Lettere a Iacchite’: “Calabria, mancano all’appello 5mila tamponi per chi è rientrato dal Nord: qui non cambierà mai nulla”

Buongiorno,
mi chiamo Maria Teresa Carere e le scrivo da San Giorgio Morgeto, piccolo paesino in provincia di Reggio Calabria.

Ho letto poco fa l’articolo citato nell’oggetto di questa mail (http://www.iacchite.blog/calabria-fase-2-ma-come-si-calcolano-i-casi-positivi-se-i-tamponi-non-vengono-analizzati/) e vorrei aggiungere la mia personale esperienza in quanto, anche io e mio marito, come la ragazza che le ha scritto in precedenza, facciamo parte della schiera di calabresi rientrati dal nord dopo mesi per colpa del lockdown.
La sostanziale differenza tra noi e la ragazza dell’articolo sta nel fatto che sfortunatamente noi non siamo stati sottoposti a nessun tampone, nonostante le procedure per il rientro in Calabria siano state seguite alla lettera anche da noi.

Io e mio marito siamo giunti in regione la sera del 7 maggio in auto dalla Valle D’Aosta. Avevamo contattato con dovuto anticipo il medico curante, chiedendo anche se ci fosse un orario specifico per poter effettuare il tampone, dato che per chi rientrava con mezzi propri la procedura da seguire consisteva nel sottoporsi a controllo di polizia e tampone nell’area di servizio relativa alla propria zona di residenza. Nel nostro caso, l’ area di servizio sulla A2 designata a controllo era tra lo svincolo di Rosarno e Gioia Tauro.

Ebbene, giunti a destinazione alle 19.45 del 7 maggio, siamo rimasti basiti e sconcertati del fatto che non vi si trovasse più nessuno ad effettuare né la registrazione né il tampone, benchè il medico curante ci aveva comunicato che fino alle 21 ci sarebbe stata l’ambulanza con il team per effettuare il famigerato tampone. Per caso fortuito, incontrammo una pattuglia della polizia, che a seguito della nostra richiesta di registrare il nostro arrivo ci consigliava, non essendo loro gli addetti alla registrazione ma solamente una pattuglia in transito, di recarci alla caserma dei carabinieri del nostro paese per autodenunciarci. Preoccupati di non trovare nessuno alla caserma del nostro paese, all’uscita dall’autostrada ci recammo alla caserma di Gioia Tauro da dove ci suggerirono di passare a Taurianova; a Taurianova un ennesimo scaricabarile verso la caserma di San Giorgio; a San Giorgio la caserma era vuota ma per fortuna incontrammo la volante nella piazza principale dove finalmente potemmo autodenunciare il nostro arrivo.

Il mattino successivo ricevemmo dal Comune l’ordinanza di quarantena ma la mia preoccupazione rimaneva il tampone poiché volevo assicurarmi di poter andare a trovare i miei congiunti senza la paura di essere l’untrice del caso.
Di santa pazienza e armata di telefono cominciai quindi a chiamare prima il numero verde per l’emergenza covid della Regione, la cui operatrice mi disse che ad effettuare i tamponi sarebbero stati gli operatori della Protezione civile su indicazione dell’Asp di competenza e mi diede i numeri di telefono di entrambi; alla Protezione civile chiesi se fosse venuto qualcuno a casa a farmi il tampone e mi dissero di parlare con l’Asp di Reggio Calabria; dopo infinite telefonate senza risposta, la risoluzione al mio problema per l’Asp di Reggio Calabria consisteva nel contattare tramite il mio medico curante i referenti dell’Asp nella zona della Piana di Gioia Tauro. I medici curanti mi prescrivono la ricetta del tampone ma mi fanno capire che senza sintomi nessuno ci farà niente; di fare la quarantena obbligatoria e di uscire normalmente alla fine del periodo.

In base ai bollettini divulgati dalla Regione, le persone in quarantena volontaria poiché rientrate alla propria residenza sono oltre 10mila persone; i tamponi effettuati a chi è rientrato circa 5114 alla data del 18 maggio. La mia domanda è: e gli altri?!?
In base a questi dati mancano all’appello più di 5mila tamponi a persone che sono rientrate e a breve finiranno la quarantena. E se tra loro ci fosse una percentuale di asintomatici che andrà a destra e a manca col rischio di diffondere il virus inconsapevolmente?
Chi come me che ci riflette magari eviterà il più possibile il contatto con le persone oppure andrà ad effettuare un test privatamente se se lo può permettere… ma sono tutti così coscienziosi? Sinceramente dubito.

Purtroppo è vero che chi si aspettava che forse qualcosa fosse cambiato, deve solo constatare con profonda amarezza che non è così.

Maria Teresa Carere