Franz Caruso e il suo “dolce sorriso”

Se Rende piange, in attesa del responso degli Dei sullo scioglimento per mafia del comune, Cosenza non ride, anche se ci prova. Almeno è questa l’immagine che traspare dal dolce sorriso perennemente stampato sulla bocca di Franz Caruso ogni qualvolta appare in pubblico. Sorride sempre. A prescindere dall’argomento che affronta, tragico o comico. Se è vero che “il riso fa buon sangue”, è anche vero che il “riso abbonda sulla bocca degli stolti”. Come nel caso di Franz Caruso: non sapendo cosa dire ai cittadini che si aspettano soluzioni concrete ai tanti problemi della città, così come aveva promesso di fare in campagna elettorale, spera di camuffare le sue chiacchiere dietro un dolce sorriso che di fatto, però, somiglia più ad uno stupido ghigno. Crollano i palazzi a Cosenza vecchia, e lui sorride. O sghignazza sotto i baffi che non ha, se preferite. La città è invasa dalla cocaina, e lui sorride. Negli uffici del comune tutto funziona “tramite amicizia”, o camurria se preferite, e lui sorride. I beni comunali quali case, terreni, impianti sportivi, monumenti, spazi pubblici, persino una clinica, allegramente e palesemente gestiti dai clan, e lui sorride. I palazzinari fanno il bello e il cattivo tempo, non versano un euro di tasse nelle casse comunali e riciclano denaro sporco, e lui sorride. ‘U munnizzaru offende la città, e lui sorride.

È talmente abituato a sorridere che anche quando va ai funerali sorride a tutti. Non distingue più i contesti. Lui sorride sempre. Perché è così che gli hanno detto di fare. La gente urla, e tu rispondi con un dolce sorriso, vedrai che si calmerà, deve avergli spiegato qualche vecchio marpione che lo manovra. Tant’è che non esce più di casa la mattina senza il suo dolce sorriso stampato sulla faccia. È il suo dolce sorriso la risposta a tutti i quesiti che i cittadini gli pongono quotidianamente, sorriso che Franz utilizza per camuffare la triste realtà che è costretto a nascondere, e dare alla gente l’illusione, al pari di un super potere, che non esiste nessun problema. E c’è chi ci casca. Del resto con un sorriso si può ottenere qualunque cosa, sorridere agli altri è un gesto di gentilezza che induce all’ottimismo… e l’ottimismo, si sa, è il sale della vita, ma l’ottimismo, come il sale, bisogna saperlo dosare.

Altrimenti si corre il rischio di spargere, inutilmente, sale sulle ferite. Che è quello che Franz, al pari di chi l’ha preceduto, continua a fare: spargere sale dappertutto. Tanto a lui che gli frega il sale, come il sorriso, non si paga… “è abituato a far lo sciocco per non pagare il sale”. Il “sorriso è l’arguzia degli sciocchi” che pensano di poter accomodare ogni cosa un falso, forzato, ipocrita, sorriso. E’ questo la vera natura del suo ghigno camuffato da sorriso. Bisogna rassegnarsi al suo dolce sorriso come unica e sola soluzione politica ai tanti guai della città, e accettarlo, più che come sale, come una sorta di balsamo per lenire, apparentemente, le tante ferite dell’anima cittadina ancora aperte. Di più non può fare. Sorridere, sempre e comunque, è il solo discorso politico che Franz sa pronunciare. Infatti a Franz puoi togliergli tutto, il pane, l’aria, ma guai a toccargli il sorriso, perché è convinto che chi sa “sorridere è padrone del mondo”, ma non sa, che nel suo caso, il sorriso è un sogno che non ce l’ha fatta.

Un grazie a Luigi Cosentini per lo “spuntino” narrativo.