“Non arriva a Natale”. Sciacalli senza pietà sulla malattia di Jole

Scomodare i defunti non è mai cosa buona. Specie se lo si fa per tirarli in mezzo a beghe terrene alle quali non possono più “replicare”. Meglio lasciarli riposare in pace. Quello che è stato, nel bene o nel male, ora non è più, giudicare il loro operato non tocca a noi. Il rispetto che si deve ai defunti è cosa antica, viene da lontano, onorarli è segno di devozione e civiltà. Nei confronti di chi ha intrapreso l’eterno viaggio la pietas è l’unico sentimento ammesso. Un sentimento che gli antichi mostravano non solo verso i propri cari, ma anche verso i propri nemici. Di fronte alla morte siamo tutti uguali.

Ma ci sono circostanze che impongono l’evocazione del caro estinto, e queste si materializzano quando qualcuno ne offende la memoria, o peggio, quando se ne altera il ricordo o la storia (anche qui nel bene o nel male). Difendere la memoria di un proprio caro, di un amico, che non c’è più, diventa allora un obbligo morale. Ristabilire la verità del suo pensiero, magari alterato da chi vuole sciacallarci di sopra, un dovere etico.

Ed è questo che vogliamo fare: ristabilire la verità su chi realmente ha sciacallato sulla morte di Jole Santelli ad un anno esatto dalla sua scomparsa. Ci permettiamo di evocarne il “ricordo”, solo per togliere dalla bocca il suo nome a chi oggi fa finta di averle voluto bene, ma che in vita gli augurava la morte. Abbiamo aspettato qualche giorno prima di scrivere questa storia, far decantare le infami parole pronunciate da Morra sulla malattia della buonanima della Santelli era d’obbligo. E poi non volevamo che qualcuno potesse pensare ad una nostra difesa di Morra. Quello che pensiamo di questo individuo lo abbiamo ampiamente scritto.

Se le parole di Morra sono risultate indegne, quelle che leggerete tra poco lo sono ancora di più, perché a “desiderare” la morte di Jole è stato proprio chi per anni si è spacciato per suo amico.

Tutto ha inizio nel dicembre del 2019: la famosa cena di Arcore. Berlusconi e Jole si ritrovano a cena: l’argomento è il candidato del centrodestra alle imminenti elezioni regionali in Calabria del 26 gennaio 2020. Mario Occhiuto è già lanciato, sono mesi che si è autocandidato alla presidenza, la sua campagna elettorale è già partita anche con la benedizione della buonanima di Jole. Ma qualcosa, nel percorso che la porterà alla cena di dicembre, nel rapporto tra lei e Mario cambia. Jole non è più convinta della candidatura di Mario, e non perché non lo reputasse capace, ma per i tanti veti posti su di lui, Lega in primis. E poi c’è la sua situazione giudiziaria che è diventata esplosiva. Una raffica di avvisi di garanzia e rinvii a giudizio che lo pongono in un “equilibrio” politico precario. Con una situazione così il rischio di spaccare la coalizione e di perdere le elezioni, insistendo sulla candidatura di Mario Occhiuto, si fa concreto. Mario non è più l’uomo giusto. Zio Silvio ha capito che bisogna uscire dallo stallo, e che serve una candidatura che superi Occhiuto, e chi meglio di Jole? Jole sa che questo provocherà “problemi” con gli Occhiuto e la loro paranza, ma sa anche che non c’è altra alternativa. E poi lei ha voglia di combattere ancora un’altra battaglia politica. Un “smania” che la fa sentire bene. Pensa, in virtù della loro amicizia, che Mario capirà. Del resto lei ha fatto tanto per Mario, un minimo di riconoscenza e di comprensione se l’aspetta. E così zio Silvio decide di candidarla ufficialmente.

Jole prova a spiegare a Mario il perché di questa scelta, le ragioni sono, prima ancora che personali, come le rinfaccia Mario, di natura politica. Ma Mario non vuol sentire ragioni. L’accusa di essere una traditrice. Gliene dice di tutti i colori, fa post su FB dove esprime tutto il suo rammarico per una amicizia tradita per mera sete di potere.

Gli Occhiuto non ci stanno, Mario non vuole rinunciare e com’è suo costume inizia a tessere trame sottobanco, contro Jole, degne di Giuda. La prima cosa che fa è incaricare Roberto di comunicare a zio Silvio che la scelta è infelice, perché Jole è gravemente malata e c’è il rischio di una degenerazione della malattia. Se eletta la sua legislatura potrebbe durare molto poco. Un rischio di ritorno alle urne è più che concreto. Mario conosce bene lo stato di salute di Jole, non solo perché è la stessa Jole a parlargliene quando ancora lo credeva amico, ma anche perché il cognato di Mario, tale Piercarlo Chiappetta, è in cura, per un problema che si dice risolto, dallo stesso oncologo che aveva in cura Jole.

Zio Silvio ascolta le parole di Roberto e, comportandosi correttamente, gli dice che non sarà certo la malattia di Jole ad inficiarne le capacità, e gli consiglia di chiudere lì il discorso. Far circolare questa voce sullo stato di salute di Jole, è per zio Silvio una offesa alla dignità della persona, oltre che ad una mancanza di rispetto nei confronti di tutti coloro che giornalmente lottano contro un male che si rivela, in tanti casi, incurabile. Ma non per questo le si può negare di sperare di vincere questa difficile battaglia, e affrontare la vita senza pensare alla morte. Che è quello che ha fatto Jole, preferendo il lavoro e l’impegno, alla commiserazione. Ma Mario questo non l’ha capito.

Lo stop alle chiacchiere imposto da zio Silvio ai fratelli Occhiuto sulle condizione di salute di Jole, impone al duo un cambio di strategia. Logorarla è l’unica cosa che possono fare. Ma devono stare attenti, loro non si possono esporre, e decidono di mandare “avanti” Piercarlo Chiappetta, cognato di Mario. Piercarlo inizia una serie di incontri ara “mmucciuna” con gli alleati di Jole, mostrando loro un cd contenente la diagnosi clinica di Jole. Lo scopo è quello di organizzare un “gruppone” per far pressione su Berlusconi nel vano tentativo di rivedere la nomina per “questioni oggettive”. Ma zio Silvio resta fermo. Ma non la voce che Piercarlo continua a far girare come monito: Jole è gravemente malata e i medici dicono che non le rimane tanto tempo, presto si rivoterà. Una voce che gira dappertutto, arriva persino nelle redazioni dei giornali. Ovviamente nessuno prende in considerazione la pubblicazione di tale notizia. E ancora una volta la trama degli Occhiuto si sfila. Provano allora a imporre il Piercarlo nella lista di Jole, ma anche questo tentativo va a vuoto.

Jole è stanca, ha affrontato una stressante campagna elettorale, ha vinto le elezioni e da allora non fa che difendersi da queste maledette voci che continuano a circolare sul suo stato di salute. L’orribile sintesi utilizzata nella squallida divulgazione è: “non arriva a Natale”. E’ talmente insistente il vociare alimentato dagli Occhiuto (che sono i mandanti della “voce”) che per l’occasione scrivemmo un pezzo dal titolo: “Lunga vita a Jole” (http://www.iacchite.blog/lunga-vita-a-jole/). Raccontando che tale vociare era arrivato anche nella nostra redazione. Cara Jole, scrivemmo, guarda, se vuoi capire chi è l’infame che fa circolare la voce, cercalo nel tuo “orticello”. Per quel “pezzo” la buonanima di Jole la sera stessa ci contattò ringraziandoci per aver detto la verità. E la verità inizia a prendere forma quando Jole nella famosa intervista sbottò dicendo chiaramente ai delatori: “mi avete rotto i coglioni”. Non ne poteva più di quelle squallide voci che una volta la volevano in America, un’altra a Roma, un’altra a Lisbona.

Jole è chiara sia in privato, perché ha capito la fonte della voce, sia in pubblico. Il riferimento è senza ombra di dubbio a chi si augurava la sua morte prima del tempo, utilizzando un macabro argomento per depotenziarla politicamente. Il limite è superato, e lo urla chiaramente in telecamera.

Da allora le voci si attenuano, segno che il messaggio è arrivato, ma purtroppo per Jole non si attenua l’avanzare del male che da lì a poco la porterà con se nelle verdi vallate.

Questo per dire che prima ancora di Morra, a speculare e a sciacallare sulla malattia di Jole, sono stati proprio quelli che oggi si dicono indignatati dalle esternazioni del senatore grillino. E per restituire ai tanti che l’hanno amata, una verità che la stessa Jole sosteneva.

Ora, tutto questo può essere frutto della nostra fervida fantasia, una storia che, se non supportata da elementi concreti, resta solo una diceria. Una narrazione degli eventi che non ha nessun riscontro nella realtà. Ma noi siamo in grado di fornirvi la prova di tutto questo, una verità che è racchiusa in questo messaggio dove Jole (ricevuto a dicembre, dopo la cena con zio Silvio) discute con una persona a lei cara, che ci ha fatto avere lo screenshot certificato, proprio di tutto quello che vi abbiamo raccontato scrivendo chiaramente il nome di Piercarlo Chiappetta. Lo descrive per quello che è, e dice chiaramente di sapere che è lui che va in giro a sparlare del suo stato di salute. Non vi possiamo mostrare il resto della conversazione dove Jole è ancora più palese, perché contiene fatti strettamente privati. Sull’anonimato del messaggio, è tale solo per l’opinione pubblica, qualora le autorità giudiziarie ritenessero opportuno richiederci le generalità del soggetto (che si è reso disponibile solo per questo) saremo ben lieti, di fornirgliele.