Infestati (di Enza Sirianni)

di Enza Sirianni

Da un anno circa ho scoperto il vostro blog. E’ tra le mie letture quotidiane, per quanto riguarda l’informazione. Evito la stampa sussidiata e anche quella che si proclama indipendente ma dipende chiaramente dai ” barricaderos” di turno.
Ciò detto, voglio farvi giungere i sentimenti della mia ammirazione per il coraggio con cui scoperchiate la fogna degli interessi intrecciati calabresi, tra politica (indegnamente così appellata ma dovrebbe chiamarsi troiaio come dice una mia amica toscana) massoneria, ‘ndrangheta e cumparialli non meglio identificati.

Credo che abbiamo toccato il fondo con le facies, mi dispiace doverlo ammettere, “lombrosiane” dei soggetti comparsi sulla tv di stato. Triste dovere riconoscere che se ci puntano a dito con determinati stereotipi, a fronte di chi ricopre ruoli di altissima responsabilità e prestigio come quelli apparsi agli italiani poche sere fa, non si hanno tutti i torti.

Vi è un condensato di stolidità spudorata e arrogante. Non mi si dica che sono persone intelligenti. La perfidia, il fare male agli altri sono sempre associati a stupidità, astuta quanto si voglia, ma sempre di qualità scadentissima. Non parliamo poi della tensione morale, completamente assente. Estinta. Non pervenuta. Questi non hanno mai letto una pagina del Vangelo, del Manzoni, del libro Cuore, di Seneca, dei nostri grandi conterranei da Alvaro a Strati. Potrei continuare all’infinito.

Qualsiasi buona lettura se il terreno è dissodato, ci educa alle emozioni, ci eleva, ci migliora, ci rende più aperti alla comprensione del prossimo, alla compenetrazione negli altri, alla conoscenza dell’umano. In una parola, ci aiuta a vivere (Todorov) liberandoci dal gravame delle nostre miserie.

Doloroso constatare che determinati personaggi che infestano la nostra regione con la complicità della nostra rassegnazione o ignavia, non si fermano neanche davanti a tragedie bibliche quale la pandemia del covid 19. Uomini e donne che hanno smarrito completamente, se mai lo hanno avuto, il senso del sacro. Penso solo per un attimo ai “crocefissi” dal virus qui e altrove, appesi ad un filo sottilissimo, nell’esperienza più dura là dove la vita confligge con la morte, che respirano solo grazie al ventilatore polmonare, questo sconosciuto, e mi viene da piangere. E nessuno può dirsi al riparo giacchè come in una tombola al rovescio, il numero estratto può essere il tuo, all’improvviso, e trovarsi nel gorgo.

Come si fa a pensare ancora davanti a questa via Crucis, ora di malattia e morte, a breve di fame, al proprio vacuo ego, gonfio di ambizioni, di avidità, di interessi, di sopraffazione ? In nome di cosa uomini e donne che gestiscono la cosa pubblica, anche nel lutto collettivo, non si fermano come suggerisce Mariangela Gualtieri a tutti nella splendida lirica “Nove Marzo 2020” ? E’ il denaro? E’ la patologia del potere ? E’ la spasmodica fame di notorietà ? E’ sentirsi onnipotenti ? Cosa cavolo è ? Ce lo potrebbero dire in un orecchio se è rimasto loro un briciolo di vergogna ?

Un grazie a tutti i calabresi, a tutti gli italiani in prima linea per la salute, per la legalità, per la cultura, per l’istruzione, per il pane onesto, per il bene pubblico e per tutti i valori non negoziabili.