammatica, aveva scalato la politica e si era preso il ministero degli Esteri. Roma poteva fare con lui solo la cosa che sa fare molto bene da secoli: trasformarlo. E quale personaggio migliore se non il notabile democristiano per eccellenza, l’uomo che ha sempre navigato tra gli apparati più delicati delllo Stato, Scotti. Il quale però, si dice, si lamentava con gli amici della difficoltà del compito.
Luigi Di Maio passerà alla storia come uno dei più grandi trasformisti della storia di un Paese che inventò il trasformismo politico facendone una categoria di studio sconosciuta all’estero. Ma agli albori dell’unita d’Italia il trasformismo era una cosa seria. Nessuno in pochi anni ha interpretato tutte le parti, dal descamisado peronista che urlava dal balcone abbiamo abolito la povertà alla feluca in abito di sartoria, da quello che aprì le porte a Xi Jinping al fedele washingtoniano, passando per il momento sovranista contro i taxi del Mediterraneo. Dall’uno vale uno al manco per niente, io valgo perché sono bravo. Nessuno come lui professionista del trasformismo tranne forse un altro, il suo nuovo nemico Giuseppe Conte. I due in guerra tra loro hanno fatto esplodere i 5 Stelle. Ci vuole la citazione di uno che il qualunquismo italiano lo immortalò, Ennio Flaiano, per descrivere la parabola del grillismo e dei suoi capi: la situazione è grave ma non è seria.