Il gran casino dell’Arpacal: i burattinai, il Dipartimento Ambiente e la procura di Catanzaro “messa in mezzo”

Oltre ad occuparci di Arpacal, in questa puntata, siamo costretti ad occuparci del cambio di guardia più chiacchierato di tutti i tempi alla guida dell’ormai leggendario Dipartimento Ambiente della Regione Calabria.

La giunta regionale all’epoca guidata da Mario Oliverio alias Palla Palla aveva dato enorme risalto mediatico al provvedimento di affidamento degli incarichi dirigenziali e alla rotazione degli stessi come se stesse facendo qualcosa di innovativo, qualcosa di unico. In realtà stava solo adempiendo, e neanche del tutto, a quanto viene prescritto dalla “normativa nazionale per la Pubblica Amministrazione in materia di anticorruzione” .

Dopo le necessarie precisazioni, possiamo formalmente informare il procuratore della Repubblica Nicola Gratteri (a volte sembra venire anche lui dall’iperuranio!) che gli “incogniti” burattinai hanno pensato proprio a tutto ed in particolare a creare le condizioni affinché la procura di Catanzaro, specie da quando è arrivato il magistrato di grido, anche se si volesse occupare dei reati ambientali, troverebbe ulteriori difficoltà oltre a quelle già in essere.

Il groviglio o la matassa che la procura di Catanzaro si sarebbe vista costretta a risolvere riguardava il rapporto di parentela della dottoressa Orsola Reillo nominata direttore generale del Dipartimento Ambiente all’epoca in cui l’inchiesta era ancora in corso.

La signora Orsola infatti è sorella della dottoressa Gabriella Reillo (che è certamente persona e magistrato onesta) che è un magistrato in forza presso il Tribunale di Catanzaro. E soltanto poche settimane fa – dopo aver finito il suo mandato – è stata indagata da Gratteri nell’ambito dell’operazione Glicine Acheronte, quando ormai tutti i buoi (compreso il più grosso e il più lento) erano ormai scappati dalla stalla.

In questa vicenda ovviamente, e lo ribadiamo a scanso di equivoci, Gabriella Reillo non ha nessuna responsabilità, anzi al contrario di quello che succede in genere in questa regione, pare che sia persone preparata e capace per svolgere il suo ruolo. Ma la presenza di sua sorella al Dipartimento Ambiente sembra essere stata prevista proprio per mettere un “tappo” al marciume che c’è. E ormai anche le pietre sanno che, nel corso del mandato di Orsola Reillo al Dipartimento Ambiente, sono state “autorizzate” e riaperte le peggiori discariche della Calabria. Da Crotone a Rossano a Cassano per la gioia della famiglia Vrenna e a Scala Coeli per la gioia delle famiglie Pulignano&Graziano, che non più tardi di qualche settimana fa hanno “servito” un disastro ambientale per il quale, come da scontato copione, non ha ancora pagato nessuno. Che vergogna!

Altro fatto concretizzatosi qualche tempo fa, e quindi non riportato tra le carte in mano alla procura di Salerno, riguarda la particolarissima riunione del Comitato d’Indirizzo dell’Arpacal così composto: presidente della giunta Regionale, assessore regionale alla Sanità (adesso sostituito dal Commissario), assessore regionale dell’Ambiente. Ai quali si aggiunge un rappresentante nominato dell’associazione delle province calabresi e un delegato dell’associazione dei comuni calabresi.

Durante la seduta ci sono stati due eventi che in un qualsiasi paese normale non sarebbero potuti capitare in un silenzio assolutamente assordante.

Francesco Caparello
Francesco Caparello

Il primo riguarda la presenza di Francesco Caparello in rappresentanza dell’associazione delle province calabresi. Caparello è un sindacalista della Uil che ha collezionato rinvii a giudizio passando anche per il sequestro cautelare di una somma pari a 300.00 €. Ma è stato anche dirigente del personale presso l’Arpacal mentre aveva incarichi sindacali e non poteva farlo perché violava il comma 1- bis dell’art. 53 del d.lgs 165/01 che recita:

“1-bis. Non possono essere conferiti incarichi di direzione di strutture deputate alla gestione del personale a soggetti che rivestano o abbiano rivestito negli ultimi due anni cariche in partiti politici o in organizzazioni sindacali o che abbiano avuto negli ultimi due anni rapporti continuativi di collaborazione o di consulenza con le predette organizzazioni”.  

Detto reato veniva consumato con la netta e tacita complicità dei dirigenti Arpacal, che pur conoscendo la vicenda e vedendo partecipare ai tavoli di contrattazione decentrata lo stesso Caparello, nulla hanno mai eccepito o denunciato alle competenti autorità.

Ebbene, il signor Caparello si è seduto tranquillamente fino a poco tempo fa nei tavoli dedicati alla soluzione dei problemi dell’Arpacal. Vi pare possibile? E Gratteri che ci sta a fare? 

L’altro elemento strano riguarda una relazione presentata dal Commissario dell’epoca riguardante la gestione finanziaria dell’Arpacal per il periodo di competenza dalla precedente gestione, ovvero Santagati-De Sensi-Ielacqua. In questo documento sarebbero  “denunciate” molte violazioni.

Questa denuncia suona molto strana, se si considera che la Regione tramite il Dirigente (Pallaria) a maggio 2015 aveva dato avvio ad un procedimento di decadimento che si esplicitava per tutto l’iter ad eccezione della fase “conclusiva”, proposta e mai adottata dal presidente della Regione.

Va ricordato che la conclusione del procedimento non rientra tra i poteri discrezionali del presidente della Regione ma è un atto “obbligatorio”, si deve concludere nei termini e con un provvedimento conforme alla proposta o, se sussistono condizioni difformi, con le motivazioni che hanno portato all’adozione di un provvedimento difforme a quello proposto.

Alla proposta del dirigente Pallaria, il presidente e la giunta regionale non hanno mai dato seguito per come imposto dalla legge, cosa che certamente avrebbe portato alla nomina di un commissario straordinario dotato dei poteri necessari a superare le criticità evidenziate nel provvedimento di Commissariamento stesso.

Ma il Commissario che ha operato in Arpacal fino a poco tempo fa (la dottoressa Maria Francesca Gatto) non aveva il potere di Commissario straordinario, infatti la nomina era conseguente presa d’atto delle dimissioni della dottoressa Santagati e non all’esercizio del potere ispettivo da parte del presidente della giunta, che con l’atto di nomina conferiva lo stesso tipo di potere al nominando Commissario.

Tuttavia, ritornando alle stranezze, non è facile comprendere le ragioni che hanno portato la dottoressa Gatto ad elaborare una relazione di questo tipo quando solo pochi giorni prima i dipartimenti Bilancio e Ambiente hanno illustrato prima alla giunta e poi al consiglio regionale i provvedimenti amministrativi di approvazione dei bilanci e dichiarato parere positivo affinché gli atti potessero essere approvati dal Consiglio. Giustificando la violazione dei termini prescritti dall’art. 57 della legge regionale 8/02 come conseguenti ad una serie di disguidi tecnici tra dipartimento e Arpacal.

Ovviamente, essendo in Calabria, nessuno si aspettava che almeno i consiglieri regionali di minoranza evidenziassero che la spiegazione data poteva andare bene per il bilancio di previsione 2016 (che doveva essere approvato entro il mese di novembre del 2015) ma non certo per i bilanci previsionali del 2015 e 2014.

Su questi documenti avrebbero dovuto avviare le procedure imposte dalla normativa avvero “dichiarare decaduti gli organi inadempienti”. La dichiarazione di decadenza avrebbe attivato “l’innominabilità” nella Pubblica Amministrazione dei dirigenti responsabili della violazione.

In sintesi la dottoressa Santagati, il dottor Pietro de Sensi e il dottor Ielacqua, oltre alle eventuali responsabilità del Dipartimento regionale Ambiente (per omessa vigilanza), dovevano essere dichiarati decaduti.

La Corte dei conti avrebbe dovuto procedere all’accertamento e condannare al risarcimento del danno disponendo il recupero delle somme illegittimamente spese nell’ente (trattasi sostanzialmente di tutte quelle che secondo la legge non sono obbligatorie e quindi iscritte nello specifico capitolo di bilancio).

Sia il provvedimento avviato dal Dirigente Pallaria che l’approvazione dei Bilanci da parte del consiglio regionale avrebbero dovuto portare, secondo quanto prescritto dalla legge, al medesimo risultato avvero alla decadenza dei tre manager, cosa che per le stranezze che rendono la materia ambientale “incognita” non è accaduta e non certo per caso.

Proprio per queste ragioni invitiamo ancora una volta il dottore Gratteri, quando avrà un po’ di tempo e magari prima che se ne vada alla procura di Napoli, ad approfondire gli argomenti trattati – sempre se ne ha voglia – e invitiamo anche la procura di Reggio Calabria a voler accertare eventuali ipotesi di reato consumate nella sede del Consiglio Regionale.

5 – (continua)